La Redazione di Ristoriamoci
Napoli. I ragazzi della redazione incontrano la nuova preside della scuola ICS Adelaide Ristori: la prof.ssa Immacolata Iadicicco
Ha scelto lei questa scuola o gliel’hanno assegnata? Non sempre si può scegliere direttamente la scuola, anche se speravo che il fatto di essere storico dell’arte potesse orientare nella scelta della scuola da affidarmi.
Che impressione le ha fatto la scuola Ristori? Di grande allegria, piena di docenti, piena di progetti, forse troppi! Ma piena di idee nuove e soprattutto piena di alunni, circa 900 considerando i tre ordini. Come essermi tuffata in un mondo pieno di colori, a volte un po’ caotico da riorganizzare per certi aspetti , ma un po’ per volta.
Qual è stato il suo percorso professionale? Ho cominciato come insegnante di lettere nei licei, per diventare preside bisogna essere stato un docente; ho studiato per il concorso a preside, mi è piaciuto ho superato tutte le prove. Ho avuto un primo incarico in un’altra scuola e adesso sono qui al mio quarto anno da preside.
Quando andava a scuola era una brava studentessa? Sì, diciamo che rispondevo al canone della brava studentessa, un po’ secchiona, ma simpatica! I miei compagni volevano sempre venire a studiare a casa mia, li aiutavo. In realtà io ho sempre amato la scuola e fino ad oggi non ho mai smesso di andarci! In prima elementare ero così felice di andare a scuola che quando ho scoperto a metà dicembre che esistevano le vacanze di Natale, non me ne capacitavo del perché si dovessero interrompere le lezioni, e mia madre, che era un’insegnante mi prendeva in giro per questo.
Lei è del quartiere e/o lo conosce bene? Oppure la zona le è totalmente nuova? No, ma lo conosco bene sia perché ho frequentato l’Università di Mezzocannone, sia per i miei studi di Storia dell’Arte che in gran parte erano incentrati sul centro storico della città. Per me è come ritornare a quegli anni della giovinezza passandoci tutte le mattine; abito nella zona del Vomero alto.
Ha intenzione di modificare attività, regolamento o progetti? Qualche piccola cosa l’ho già modificata, ma ho trovato una struttura che funziona molto bene; ho bisogno ancora di un tempo di osservazione per valutare eventuali modifiche per facilitare le attività soprattutto per voi studenti. I vostri docenti sono molto bravi e spesso non guardano l’orario, sono professionali nel tenere a cuore i ragazzi e la scuola.
È favorevole all’uso di strumenti tecnologici per l’apprendimento? Sì, sono favorevole, anzi la scuola ha il compito di insegnare ad usare nella maniera giusta queste nuove tecnologie. E’ una evoluzione tecnologica in essere a cui non è giusto porre limiti, è il corso della storia che va in questa direzione. Regolamentare ed insegnare ad un uso corretto della tecnologie salvaguardando da inganni e pericoli della rete.
Cosa ne pensa dei giovani di oggi a scuola? L’età giovanile, da sempre, è quella più bella, ma più complicata da gestire soprattutto da parte del mondo adulto. E’ anche vero che i giovani sprigionano un’energia, una genuinità che nutre il mondo anziano. Mi sento privilegiata a fare un lavoro che mi piace e che mi permette di essere a contatto con i ragazzi. Sono felice di poter dare un minimo apporto alle generazioni che crescono e lo considero un privilegio di pochi.
Come ha trovato il rapporto tra professori ed alunni? Ci sono professori che passano più tempo a scuola che a casa, immagino che abbiano un buon rapporto con i propri alunni. Molti sono anche genitori, anche se il docente ha uno sguardo esterno, poi ognuno porta nelle relazioni quello che è; ci sarà la persona più simpatica, quella con cui andremo meno d’accordo, ma questo ci sta in tutte le relazioni. Quello che è importante il rispetto dell’alunno e anche delle sue difficoltà e nei tempi di apprendimento individuali.
Prima da docente o alunna c’erano delle cose che non andavano nella speranza di cambiamenti: adesso che ne ha la possibilità è riuscita a risolvere qualcosa? Questa è stata la molla per studiare da preside: i cambiamenti che pensavo fossero necessari da docente, ad un certo punto ho capito che non dipendevano più da me e che dovevo passare di livello per riuscire a modificare qualcosa, adesso che ci sono, posso incidere maggiormente sul cambiamento, però c’è sempre un altro livello più alto, per cui alcune cose non dipendono più da me. Ma qui mi fermo, oltre non posso andare!
Quale materia preferiva? Tutte, forse la matematica un po’ meno, la mia preferita era il greco.
Trova differenza tra la scuola tradizionalmente intesa e quella venuta fuori dalla legge 107? È stato un cambiamento in positivo o no? Sulla carta, è stato un grande cambiamento positivo, poi ci sono state molte difficoltà nell’applicarla, molte resistenze, di fatto cambiamenti sostanziali non ce ne sono stati, se non in pochi aspetti come proprio il Piano Nazionale Scuola Digitale, ma nel complesso ci vuole ancora tempo per avere a pieno compimento la legge per poterne esprimere un giudizio complessivo.
Se non fosse preside Che lavoro vorrebbe fare? Per i miei studi sicuramente mi sarebbe piaciuto dirigere un Museo o una biblioteca o in qualche modo gestire il patrimonio culturale, però adesso che mi trovo a dirigere una scuola, avere a che fare con i ragazzi nella loro formazione educativa è senz’altro più stimolante, e questa scelta ha poi soddisfatto a pieno le mie aspettative.
Come crede che possa passare l’aspetto educativo attraverso le discipline? Credo che le discipline non dovrebbero proprio esistere, ovviamente è una provocazione la mia, credo che ci sia una frantumazione del sapere troppo vasta, il sapere è uno le materie tendono a parcellizzare e i ragazzi non sempre afferrano il senso di questa frantumazione. Credo invece che bisogna passare ad una didattica per compiti autentici, competenze che non esulino certo dalle conoscenze senza le quali sarebbero scatole vuote. Bisogna recuperare i saperi fondamentali che provengono soprattutto dalla scuola primaria, quelli che restano nel nostro DNA educativo; poi dopo è necessario riuscire a ricostruire attraverso simulazioni di realtà il sapere. La scuola deve in definitiva, essere più legata alla vita reale e soprattutto nel gustare la vita, nelle cose belle nelle emozioni anche negative che la scuola deve insegnare a gestire. La scuola deve entrare nel pieno di queste cose e non essere relegata in un libro cartaceo o in un programma. Il modo in cui si trasmettono i contenuti, il tutto fruito in una condizione di benessere per tutti.
Come può incidere la scuola nel percorso formativo di un alunno in genere e in particolare di un alunno della nostra città E’ fondamentale! La scuola può ancora fare la differenza, in particolare nelle nostre periferie le opportunità per uscire da un destino già segnato sono poche. La scuola ci può riuscire e spesso ci riesce! Viviamo in una emergenza educativa, un tempo di passaggio da un mondo fatto di carta e penna alle nuove tecnologie che stanno modificando le nostre menti. Un cambiamento epocale che comunque apre a nuove opportunità e la scuola ha il compito di coglierle per rendere la vita migliore.
Che cosa ha trovato come impedimento nel suo lavoro? Più che un impedimento, persone che volevano dissuadermi a mollare a considerare il mio impegno inutile, a volte ti scoraggiano, ma dura poco!
Cosa potremmo fare noi giovani per contribuire ad un cambiamento? Credere che questo cambiamento possa avvenire; credere significa provarci, e anche se non ci si riesce non arrendersi questo è l’unico insegnamento che mi sento di trasmettervi: crederci fino in fondo.
Per cambiare il comportamento di alcuni alunni, cosa è necessario fare? Bisogna essere coerenti, spiegare da subito le cose come funzionano e poi se questo patto educativo non lo si mantiene, coerente con l’istituzione, l’adulto, il professore o il dirigente, attua un provvedimento; non si può far finta di non vedere o perdonare certi comportamenti sbagliati che intralciano il regolare svolgimento di un percorso. A volte ci sono dei comportamenti inadeguati che provengono da disagi così profondi che la scuola può solo accogliere e provarci, ma molto lo potete fare voi studenti marginalizzando e non farvi travolgere facendo muro rispetto ad atteggiamenti oppositivi. Non serve un atteggiamento buonista fine a se stesso, si perdona certo ma dopo che il ragazzo capisce l’errore commesso. Si punisce l’azione, un comportamento sbagliato non la persona.
Cosa le piace fare nel tempo libero? Ho due figlie grandi e sono già nonna di un bambino di due anni, il mio tempo libero lo trascorro spesso in famiglia; mi piace coltivare l’Arte e sono sempre in giro per visitare mostre e musei; mi piace viaggiare, amo la cucina mi piace gustare cose particolari e adesso in questo quartiere avrò modo di farlo perché qui ci sono alcuni dei migliori locali della città.
Mi piace molto questa attività che voi fate, dobbiamo incrementarla e diffonderla, vorrei che voi insegnaste anche ad altri che non hanno la costanza di vedersi ogni settimana, però ogni tanto sì e ve li affido. Il giornalino è il fiore all’occhiello della scuola ed è nelle vostre mani ed io sono il direttore responsabile, siamo nella stessa squadra. Buon lavoro!