Ho sempre dato per scontato quello che avevo nella mia vita. Mi riferisco in questo caso agli abbracci, ad un bacio, a una carezza, ad un semplice gesto di affetto che necessitasse del massimo contatto tra due persone. Mi riferisco alle cene in famiglia a casa di mia nonna, ai pomeriggi che passavo al centro commerciale, e anche a tutte le mattine passate tra i banchi di scuola, quelle mattine che odiamo un po’ tutti. A me manca tutto questo da morire.
Se pochi mesi fa qualcuno mi avesse detto che sarei stata più di due giorni chiusa in casa gli avrei riso in faccia. Io che sono sempre stata quella persona che preferiva uscire anche quando non avevo voglia, piuttosto che restare a commiserarmi a casa. Io che amo organizzare serate in famiglia, con i miei amici… E mi chiedo: quando potrò riavere tutto questo?
Non riesco ancora a rendermi conto della situazione, so solo che sono a casa, perché qualcuno me l’ha imposto per il mio bene e per quello degli altri. Mentre mi affaccio dalla finestra, il mondo, il mio mondo, la mia città, sono sempre gli stessi, forse solo un po’ più silenziosi.
Allora dobbiamo “disubbidire a noi stessi” (come ha sostenuto la scrittrice Silvia Avallone in un articolo del “Corriere della sera”), allontanarci momentaneamente dal nostro precedente stile di vita, e quindi diventare più responsabili, maturi e coscienti della situazione in cui ci troviamo, per far sì che si risolva al più presto e non si ripresenti mai più.
IVANA PISANO (5^ C)