Quella dell’Asinara è stata un’esperienza formativa ed educativa in quanto, essendo “un’isola nell’isola”, le sue mille particolarità paesaggistiche, la flora e la fauna ci hanno dato una vasta possibilità d’osservazione e riflessione sulla magnificenza e l’imponenza di un sistema così perfetto come quello della biodiversità indisturbata dall’azione umana. Nonostante le sue relativamente piccole dimensioni, l’isola dell’Asinara è un perfetto esempio di come la Natura non abbia bisogno di perfezionamento alcuno e di quanto, in effetti, sia l’uomo a sentire l’innecessario bisogno non solo di cambiarla per incontrare i propri bisogni, ma di piegarla quanto più possibile provocando ingenti danni alle milioni di specie di animali e piante ivi presenti. L’Asinara è un territorio protetto che ospita nella sua superfice un numero sorprendente di specie autoctone, cioè presenti esclusivamente in questa terra. Nell’isola sono presenti diversi endemismi vegetali (ci sono quindi specie esclusive del territorio); sono 30, circa il 5% della flora totale, alcune sono specie esclusive della Sardegna, altre sono comuni a Sardegna, Corsica e ad altre isole del Mediterraneo occidentale. Qua, il paesaggio vegetale è dominato dalla macchia mediterranea termofila che assume differenti caratteri in relazione alle specie caratteristiche. Una delle più appariscenti è l’euforbia arborea (Euphorbia dendroides) in particolare nei mesi primaverili quando assume particolari cromatismi, dal verde al rosso. Una pianta che mi ha affascinata è Il ginepro fenicio (Juniperus phoenicea), appartenente alla famiglia delle Cupressacee, presente in forma di piccolo albero o arbusto sempreverde con ramoscelli robusti, coperti da piccole foglie squamiformi. I frutti globulari sono disposti nei pressi dell’apice dei rametti che, a maturazione, assumono una colorazione rosso scura. Si tratta di un albero molto longevo e caratterizzato da una lenta crescita. A causa della scarsa putrescibilità del tronco e del particolare profumo del legno è stato da sempre molto ricercato per le costruzioni. Nell’isola Asinara, anche negli ultimi decenni, molti esemplari di questa pianta sono stati tagliati e raccolti per essere successivamente lavorati per le travature dei solai. La varietà della biodiversità faunistica corre dalla terra, al mare, al cielo. L’Asinara è infatti il paradiso dei biologi che permanendovi qualche mese hanno l’impagabile possibilità di osservare specie incredibili come gli asini albini. L’ asino bianco vive tra i cespugli, i pascoli e le rocce dell’Asinara da secoli. Quasi sicuramente tutti gli asini presenti sull’isola derivano da antichi allevamenti abbandonati che hanno portato all’inselvatichirsi di questi animali. Sono dunque da ritenere come leggende le storie che fanno originare gli asinelli dell’Asinara da un naufragio di un vascello egiziano diretto verso i porti francesi. Si tratta, più semplicemente, dei pronipoti degli asini grigi un tempo allevati dagli isolani, nei quali avrebbe prevalso il gene dell’albinismo. Meravigliosi sono anche gli innumerevoli rettili che popolano le zone d’ombra sotto I cespugli e le grandi rocce. Altrettanto fortunato è l’avvistamento di uccelli talmente maestosi, come i falchi e qualche rara aquila reale che passa di lì. Le coste dell’Asinara rappresentano un museo di biodiversità, un sicuro punto d’appoggio per animali incredibili che si nutrono, riproducono e crescono qui. Per esempio, non sono mancati gli avvistamenti delle Balenottere Comuni. Le balenottere comuni appartengono alla famiglia Balaenopteridae. Si tratta di cetacei che si trovano in tutte le acque temperate. A volte si trovano anche in acque meno profonde in prossimità della costa. Hanno un colore grigio-marrone con il ventre bianco e sono caratterizzate da notevoli dimensioni che raggiungono i 23 metri di lunghezza con un peso di 70.000 kg, risultando i secondi cetacei più grandi al mondo dopo la balenottera azzurra. Hanno la testa a forma di V, piatta nella parte superiore. Nella mascella presentano da 340 a 400 fanoni che servono a trattenere il pesce ed eliminare l’acqua. Hanno una pinna dorsale molto incurvata, alta circa 60 cm, le pinne pettorali sono piccole e poi la pinna caudale che favorisce una certa muscolatura per arrivare a una velocità di 37km/h. La balenottera comune può scendere a 250 m di profondità e rimanere sott’acqua per 15 minuti. Le balenottere migrano da sole o in gruppo di 6|7 individui che per comunicare producono vari suoni sia a bassa che ad alta frequenza che possono sentirsi a notevole distanza, così anche se sono fisicamente distanti rimangono sempre in contatto. Mangiano numerosi tipi di animali planctonici inclusi crostacei, calamari e pesci di piccole dimensioni.