È un’immagine deludente che dà origine a non poche perplessità quella esposta dall’annuale Rapporto del CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali), che giunto ormai alla sua 53^ edizione, dipinge un’Italia in profonda crisi, raccontandoci i più significativi fenomeni socio-economici del Paese. Gli italiani sopravvissuti con fatica alla crisi grazie a “stratagemmi individuali” sono diventati ansiosi ed incattiviti e non hanno più fiducia in nessuno. Il 74,2% di loro è stressato e 4,5 milioni di persone fanno uso di ansiolitici, ovvero il 23,1% in più rispetto agli anni precedenti. Come se non bastasse sono diventati anche più attaccabrighe: il 48,6 % degli italiani ha subito almeno una prepotenza in luogo pubblico. A detta del CENSIS “questo è un Paese che soffre di “sindrome da stress post-traumatico” proprio come se stesse sorgendo una Guerra : il 75% degli italiani non si fida degli altri, si sentono abbandonati a sè stessi ed il 38,2% di loro pensa che i propri figli e nipoti verseranno in condizioni più precarie delle loro. Per meglio coinvolgere i giovani lettori di questo articolo peró, sento di portare alla luce un’altra realtà più tangibile per loro e che è stata esposta dal CENSIS nel capitolo sui “processi formativi”. Ahimè, mi sento di anticipare che nonostante la loro oramai appurata e cruciale importanza nella crescita e nello sviluppo del Paese, la formazione e il successivo impiego di giovani in Italia presentano anch’essi non poche problematiche che scoraggiano anche le visioni più ottimistiche.
Uno dei problemi più attuali e discussi riguarda sicuramente l’emigrazione dei nostri giovani dal Paese, in cerca di impieghi più redditizi all’estero, fenomeno che è stato definito dalla maggior parte dei media
come “fuga di cervelli”. A tal proposito il censis ci fornisce qualche dato: tra il 2013 e il 2017 è aumentato molto non solo il numero di laureati trasferiti all’estero (+41,8%), ma anche quello dei diplomati (+ 32,9%), nonché l’ emigrazione di giovani dal Sud verso il Centro-Nord (soprattutto Lombardia ed Emilia-Romagna). È proprio su questi avvilenti dati che gradirei soffermarmi, per condividere qualche riflessione personale. Dai dati appena sopra citati é facilmente delineabile quanto le nuove generazione siano gravemente penalizzate. Nell’ambito formativo e lavorativo, vivendo all’ombra di un sistema che non riesce a garantire loro le giuste gratificazioni che meglio soddisfino le ambizioni personali, trasuda in un’emigrazione di massa, della quale probabilmente anche noi saremo partecipi negli anni a venire. Sovente mi capita, ascoltando le notizie al telegiornale, di provare forte sconforto e disdegno nell’assistere alla partenza di così tanti diplomati e laureati, al punto tale che le mie speranze in un cambiamento ormai da troppo atteso si dissipino lasciando un retrogusto amaro difficile da ignorare. È per questo che mi faccio latore, anche tramite questo articolo, di un messaggio che inciti i giovani in una protesta collettiva. A tal fine voglio riportare le parole di un grande giornalista e scrittore italiano, Indro Montanelli, il quale in un’ intervista sul futuro dell’Italia e degli italiani affermò: <<l’Italia è un Paese di contemporanei, senza antenati né posteri perché senza memoria… Per l’Italia non vedo un futuro, per gli italiani ne vedo uno brillante>>. Tutto ciò a sottolineare quanto nella mentalità di ogni italiano manchi il concetto di unità nazionale nonché la conoscenza della storia del nostro Paese, ma l’elasticità mentale degli italiani fa sì che essi vengano assimilati da altri Paesi europei con una più forte identità. Per contro si possono elencare anche alcuni aspetti positivi riguardanti il
nostro sistema scolastico, il censis infatti lo definisce un sistema “inclusivo“: nell’anno scolastico 2018-2019 gli alunni stranieri sono 857.729 (il 10% del totale), con un incremento dell’ 1,9% rispetto all’anno precedente. Ma la cosa più incoraggiante è che gli strumenti e le strategie messe in campo per rispondere ai bisogni di formazione ed inclusione della nuova utenza stanno dando risultati positivi :
il 90% dei dirigenti scolastici intervistati dal CENSIS valuta soddisfacente il livello di integrazione a scuola degli alunni di origini immigrata, mentre il 45,5% ha segnalato la realizzazione di interventi
mirati nelle classi interessata da episodi di intolleranza e discriminazione. Un altro aspetto positivo che è riuscito a toccare il cuore degli studenti incitandoli ad operare nel concreto ai fine della salvaguardia del pianeta, é senza ombra di dubbio il concetto di sostenibilità che oramai é parte integrante del sistema scolastico nazionale. Il 73,9% dei dirigenti scolastici intervistati pensa che l’etica ambientalista degli studenti sia sta notevolmente influenzata dall’ “effetto Greta“. Il 60,9% ritiene che i propri alunni siano molto sensibili e partecipi delle esperienze che la scuola pone in essere al riguardo e il 17,4% ritiene che siano proprio gli alunni a farsi promotori di una nuova etica ambientale all’interno delle proprie famiglie. Proprio per questo motivo nella maggior parte degli istituti scolastici si è optato per delle scelte più rispettose dell’ambiente ma anche della salute dei suoi alunni: nell’ 85,3% degli istituti si è vista la riduzione, il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti. È davvero piacevole ed incoraggiante assistere a così tanta sollecitudine e partecipazione dei ragazzi nella lotta contro il cambiamento climatico,
contro lo spreco, contro l’inquinamento. Ripongo grande fiducia nella sensibilità di ognuno di loro, nella speranza che quanto di buono fatto fin’ora possa fungere da monito per risolvere tante altre lacune e mancanze che ancora persistono nel nostro sistema.
Luigi Maglione (5^ C)