Ti accorgi di quanto sia meravigliosa la libertà nel momento in cui ti viene sottratta, e intorno a te calano inferriate e la tua vita d’un tratto si ferma. La settimana precedente alla “clausura” ero stata con mia mamma e mia sorella lontana da mia padre e dai miei nonni. Ogni mattina lasciavo il mio letto, e la mia famiglia, per andare a scuola. Nonostante tutto avevo la mia dose di libertà, studiavo, scherzavo e, lo ammetto, a volte mi spazientivo al sol pensiero di stare rinchiusa in un’aula per sei ore . Ma tutto questo con la consapevolezza di poter tornare a casa, la mia seconda casa,quella dei miei nonni. Da lunedi 9 marzo tutto è cambiato, ho salutato i miei nonni e la loro ultima immagine impressa nel mio cuore è stata vederli da dietro una finestra con occhi lucidi e pieni di paure ad implorare di non abbandonarli. Sono tornata a casa con mia mamma e mia sorella, cerco in tutti i modi di non lasciarle troppo sole anche perché penso a mia madre con mio padre a chilometri di distanza con una situazione ancora più complicata e precaria della nostra poiché si trova in Afghanistan con un ruolo abbastanza delicato in questo preciso momento storico: è Luogotenente dell’Aereonautica Militare con ruolo di direttore di mensa nella base italiana in un contingente straniero ed è colui il quale si occupa dei rapporti con l’Italia per forniture di beni di prima necessità, medicine e presidi medico-chirurgici. Lì la situazione è compromessa poiché vivono in condizioni di scarsa igiene e scarsa assistenza sanitaria. Il primo pensiero di ogni giorno è videochiamare mio padre con la speranza che ci tranquillizzi e che ci dica che la situazione è sottocontrollo. Subito dopo chiamiamo i miei nonni e cerchiamo in tutti i modi possibili di non farli sentire soli. Le nostre conversazioni vanno avanti per ore e certe volte guardiamo anche la tv assieme , altre volte simpaticamente ci facciamo il caffè in contemporanea e lo beviamo assieme seppur distanti. Riflettendo su tutto ciò posso affermare con assoluta consapevolezza che ci manca la scuola, ci mancano le cene, le merende, gli amici, ci manca lo svago. Ma non minimizziamo, ci mancano cose importantissime come le persone care, le sicurezze e la libertà di muoverci a nostro piacere. Ci mancano garanzie, perché sappiamo bene che qualsiasi cosa ci capiti oggi non è detto che possiamo ricevere le cure migliori e questo fa paura, soprattutto a chi non sta bene. Però sono sicura che qualcosa a cui aggrapparci forte lo abbiamo tutti e questo è il momento di stringersi al nostro appiglio e resistere alla tempesta. Pensiamo a quello che abbiamo, copriamolo di cure e capiamo cosa ci manca davvero. Siamo in standby ma quando tornerà il sereno avremo molto chiaro dove vogliamo andare. Le crisi sono anche il grembo da cui nascono nuove consapevolezze. Le crisi sono illuminanti, mettono a fuoco le nostre certezze, troviamo il positivo e aspettiamo di rinascere. La mia vita come le altre vite sono state fermate e possiamo osservare il mondo solo da una finestra, come un delinquente recluso in una gabbia. Spero con tutto il cuore di essere noi tutti dei sopravvissuti. MARIAPIA DI MARTINO (3^ C)