Settantasette anni fa Liliana Segre diventava prigioniera della malvagia mente di Adolf Hitler.
Una mattina di dicembre del 1943, Liliana, suo padre Alberto e i cugini Ravenna arrivarono nella “terra di nessuno”, fra l’Italia e la Svizzera; erano felici, euforici perché si sentivano ormai al sicuro dalle persecuzioni. Appena superato il confine svizzero, però, vennero respinti in malo modo dalle guardie che li condannarono alla prigionia, prima in carcere e poi nei campi di concentramento.
Il 30 gennaio 1944 Liliana venne deportata dal binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse dopo sette giorni di viaggio. Venne subito separata dal padre, che non rivide mai più e che poi morì, il 27 aprile 1944.
Selezionata per creare proiettili nella fabbrica “Union”, le venne tatuato sull’avambraccio sinistro il numero di matricola 75.190. Per circa un anno fu costretta ai lavori forzati. Alla fine di gennaio del 1945, dopo l’evacuazione del campo per l’arrivo delle truppe russe, Liliana dovette trasferirsi e affrontò la “marcia della morte” verso un nuovo campo in Germania.
Il 1º maggio 1945 venne liberata dall’Armata rossa, dal campo di Malchow. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni, deportati ad Auschwitz, Liliana fu tra i 25 sopravvissuti.
Al rientro nell’Italia liberata, visse inizialmente con gli zii e poi con i nonni materni, di origini marchigiane, unici superstiti della sua famiglia.
Per molti anni la Segre non ha voluto parlare dei suoi tristi ricordi, perché non voleva pensarci e perché non sapeva in che modo la sua testimonianza sarebbe stata accolta. Per molto tempo tutti volevano dimenticare e non ricordare. Dopo essere diventata mamma e nonna, Liliana ha deciso di parlare: ha capito che la memoria rende liberi perché fa in modo che l’accaduto non si ripeta.
Il 19 gennaio 2018, anno in cui cadeva l’80º anniversario delle leggi razziali fasciste, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha nominato Liliana Segre SENATRICE A VITA “per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”.
Giorgia Santoro e Charlene Pascale – classe 1^E
Le informazioni sono state tratte da Wikipedia e dal libro “ LA MEMORIA RENDE LIBERI”, di Enrico Mentana e Liliana Segre