di Francesco Di Palma, 2H
Era il 19 marzo scorso, quando ho preso un foglio, gli acquerelli e ho cominciato a disegnare.
Mi è piaciuta l’idea di lasciare su carta i miei pensieri, quelli che affastellano ancora oggi la mia mente.
Senza pensarci, mi sono ritrovato a disegnare una mano chiusa con il pollice verso l’alto ad indicare la certezza del nostro farcela contro il Covid-19 e ad utilizzare i colori della nostra bandiera, la bandiera italiana.
Fortunatamente mi sono sempre sentito ottimista e mi sento unito a quanti continuano ad incoraggiare i guerrieri della lotta a questo insidioso virus, i medici, gli infermieri e tanti altri, che stanno facendo di tutto, per salvarci dal collasso, mostrando loro gratitudine.
In quello che ho rappresentato c’è anche la mia e la nostra grande speranza che tutto possa al più presto finire.
Questo che stiamo vivendo dal 5 marzo, giorno in cui non siamo più andati a scuola, è un momento talmente importante e delicato e allo stesso tempo cruciale e grave della storia della nostra nazione, che ci ha imposto un cambio di rotta.
Abbiamo imparato a riscoprire lo spazio, che ci circonda, ad apprezzare la natura, che si fa spazio su balconi delle case, nei parchi, in libertà.
Stiamo imparando ad inebriarci di piccole cose: è una piacevole sensazione, che in tranquillità ci sta permettendo di rivedere le esperienze passate, di sperimentarne nuove.
Nella rappresentazione l’aereo, che lascia una scia – italiana – nel cielo, è ciò che il nostro Paese sta facendo, con le misure di sicurezza prima criticate, poi, prese ad esempio dagli altri Paesi. Infine, lo sfondo, prima più scuro e gradualmente sempre più chiaro rappresenta il momento difficile, che dopo il picco dei contagi pian piano si sarebbe attenuato, come sembra stia succedendo.
Quando il #iorestoacasa diventerà #iotornoascuola? Spero presto e tutto avrà un sapore diverso.