Il koala è un animale solitario e attivo soprattutto di notte. Conduce una vita sedentaria e si muove molto lentamente. Raramente scende a terra in quanto potrebbe essere una preda facile per i cani selvatici australiani e i dingo. Queste specie animali si nutrono quasi esclusivamente di foglie di eucalipto e bevono molto poco, traggono infatti i liquidi dalle foglie di cui si cibano. Possiedono un corpo tozzo, hanno occhi piccoli, orecchie arrotondate, e le zampe possiedono dita opponibili e artigli sfruttati maggiormente per l’arrampicamento. L’esemplare maschio è solitamente più grande della femmina del 50% e arriva a pesare 14 kg. Animali così belli sono oggi minacciati dal cambiamento climatico, responsabile dell’incremento dei periodi siccitosi che portano il verificarsi di incendi più lunghi e devastanti. A causa di questo, tra il 2019 e il 2020 sono morti oltre 60.000 koala e sono bruciati quasi 19 milioni di ettari di foreste, la loro casa. I koala non riescono ad adattarsi a questi cambiamenti così veloci e disastrosi. La siccità li costringe a scendere a terra per cercare acqua e questo li rende facili prede. Inoltre, l’aumento di CO2 nell’atmosfera determina un abbassamento della qualità nutritiva delle foglie di eucalipto causando malnutrizione, abbassamento del tasso di fertilità e morte nei casi più gravi ma purtroppo frequenti. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Plos One” questi animali, simbolo del continente australiano, potrebbero estinguersi in un periodo relativamente breve. Gli incendi boschivi e l’alterazione dell’habitat per cause umane avrebbero stressato il sistema immunitario di questi mammiferi rendendoli ancora più fragili e più suscettibili alle malattie, in primis “la clamidia” per cui vengono ricoverati nei centri di cura. I risultati dei trattamenti sembrano essere efficaci il più delle volte, tanto che la maggior parte degli esemplari ricoverati viene rimessa in libertà ma circa il 17,44% risulta sottoposto a eutanasia.