//La Cittadella fortificata di Milazzo

La Cittadella fortificata di Milazzo

di | 2023-04-13T20:08:11+02:00 13-4-2023 20:08|Alboscuole|0 Commenti
Il Castello di Milazzo, anche conosciuto come “Cittadella Fortificata di Milazzo”, è una fortezza che si trova nell’omonima città nella provincia di Messina. Si estende per una superficie di sette ettari ed è per questo che rappresenta il castello più grande della Sicilia e una delle fortezze più significative d’Europa. La possente rocca naturale di Milazzo, che ha visto nascere ed espandersi le civiltà del neolitico, dell’età del bronzo e del ferro, sorge sul punto più alto dello sperone roccioso a strapiombo sul mare, uno dei luoghi del Mediterraneo costantemente abitati dall’uomo da almeno cinquemila anni. La struttura del castello fu costruita nell’ 843 dagli Arabi, che rasero al suolo il “castrum romano” innalzando il primo nucleo del castello. Ai Normanni si deve la realizzazione del mastio, che assume la struttura attuale grazie a Federico II di Svevia. Nel ‘400,poi, gli Aragonesi sistemarono l’impianto difensivo attraverso la costruzione della cinta aragonese o “barrera antillera”. Sulla porta d’ingresso della cinta aragonese possiamo osservare una cornice romboidale che racchiude lo stemma dei reali di Spagna, Isabella e Ferdinando II d’Aragona, ma al di sotto si scorge ancora lo stemma svevo di Federico II. Tra il 1525 e il 1540 gli Spagnoli innalzarono la poderosa cinta spagnola, che conferiva alla struttura la forma di una cittadella che comprendeva i palazzi del potere, edifici di culto, la Chiesa Madre e numerose abitazioni civili. All’interno della cittadella si trova infatti ancora oggi il “Duomo Antico”, costruito nei primi anni del XVII secolo per sostituire la chiesa Madre di S. Maria, abbattuta per far posto al Bastione S. Maria, e dedicato poi nel 1678 a Santo Stefano, patrono di Milazzo. Il suo prospetto principale del tardo ‘500 è caratterizzato da pilastri portanti in pietra siracusana con capitelli corinzi dove sono raffigurati una statua della Madonna con Bambino affiancata da due angeli. Un altro particolare capitello raffigura invece due grifoni e un’aquila centrale (simbolo della città di Milazzo), mentre all’interno possiamo ammirare la Cupola Maggiore, nella quale sono presenti un lanternino e quattro finestre tonde, accanto alle quali sono raffigurati gli affreschi di San Leone, San Demetrio, San Nicola e San Papino, santi onorati a Milazzo. Particolarmente pregiato all’interno, inoltre, è l’altare di Santo Stefano in marmo, nel quale è presente un medaglione che raffigura il Santo ed è caratterizzato da preziosi intarsi marmorei di fattura pregevole. Il duomo, oggi sconsacrato, è stato dichiarato monumento nazionale ed è stato sottoposto negli ultimi decenni a interventi di restauro, ancora però insufficienti per salvaguardare un’opera architettonica così importante. Il Castello vero e proprio, che ha una struttura a pianta trapezoidale irregolare, presenta otto torri quadrangolari, tra cui la torre normanna del versante ovest, la più elevata e antica del Castello. Al suo interno vi è la sala del camino, di epoca sveva, nella quale pare si riunì il Parlamento Siciliano nel 1295. Questo è però solo uno dei tanti eventi storici che hanno riguardato il Castello di Milazzo, occupato nei secoli dalle varie dominazioni che si sono susseguite sul suolo siciliano: romani, arabi, normanni, svevi, aragonesi, spagnoli, inglesi, borboni. Per ultimo, nonostante l’abbandono della sua funzione amministrativa nel corso del XVII secolo con il trasferimento della città lungo la costa, la “Cittadella Fortificata” è stata protagonista nel 1860, durante la “Spedizione  dei Mille”, anche della sanguinosa “Battaglia di Milazzo” nel corso della quale Garibaldi fermò la sua avanzata vittoriosa sotto le mura finché l’esercito borbonico, per il collasso dello Stato Napoletano, non si arrese. Da allora però cominciò il declino della cinta spagnola e il Castello, dopo l’Unità d’Italia, nel 1880 è stato declassato da reggia reale a carcere giudiziario per poi essere totalmente abbandonato all’incuria e all’abbandono a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo. Un vero disastro per un bene culturale di questa importanza che speriamo però che venga oggi valorizzato sempre di più. Ylenia Biondo