//Intervista impossibile a… GIOVANNI VERGA e ROSSO MALPELO

Intervista impossibile a… GIOVANNI VERGA e ROSSO MALPELO

di | 2020-03-24T15:35:32+01:00 24-3-2020 15:35|Alboscuole|0 Commenti
Di M. FUMAI, C. GIANNELLI, L. LOPRINO, R. VATINNO – Maestro Verga, lei nacque a Catania nel 1840, ma per seguire la sua passione letteraria si trasferì a Firenze: fu necessario? Se fossi rimasto a Catania non avrei avuto la possibilità di frequentare accademie per mancanza di denaro. Qual è il ricordo più brutto della sua vita? Credo il periodo del colera, quando ero scappato in campagna. Invece il ricordo più bello? Sicuramente la costituzione del Regno d’Italia di cui fui anche senatore. La persona più importante per lei? Ce ne sono tante, ma se devo scegliere: Antonio Abate che mi incitò a scrivere il mio primo romanzo, “Amore e Patria”. La scelta peggiore mai presa? Iscrivermi alla facoltà di Legge, infatti ho abbandonato gli studi per dedicarmi alla scrittura. La vera svolta fu con il trasferimento a Milano, giusto? Sì, è proprio così. In quel periodo si cominciava ad avvertire la necessità di un nuovo modo di scrivere, e così accadde a me. Come partecipò alle vicende della Seconda Guerra d’Indipendenza? Partecipai con passione… Sa, con l’arrivo di Garibaldi venne istituita la Guardia Nazionale e io mi arruolai per ben 4 anni… Che bei ricordi! Quale personaggio famoso incontrò a Parigi? Beh, il mio amico Émille Zola. Perché nelle opere ha deciso di raccontare episodi di gente umile? Ho voluto descrivere la loro vita perché furono gli abitanti della mia terra, ovvero del Sud; essi diventarono molto importanti per la mia ispirazione artistica. Come fa a riprodurre la società nel modo più “vero”? Osservo la realtà scrupolosamente, studio l’ambiente, il dialetto, mi documento anche sui mestieri e sulle tradizioni. Perché secondo lei gli scrittori non possono proporre degli ideali, come facevano gli artisti del Romanticismo? Secondo me devono scrivere la verità nelle loro opere, cioè la realtà così com’è. La sua concezione pessimista deriva dal pensiero di Darwin? Ovviamente sì. Nonostante il mio pessimismo ho voluto creare un’atmosfera di pietà e di commozione intorno ai protagonisti. Perché non scelse di usare il dialetto siciliano? Scelsi di non usarlo perché volevo che le mie opere venissero lette in tutta Italia non solo nel Sud. Perché secondo lei gli scrittori veristi devono rappresentare la realtà in modo oggettivo? Gli scrittori, secondo me, devono esprimere la verità in modo impersonale senza giudizi. Maestro, perdonatemi ma vi devo porre un ultimo quesito. Ma certo sono qui per questo. Dopo la pubblicazione di Vita dei campi noi tutti siamo rimasti colpiti per la vicenda di Rosso Malpelo: è una storia vera? Certo che sì. Qual è stata la sua ispirazione per scrivere quella storia? Il motivo per cui ho scritto quella novella era per descrivere il disagio delle classi più povere e il pregiudizio che ho rappresentato con Malpelo. Allora invitiamolo… Rosso Malpelo – Eccomi! Qual è l’origine del tuo nome? Mi chiamano Rosso per via del mio colore di capelli e Malpelo perché le persone con i capelli rossi sono malvagie come me; alla cava mi chiamano così… Il mio nome di battesimo lo hanno dimenticato. Perché ti definisci malvagio? Perché così mi considerano tutti! L’unico che si prendeva cura di me era mio padre, detto Bestia, ma è morto nella cava schiacciato da una parete… Ho provato a scavare inutilmente per tirarlo fuori dalle macerie. Malpelo, perché sei così solitario e te la prendi sempre con quel vecchio asino? Sono malvoluto da tutti, la mia famiglia si vergogna di me e quelli della cava mi maltrattano. A volte mi sfogo sul mio vecchio asino. Cosa mi dici di Ranocchio? Perché maltrattavi anche lui? Volevo essergli amico e prepararlo al mondo, lui aveva già tante difficoltà perché era zoppo… Per questo ho deciso di portarlo davanti al cadavere del mio asino mangiato dalle bestie. Sei riuscito nel tuo intento? Ranocchio non ha mai potuto vivere la vita a cui lo stavo preparando, una malattia se l’è portato via.  E tu, Malpelo, sei pronto alla vita? Io sono stato mandato in esplorazione in una zona pericolosa della cava. Se non farò ritorno, perlomeno lascerò il terrore negli altri operai che avranno sempre paura di vedermi spuntare fuori all’improvviso con i miei capelli rossi. Un’ultima domanda a entrambi: vi è piaciuta questa intervista? Verga – Sì, mi sono divertito. Rosso Malpelo – No, è stata solo una perdita di tempo.