Mi chiamo Federico, frequento la prima media, ho 11 anni e sono stato vittima di bullismo. Venivo isolato, escluso e schernito. Ho sempre attribuito la colpa al mio aspetto fisico e al mio carattere piuttosto timido, quei chili in più che mi rendevano spesso goffo agli occhi degli altri.
Per mesi ho consumato la merenda da solo, d’altronde il momento dell’intervallo è spesso quello in cui ci si sente maggiormente esposti ed è anche il momento in cui necessariamente devi affrontare la classe. Chiedevo di andare in bagno per evitare di essere escluso o deriso. Pensavo che nessuno volesse starmi “vicino” e conoscermi veramente. Ed è stato proprio questo il mio errore più grande, solo più tardi ho capito che la soluzione dei miei problemi era la forza del gruppo e la condivisione delle emozioni.
Queste mie insicurezze hanno fatto sì che fossi oggetto di violenze psicologiche e fisiche da parte di un “compagno” di classe che si riteneva il più forte di tutti, anche se, in realtà, non lo era affatto.
Situazioni del genere, purtroppo, ti segnano e modificano il tuo modo di pensare e di essere. Ho ancora cicatrici nell’anima che faccio fatica a rimarginare. Il bullismo ruba amore per te stesso e ti segna per la vita.
2. Raccontaci, cosa ti è successo la prima volta?In realtà non esiste una prima volta, perché si è tentati a sdrammatizzare alcuni avvenimenti, ci si illude che siano semplicemente degli scherzi e che tutto si risolverà con il tempo. Così l’astuccio gettato da un compagno nel cestino, lo sfottò, la spinta, i nomignoli vengono volutamente sottovalutati fino a ritrovarsi in un circolo vizioso da cui non si ha più la forza di uscire.
A quello “scherzo” innocente se ne aggiungono altri, a quel compagno “spiritoso” si affiancano altri e tu ti senti sempre più solo e impotente.
3. Ricordi un episodio particolarmente violento nei tuoi confronti?Si, ricordo le violenze fisiche, anche se quelle che fanno più male sono quelle psicologiche che riescono a minare ogni tua sicurezza e a farti dubitare di te stesso. Non sono le botte prese in bagno o l’essere rinchiuso nello stanzino degli attrezzi ma piuttosto sentirsi abbandonato e rifiutato da tutti fino a pensare che in qualche modo la colpa sia tua.
4. Cosa provavi mentre subivi tutto questo?Quando subivo questi maltrattamenti più che rabbia, io provavo dolore e mi isolavo da tutto e da tutti.
L’isolamento, in quel momento, era uno strumento per difendermi. Facevo “storie” per andare a scuola ed evitavo di uscire. Anche sotto invito di mia madre mi rifiutavo a fare qualsiasi commissione perché avevo paura di incontrare il gruppetto fastidioso e dispettoso. Per mesi sono rimasto chiuso in camera ad ascoltare musica o a leggere un libro. Leggo libri di fantascienza perché mi aiutano a sconnettermi con la realtà e viaggiare con la fantasia.
5. A chi hai raccontato quello che subivi?Per molto tempo ho tenuto tutto nascosto, ma quando la situazione è diventata insostenibile ho confessato tutto ai miei genitori. Ho riferito del peso degli sguardi appiccicati addosso, della solitudine, dell’essere rimasto sempre isolato.
Mi è costato molto farlo ma ho trovato dei fantastici genitori che hanno immediatamente compreso il mio disagio e ne hanno parlato con il Preside.
Fortunatamente la scuola è oggi sensibile a questi fenomeni.
Estremamente importante è stato il progetto organizzato dall’istituto che mi ha fatto comprendere come la mia situazione non fosse unica ma che esistono tanti ragazzi che hanno vissuto la mia stessa esperienza.
Fondamentale in questi casi è parlarne, confidarsi perché chi ti vuole bene sa sempre come aiutarti.
6. Cosa possono fare gli amici, secondo te, per aiutare tutti quelli che si trovano nella stessa situazione?Secondo me, gli amici non dovrebbero mai schierarsi dalla parte del bullo per paura di essere a loro volta bullizzati e comprendere che l’indifferenza e l’omertà possono far male più di uno schiaffo.