//IRIS E IL SUO SOGNO

IRIS E IL SUO SOGNO

di | 2019-05-31T06:53:30+02:00 31-5-2019 6:53|Alboscuole|0 Commenti
  Mi chiamo Iris Vanna e sono una ragazza di 18 anni. Vorrei raccontarvi la mia vita un po’ burrascosa. Ho trascorso la mia infanzia ad Ancona. Ho una famiglia molto numerosa: 50 cugini (44 da parte di mia madre e 6 da parte di mio padre). Sono sempre stata una ragazzina molto triste perché non avevo amici né a scuola né fuori da essa. Ero convinta di non piacere a nessuno. Vi racconto come sono riuscita a superare questo ostacolo grazie alla mia forte passione per la musica. Mia madre mi diceva che ero bravissima a suonare il pianoforte e un giorno avrei potuto frequentare il Conservatorio. E infatti era il mio sogno più grande. Purtroppo ho vari problemi. Quando sono nata io e i miei genitori litigavano spesso e mio padre mi picchiava e non era una casualità che la sera non mi ritrovassi con un occhio nero e con le lacrime che scorrevano sul mio viso. Ciò succedeva perché mio padre aveva iniziato a fumare e bere dall’età di quindici anni e tutt’oggi che ne ha trentacinque continua a farlo…Purtroppo mio padre non lavora per via del fumo, alcool e droga e anche perchè non ha titoli di studio. Per mantenere la mia famiglia, mia madre lavorava 24 ore su 24. Lei era infuriata per come si comportava mio padre e quindi decise di separarsi da mio padre quando io avevo 12 anni. Quindi, io rimasi di nuovo sola e mia madre decise di portarmi a vivere dai nonni ma solo dopo due anni mio nonno ci lasciò per via di un tumore incurabile e mia nonna, non riuscendo ad accudirmi, mi lasciò sola. Mia madre, oberata di lavoro e non potendosi prendere cura di me, mi iscrisse ad una scuola di ripetizioni private. Rimanevo ore ed ore in questo luogo, sebbene finissi i compiti molto prima. Per noia ma anche per esprimere le mie emozioni, decisi di scrivere un diario segreto su cui annotavo principalmente canzoni o episodi giornalieri. Qualche tempo dopo dovetti subire un nuovo cambiamento che rese ancora più “burrascosa” la mia vita: mia madre si era innamorata e decise di lì a poco di risposarsi; quest’uomo divenne il mio vero papà anche se, purtroppo, dopo tre anni di matrimonio, mio padre ci dovette lasciare per via di lavoro e trasferirsi a Birmingham. Io ero molto triste per la sua partenza ma comunque ci tenemmo in contatto; al contrario del mio padre biologico che iniziò a minacciare mia madre dicendole che se non avesse lasciato Mike (mio padre attuale) l’avrebbe uccisa, ed io avevo molta paura anche se mia madre mi tranquillizzava dicendomi che non sarebbe successo nulla. E così fu per vario tempo. Un giorno stavo cercando delle basi di musica classica su internet e per caso lessi che a Birmingham c’era il conservatorio “ALLEGRO” e istintivamente iniziai a registrare un brano famosissimo di Mozart. Lo inviai e mi risposero due docenti del Conservatorio. La prof.ssa Abrancausen apprezzò molto, mentre il prof. Scailer mi rispose con una lettera che diceva: G.le Vanna Iris, lei è una ragazzina di 16 anni e visto che non è maggiorenne, non posso selezionarla. Comunque il suo talento qui sarebbe inutile, visto che ci sono pianisti migliori di lei. Mi dispiace, riprovi quando sarà maggiorenne. Cordiali saluti prof. Scailer Io, dopo aver letto quella lettera, mi sentivo inutile e mi allontanai dalla musica; un fenomeno che mia madre notò immediatamente. Mi chiamò subito per consolarmi io mi sentì molto meglio e a distanza di due giorni mi arrivò un’altra lettera dal Conservatorio da parte della prof.ssa Abrancausen che diceva: G.le Vanna Iris, ho fatto ascoltare il suo provino al comitato di valutazione. Ne sono rimasti meravigliati e pertanto lei è ammessa, in misura del tutto eccezionale a causa della sua minore età, al Conservatorio “Allegro”. La aspettiamo con entusiasmo. Cordiali saluti prof.ssa Abrancausen Dopo aver letto quella lettera ero senza parole. Ero contentissima e condivisi la mia felicità con mia madre che decise di farmi partire a Birmingham, dove potetti rivedere mio padre e conoscere nuove amiche come Elisa, una ragazza di 15 anni, mia vicina di casa. Diventammo inseparabili e, addirittura, frequentando casa sua, m’innamorai perdutamente di Marco, suo fratello di 17 anni. Poi, conobbi anche Sara e altre amiche di Conservatorio come Angela Rosa, Noemi, Tonio e Luca ma anche delle rivali come Francesca Aurora e Giulia. Al Conservatorio mi impegnai tantissimo. Riuscivo ad ottenere sempre risultati eccellenti. Insomma, stavo molto bene anche se sentivo un vuoto dentro; era come una porta nascosta in un seminterrato, chiusa da una chiave. Mi sentivo sola anche con tantissime amiche al mio fianco. Ma il giorno seguente mi arrivò la notizia più brutta del mondo: mia madre era stata picchiata nuovamente dal mio padre biologico e per questo motivo, era in ospedale. Io lo riferì subito a mio padre e con me in braccio, scoppiò in lacrime. Da allora la mia vita cambiò. Iniziai a essere più responsabile, più seria ma alla fine…la porta nascosta rimaneva chiusa dalla chiave che non esisteva. Ero arrabbiata nei confronti della mia vita, diventai antipatica con tutte le mie amiche, non parlavo più con nessuno, la notte non dormivo, insomma una situazione catastrofica. Fu in quella situazione di dolore che scrissi la mia prima canzone: “The key of life”, la chiave della vita, una canzone allegra suonata con il pianoforte ed elettronica, proprio come mi sentivo io: tristezza espressa quando suonavo il pianonoforte e la rabbia suonata dallo strumento elettronico: (dalla pagina di diario) A song is written On the pages But the music’s How you play it If I close eyes And listen I can hear My own rhythm Beating, beating I won’t let it fade I’ll sing it my wey I’m not changing How I’m playing I’m creating In the key of life I’m living What I’ve been Giving Lose or winnin’ In the key of life I’m not afraid ‘cause everything Saunds better When it played In the key Of life A melody will Juste be noises If we’re not using Our own voices It doesn’t need To be perfection For my symphony To happen Now, now There’s no time To waste I got noises to make I’m not changing How I’m playing I’m creating In the key of life I’m living What I’ve been Giving lose or winnin’ In the key of life I’m not afraid ‘cause everything Sounds better When it’s played In the key Of life Oh… This is my own Life to play So I’m gonna Play it my own way I’m not chancing (ah…) How I’m playng I’m crating In the key of life I’m living What I’ve been Givin lose or winnin’ In the key of life I’m not afraid (not afraid) ‘cause everything Sounds better (better) When it’s played In the key Of life Il giorno seguente c’era una prova importantissima per ottenere una borsa di studio per l’anno successivo La prima prova era un’esercitazione a quattro mani: tutti gli alunni che frequentavano il Conservatorio venivano accoppiati e insieme sceglievano un brano che dovevano suonare insieme. Io purtroppo avrei dovuto suonare con Francesca ma non ci riuscimmo perché lei si prese una slogatura alle mani, a causa dell’allenamento forzato. Il mese successivo c’era un’altra prova: dovevamo suonare un brano di Mozart scelto da noi e Francesca, fingendo di essermi amica, mi invitò al “Musik shake”, un locale famosissimo di musica elettronica che io adoravo soprattutto perché suonava Marco e la sua band. Proprio lì avvenne la trappola. Mi portò in bagno per truccarmi, perchè diceva che ero pallida e mi chiuse dentro facendomi perdere l’esame; in bagno non c’era campo e non riuscivo a chiamare nessuno e non potevo neanche urlare perchè c’era la musica ad alto volume. Solo quando la musica terminò, Marco riuscì a liberarmi. Il professore mi concesse di sostenere l’esame. Il mese sucessivo dovevamo sostenere un’altra prova che consisteva nel suonare due brani scelti dal comitato di valutazione e studiarli per l’esame ma, durante le ore di allenamento, Francesca mi cambiò gli spartiti e io mi allenai con due brani sbagliati e il giorno della prova non mi ammisero al premio “rivelazioni”. Io mi sentivo malissimo tantè che non volli più andare al conservatorio e ritornare in Italia andando a vivere dai miei cugini più vicini che vivevano a Napoli. Solo lì, con il passare del tempo, capii CHE LA MIA VITA ERA FINITA. Non è come pensate. Era finita quella vita ma ne stava iniziando una nuova e capii solo allora che era a Napoli, dove avevo potuto riabbracciare mia madre, incontrare molti amici e un nuovo amore. A Napoli fui ammessa ad un altro prestigioso Conservatorio dove superai tutti gli esami e divenni una bravissima pianista e cantante. IL MIO SOGNO SI ERA FINALMENTE REALIZZATO.   Alessandra Dileo II E