In un mondo crudele come il nostro ci sono state molte ingiustizie e molti personaggi storici che hanno cercato di renderlo un posto migliore. Non solo uomini ma anche donne che con la stessa forza e lo stesso impegno sono riuscite a splendere. Vorrei dedicare questo articolo a una donna, la cui storia mi ha colpito molto. Una storia struggente e una grande dimostrazione di valore. Irma Bandiera fu una partigiana italiana che nacque nel 1915 a Bologna da una famiglia benestante, formata da 4 persone: la madre Argentina, il padre Angelo e una sorella di nome Nastia. Morì nella sua città natale nel 1944. Dopo la morte del fidanzato per mano dei tedeschi, Irma decise di onorare il fidanzato iniziando ad aiutare i soldati sbandati dopo l’armistizio. Entrò a far parte del partito comunista e grazie all’aiuto di uno studente di medicina residente a Funo, dove Irma andava a incontrare i parenti, prese parte alla Resistenza e iniziò la sua storia da eroina sotto il nome di Mimma. Partecipa in modo attivo nella VII brigata. Il 7 agosto del 1944 Irma trasportò delle armi alla base di Castel Maggiore e la stessa sera venne arrestata sotto casa dello zio. Venne poi successivamente separata dai due compagni che erano stati arrestati insieme a lei. Venne portata a Bologna da sola e torturata dai tedeschi con l’intento di estorcerle delle informazioni sulla Resistenza. Iniziarono giorni d’inferno per Irma, per sei giorni e sei notti venne torturata. Utilizzarono metodi spietati. Si servirono di una Baionetta (arma bianca montata sulla canna di un fucile) per accecarla. Irma resistette e non parlò. Venne violentata ed infine fucilata con colpi di pistola nei pressi della casa dei suoi genitori. Il corpo venne trovato il 14 agosto vicino ad uno stabilimento di una fabbrica di materiale sanitario. Fu portata all’istituto di medicina legale in via Irnerio dove un amico della Resistenza scattò alcune foto sul povero viso devastato dalle torture. Per ricordarla, una sua foto è presente in piazza Nettuno, dove le donne si riunivano per ricordare mariti, parenti, fratelli e figli caduti in guerra, circondata da altri volti che raccontano altre tristi e dolorose storie. Intorno agli anni ‘50, gruppi di donne si riunivano per deporre fiori e foto dei loro cari nel muro dove numerosi partigiani erano stati fucilati. Per dare maggiore importanza venne creato un vero e proprio Sacrario. Nonostante le torture Irma decise di non parlare e non tradire i suoi compagni, ciò dimostra solo un grande coraggio e la sua voglia di combattere per migliorare il nostro mondo, lo stesso che oggi si sta autodistruggendo.