Alla base di questo pensiero si riconosce la figura di Andrea Tagliapietra, professore di filosofia, il quale ha scritto anche un libro su questo argomento, “La filosofia dei cartoni animati- una mitologia contemporanea”. La sua spiegazione parte dal principio per cui i cartoni siano una copia di un’originale figura, e quest’ultima, poi, ai giorni nostri, ha quasi totalmente sostituito l’essenzialità del linguaggio. Nei cartoni si evidenzia l’assenza di realismo, ciò che rende reale quel che ci viene raccontato. Un esempio che fa Tagliapietra riguarda il personaggio di Topolino, infatti, quando lo si guarda, non si vede un topo ma Topolino, figura senza originale. Perciò il cartone animato fornisce una visione di una nuova realtà, definita migliore, che rimpiazza la vera realtà, criticata nel cartone. La politica dei cartoni animati tratta principalmente la figura e la funzione del ribelle. Esempio di ciò è il piccolo che si ribella al grande, o il singolo che si oppone al popolo. Ad oggi non si segue più l’idea di accoppiamento specifico, infatti viene esposto spesso l’innamoramento tra diverse specie, così la giraffa s’innamora dell’ippopotamo. Un altro grande tema è l’amicizia che viene intesa come necessaria per diventare come si è. Un riscontro diretto che si ha con la filosofia è il pensiero del filosofo Epicuro, il quale sostiene l’importanza dell’amicizia sana nella vita umana. Nei cartoni si trattano temi delicati che spaventano come la morte. Nell’era glaciale questo concetto è espresso con lo scoiattolo e la ghianda. Il messaggio che questa immagine vuole comunicare è che accontentandoci vivremo più felici e sereni. Nel cartone Coco, invece, la morte viene intesa come “sociale” e non biologica, esprimendo il concetto che la vera morte è l’essere dimenticati da chi abbiamo amato.