Tra pochi giorni sarà la notte di Halloween, una festa di origine probabilmente celtica che si festeggia ogni 31 ottobre. Nelle usanze celtiche questa data rappresenta la fine del periodo della rinascita e l’inizio del periodo letargico. Questo era il momento in cui i morti per una notte potevano tornare sulla terra. La cristianizzazione della popolazione anglosassone portò la trasformazione di questa festa nella vigilia di Ognissanti che in inglese si dice “All Hallow’s eve” l’attuale Halloween. In Sardegna esiste da diverso tempo un rito simile chiamato “Is animas”. A differenza delle usanze celtiche, quelle sarde erano strettamente religiose. Nel periodo in cui i morti “tornavano” sulla terra, i bambini, ovvero le anime pure, si occupavano di raccogliere dei beni di prima necessità per le anime dannate. Questi beni poi si trasformarono in dolci preparati appositamente dalle donne per il periodo invernale. Per richiedere i doni i bambini usavano formule diverse a seconda del paese, e queste frasi, oggi, sono state sostituite da un semplice “dolcetto o scherzetto”? Nelle varie zone dell’isola nel tempo si sono tramandate diverse usanze conosciute con nomi differenti: Su ‘ene ‘e sas animas, Su Mortu Mortu e Is Animeddas diffusa soprattutto nel sud della Sardegna. Come da tradizione, la notte del 31 ottobre, viene apparecchiata la tavola per le anime che vagano sulla terra. Bisogna però ricordarsi di togliere le posate che possono diventare un’arma per le anime più agitate. Il cibo lasciato sulla tavola serve proprio per placare la fame delle anime che tornano nei posti che furono a loro più cari quando erano in vita.