Un appuntamento molto atteso dalla comunità cosentina è la Fiera di San Giuseppe, una delle più antiche fiere che da secoli palpita tra le strade della città sita alla confluenza del Crati con il Busento. Fino a qualche anno fa essa si svolgeva nel cuore del centro storico che riviveva i suoni, i profumi e i colori di una tradizione secolare. Un vero e proprio evento che ormai da 783 anni si svolge nella città di Cosenza, da sempre importante centro commerciale e crocevia di genti, tradizioni e culture.
Un tempo era denominata “Fiera della Maddalena”. La sua origine risale al 1234 quando Federico II di Svevia, che tanto a cuore ebbe la cittadina bruzia, istituì a Cosenza la “Fiera della Maddalena”, una delle sette di cui dotò il Meridione, con l’intento di favorire e agevolare gli scambi mercantili. La”fiera della Maddalena”, doveva il suo nome alla chiesa consacrata appunto alla Maddalena, davanti alla quale avveniva l’esposizione delle merci, e si svolgeva dalla festa di San Matteo a quella di San Dionigio, ossia dal 21 settembre al 9 ottobre. Punto di riferimento per tutti gli scambi commerciali di Val di Crati, dei Casali e di Cosenza, la “Fiera della Maddalena” durò ben tre secoli, allorché nel 1544 un’inondazione del Busento distrusse il ponte, che collegava le due rive, facendo venir meno uno degli elementi portanti della fiera. Lo stesso anno un terribile terremoto causò anche il crollo della chiesa della Maddalena.
Con il viceregno spagnolo, Cosenza ospitava un governatore che si affiancava, per la gestione delle sue attività, al cosiddetto “Primo Sedile”, una sorta di municipio costituito da nobili, il cui accesso particolarmente difficile, divenne ambito dalle famiglie che aspiravano alla promozione sociale. Dopo quel catastrofico evento, il Sedile decise di ricostruire il ponte più a valle, quasi davanti al convento dei padri domenicani, centro “universitario” e quindi propulsore di cultura. I lavori di ricostruzione durarono quasi vent’anni e terminarono nel 1564. L’inaugurazione avvenne il giorno di San Giuseppe alla presenza del Viceré di Spagna. Il Sedile stabilì allora di spostare lì, davanti al convento dei padri domenicani, la Fiera che non fu più denominata “della Maddalena”, ma “di San Giuseppe”, festa che coincide con l’inizio della primavera. Una primavera non solo nel senso di stagione ma anche in quello di rinascita per la comunità cosentina che ritrova la speranza dopo i disastri del 1544. Una Fiera che è dunque stata silente testimone di quasi otto secoli di vita di una città che da sempre ha voluto mantenere una sua indipendenza civile, culturale ed economica.
Oggi, la Fiera non ha più la stessa importanza dei secoli passati ma comunque riveste sempre un certo fascino per i cosentini e non, tanto da costringere la città a festa per circa una settimana. Essa ormai si snoda lungo viale Parco, la parte nuova di Cosenza; una strada lunga più di tre chilometri, rettilinea e organizzata su due carreggiate, piena, fitta di bancarelle di ogni genere. Guardandola dall’alto sembra un lungo serpente che si crogiola al sole. Immergermi nella calca per me è sempre piacevole e divertente. Più e più volte, sotto e sopra, ho rigirato la Fiera come un calzino alla ricerca di non so che, per poi scoprire l’unica cosa che veramente mi attira: l’atmosfera festiva di una comunità che ritrova se stessa nelle tradizioni. Odori, rumori, grida e calca del passato, ritornano nel moderno. Basterebbe cambiarci d’abito e ripercorrere la città vecchia per tuffarci nel passato e riappropriarci delle nostre tradizioni ritrovando emozioni ormai andate. Ecco cosa vedo quando mi tuffo in quella ressa di persone, oggi alla ricerca di divertimento e spensieratezza, un tempo alla ricerca di “affari”.