In occasione della Giornata della Memoria, il Gruppo Biblioteca Sensale ha intervistato la redazione dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea -CDEC di Milano, fondato nel 1975. Qui di seguito si riporta l’intervista:
- I.D. Quali sono le accuse antisemite più rilevanti registrate dall’ Osservatorio?
L’Osservatorio antisemitismo classifica come episodio di antisemitismo ogni atto intenzionale rivolto contro persone, organizzazioni o proprietà ebraiche, in cui vi è la prova che l’azione ha motivazioni o contenuti antisemiti, o che la vittima è stata presa di mira in quanto ebrea o ritenuta tale. L’Osservatorio, in tal senso, fa propria la definizione operativa di antisemitismo dell’IHRA :
https://www.osservatorioantisemitismo.it/approfondimenti/l-international-holocaust-remembrance-alliance-ihra-ha-adottato-una-definizione-operativa-di-antisemitismo/
L’Osservatorio viene a conoscenza degli episodi di antisemitismo attraverso i principali mezzi di comunicazione e le segnalazioni all’Antenna Antisemitismo.
Il numero effettivo degli episodi di antisemitismo è superiore rispetto a quello registrato, poiché la denuncia o la visibilità degli episodi varia secondo la tipologia; è più facile avere notizia degli atti più gravi mentre le offese verbali o scritte vengono più raramente denunciate. I dati registrati sono una sottostima del fenomeno perché riflettono le denunce esplicite e non la moltitudine di casi che restano ignoti. Due sono i problemi: l’
under reporting, ossia la mancanza di denunce che determina una sottostima del fenomeno, e l’
under recording, ovvero il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria del reato da parte delle forze di polizia e degli altri attori del sistema di giustizia penale. In termini generali si può affermare che il fenomeno dell’antisemitismo è in aumento così come la sua visibilità.
Il pregiudizio[1] antiebraico è molto esteso[2] ed è trasversale ai ceti sociali e alle ideologie politiche come le numerose indagini demoscopiche mettono in evidenza
[3]. Non è un tratto che riguarda solo persone poco scolarizzate o ceti sociali meno abbienti.
E’ una mentalità diffusa ed è necessario ragionare sulla percezione “comune, superficiale” degli ebrei per cercare di produrre un significativo cambio di cultura.
Gli
stereotipi[4] più ricorrenti e le
accuse[5] che da questi dipendono si incontrano frequentemente nei dialoghi, nei discorsi pubblici, nei social media.
La tendenza alla cospirazione[6], a fomentare complotti motivati dalla volontà di dominare, sfruttare e nuocere, fino a organizzare un megacomplotto in vista del dominio sul mondo, tema veicolato da due celebri falsi: il
Discorso del rabbino, che inizia a circolare nel 1872, e
I Protocolli dei Savi di Sion, pubblicati per la prima volta nel 1903 in Russia, e divenuti poi un bestseller internazionale tra il 1920 e il 1922 con il titolo
L’Ebreo Internazionale.
L’accusa di xenofobia, di “
separatismo” e di “esclusivismo”, ”odio verso il genere umano” riscontrabile nella giudeofobia antica
La maledizione dell’eterna erranza, per aver rifiutato Cristo. L’antica leggenda dell’”
ebreo errante”
[7] alimenta infatti le accuse di nomadismo e cosmopolitismo nei confronti di un popolo “senza patria” e intrinsecamente colpevole.
La perfidia,
l’usura e la speculazione finanziaria, e la conseguente attribuzione agli ebrei di una pulsione di sfruttamento e dominio, così come l’uso del principale stereotipo negativo dell’antiebraismo moderno, quello del “parassita.
Il razzismo, ossia l’idea di una superiorità razziale per elezione divina, che presuppone colonialismo, nazionalismo “tribale” e imperialismo. Si può qui vedere una reinterpretazione dell’antica accusa di xenofobia ed esclusivismo alla base dell’antisionismo radicale.
Accuse meno frequenti, più di nicchie politiche e culturali:
L’assassinio e il cannibalismo rituali[8], accusa già presente nell’Antichità e che ritorna a metà del XII secolo come accusa di infanticidio rituale che riprodurrebbe la crocifissione di Gesù e implicherebbe una crudeltà di gruppo o una predisposizione all’assassinio come tratto culturale invariante, che sarebbe inculcato, secondo gli accusatori cristiani a partire dal XIII secolo, attraverso lo studio del Talmud.
Il
deicidio[9], accusa principale dell’antiebraismo cristiano, consiste nell’accusa agli ebrei di essere al contempo “assassini di Cristo” e “figli del demonio”, il che apre la strada alla loro demonizzazione.
L’asse portante degli episodi di antisemitismo in Italia registrati dall’Osservatorio antisemitismo nel corso degli ultimi tre anni (2018, 2019, 2020) è il
cospirativismo, articolato in una serie di miti della cospirazione[10], le matrici ideologiche che connotano gli atti registrati sono – in ordine di rilevanza – il
neonazismo, l’
antisionismo[11], la
negazione e la
banalizzazione della Shoah. Questi temi raramente si presentano allo stato puro, ma spesso mescolati,
ad esempio: un estremista di destra facendo uso di simbologia neonazista accusa lo Stato di Israele di essere “
razzista” e “
genocida” ed aggiunge che è stato creato sulla base della “
menzogna della Shoah”.
- II.D. Internet e la crescente importanza dei social media hanno contribuito ad aumentare l’odio e i pregiudizi antisemiti?
Internet e la crescente rilevanza dei social media come fonte d’informazione hanno aumentato, modernizzato e globalizzato i discorsi antisemiti.
La digitalizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ha permesso all’antisemitismo 2.0
[12] di riprodursi in modo rapido e multimediale. Contenuti contro gli ebrei si trovano sia negli spazi web antisemiti che in siti e social network generalisti (anche in quelli dei principali organi di informazione), dove vengono pubblicati e condivisi commenti offensivi senza interventi di moderatori.
Il web 2.0 ha legittimato una cultura dove razzismo, intolleranza e antisemitismo sono divenuti socialmente accettabili, specie tra i giovani. La radicalizzazione verbale e l’abbassamento della soglia dei tabù si evidenzia attraverso il linguaggio, la carica di violenza, il sarcasmo razzista. In tale ambiente, la promozione delle teorie cospirative, la demonizzazione degli ebrei/sionisti e dello stato ebraico e l’uso degli ebrei/sionisti come capro espiatorio possono condurre a una violenza reale contro gli ebrei.
L’antisemitismo online si esprime apertamente, con forme iconografiche e lessicali estremamente aggressive e demonizzanti.
- III.D. Antisemitismo, razzismo e intolleranza sono più diffusi tra le vecchie o le giovani generazioni?
L’Italia vive da anni un periodo di transizione e di crisi, di cambiamenti radicali che alterano gli equilibri sociali e le aspettative sul futuro dei cittadini. Una società dove una parte importante della popolazione è spaventata e afflitta da un senso di esclusione e insicurezza.
In questo contesto sociale crescono il razzismo e l’antisemitismo.
È sempre in periodi di disordine sociale, politico ed economico che riemerge l’antisemitismo, segnale del malessere di una società, del degrado di forme di convivenza civile e democratica, riflesso di subculture e movimenti intolleranti. È un tempo dove i più fragili (socialmente e culturalmente) cercano di allearsi, di “farsi popolo”; non stupisce il diffondersi di rancore e di miti cospirativisti, anche in chiave antiebraica. Serpeggia la convinzione che se si sta male male la colpa è di qualcuno che non protegge, che non dirige, o che permette ad altri di derubare, che nasconde la verità.
Gli ebrei, nell’immaginario collettivo, rappresentano il potere e la ricchezza ma soprattutto la coesione, la solidarietà intra-gruppo che fa sì che “si aiutino tra loro” e “si avvantaggino a scapito degli altri, dei non ebrei”. Ricompaiono vecchi stereotipi come il mito del potere finanziario degli ebrei o i fantasmi di un complotto mondiale.
Poiché il clima sociale e politico rende plausibili certi atteggiamenti, l’ebreo diventa l’elemento sul quale si proiettano le pulsioni contro lo straniero, contro l’immigrato, contro il clandestino. Non importa che gli ebrei di cui si parla siano cittadini italiani, la malevolenza si riaccende sul piano identitario e culturale.
Da anni discorsi offensivi verso gli ebrei vengono minimizzati o sottovalutati (“non volevo dire questo”, “è una ragazzata, è una provocazione”) e fake news, ignoranza e malafede si alternano in un deprimente balletto nella generale distrazione.
Il discorso di odio (hate speech) è un problema dilagante.
Per contrastarlo è stato istituito nel 2010 l’Osservatorio per la Sicurezza contro gli atti discriminatori della Polizia di Stato (OSCAD) che collabora con l’UCEI e l’Osservatorio antisemitismo dedicando grande attenzione all’attività di monitoraggio con l’obiettivo di attivare interventi mirati sul territorio. A partire dal 2014, OSCAD elabora il contributo del Dipartimento della Polizia sui crimini d’odio per il Rapporto annuale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
La maggior parte dei crimini d’odio nel 2019
[13] riguarda razzismo e xenofobia (726), categorie che includono discriminazioni per razza-colore, etnia, nazionalità, lingua, Rom e Sinti, antisemitismo, musulmani e membri di altre religioni. Al secondo posto i reati legati alla discriminazione della disabilità (161) e, infine, i reati per orientamento sessuale e identità di genere (82).
Nel 2019 i reati per razzismo e xenofobia hanno registrato un calo rispetto al 2018 (801). Sono diminuiti anche i reati per discriminazione legata a orientamento sessuale e identità di genere e i reati discriminatori rispetto alla disabilità. Fra i reati di matrice discriminatoria al primo posto c’è l’incitamento alla violenza (251), seguito dall’aggressione fisica (191). Al terzo posto il reato di profanazione di tomba (147), seguito dalle minacce (99) e dalla turbativa della quiete pubblica (96). Tra quelli legati al razzismo e alla xenofobia in testa rimane il reato di incitamento alla violenza (234), seguito dal reato di profanazione di tomba (147) e da quello di aggressione fisica. L’aggressione fisica è prima invece tra i crimini d’odio legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere (29 nel 2019), seguita dagli atti di vandalismo (18) e dal reato di incitamento alla violenza (13). L’aggressione fisica è in testa anche nei crimini d’odio legati alla disabilità (69), seguita da furti e rapine (39) e il danno materiale (24).
Come emerge da anni dai sondaggi realizzati dall’Osservatorio antisemitismo 1 e come confermato da quelli più recenti, i pregiudizi degli italiani nei confronti degli ebrei continuano a persistere in maniera visibile. Qui di seguito elenchiamo alcuni sondaggi che prendono in considerazione tale questione:
Eurispes ha condotto una indagine tra dicembre 2019 e gennaio 2020 su un campione probabilistico stratificato di 1.120 casi. L’affermazione secondo la quale gli ebrei controllerebbero il potere economico e finanziario è condivisa dal 23,9%, mentre il 22,2% crede che gli ebrei controllino i mezzi d’informazione. La tesi secondo cui gli ebrei determinano le scelte politiche americane incontra la percentuale più elevata di consensi, cioè il 26,4%. Secondo la maggioranza (61,7%) i recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati, in altre parole non sono indice di un reale problema di antisemitismo nel nostro Paese. Al tempo stesso, il 60,6% ritiene che questi episodi siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Per quasi la metà (47,5%) gli atti di antisemitismo sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Per il 37,2%, invece, sono bravate messe in atto per provocazione o per scherzo. Secondo Eurispes dal 2004 a oggi è aumentato il numero di chi pensa che la Shoah non sia mai avvenuta: se nel 2004 era il 2,7% oggi è il 15,6%. Cresce anche il numero, dall’11,1% al 16,1%, di coloro che ridimensionano la portata della Shoah. Questo dato non è allineato con altri studi e pertanto sarà motivo di ulteriore approfondimento.
SWG ha realizzato l’indagine “
Gli italiani e il Giorno della memoria”. Il campione è di 800 soggetti rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne. Le domande sono state inserite all’interno di indagini più ampie che comprendevano anche altri temi di tipo sociale, politico e di costume. La rilevazione ha registrato un aumento della sensibilità degli italiani e le attribuzioni di significato associate al Giorno della memoria. Il 2020 risulta essere l’anno in cui è più alto il numero di intervistati che ricorda correttamente la ricorrenza del 27 gennaio, mentre continua a diminuire la quota di chi ritiene poco o per niente presente un sentimento antisemita nel Paese. Questi due elementi mostrano un andamento simile, con una inversione di tendenza nel 2016 che è l’anno in cui è risultata più bassa sia la percezione della presenza di un sentimento antisemita nel Paese, sia la riconoscibilità della ricorrenza del 27 gennaio.
Per ulteriori dati sulla diffusione di antisemitismo e razzismo presso vari settori della società italiana rimandiamo allo studio dell’Osservatorio antisemitismo:
“STEREOTIPI E PREGIUDIZI DEGLI ITALIANI: dagli immigrati agli ebrei”
https://osservatorioantisemi-c02.kxcdn.com/wp-content/uploads/2017/09/Opinione_Stereotipi_sintesi.pdf
- IV.D. In che modo la negazione della Shoah, basata sul concetto che gli Ebrei hanno perpetuato un inganno globale, ha rafforzato, negli anni, le idee antisemite?
La storiografia non ha mai ritenuto la negazione della Shoah
[14] una dottrina credibile quanto piuttosto una ideologia che recupera e rielabora paradigmi antisemiti di fine Ottocento inizi Novecento.
Tutti gli esperti di antisemitismo ritengono il negazionismo un mito antiebraico: i negazionisti della Shoah dipendono da e rafforzano le accuse antisemite.
In Italia il negazionismo ha iniziato a diffondersi nella prima metà degli anni ’60 del XX° in ambienti metapolitici
neonazisti e per decenni è rimasto un fenomeno socialmente marginale e semiclandestino, l’arrivo del web 2.0 nella prima metà degli anni duemila ne ha favorito la divulgazione, trasformandolo in uno dei principali miti di accusa della propaganda antisemita.
I temi negazionisti vengono usati solo dai seguaci del neonazismo (es “la Shoah è una bufala inventata dagli ebrei per poter sfruttare l’umanità”), ma ibridati a teorie cospirative godono di più ampia legittimazione (es. “la Shoah è una bufala inventata dai sionisti per poter giustificare la nascita di Israele”) e si trovano in ambienti politici e religiosi trasversali.
Sempre più attuale, specie nei social e tra i giovani
[15], è la
banalizzazione della Shoah, intesa come greve irrisione del genocidio hitleriano e delle sue vittime.
Questo sarcasmo razzista fino a pochi anni fa strumento della subcultura neonazista, è oggi presente anche nelle aree subculturali non estremiste, forse poco consapevoli della valenza fortemente antisemita delle immagini e degli slogan di cui fanno uso. Sono ormai classici (in linguaggio tecnico meme) i fotomontaggi con Adolf Hitler in veste di vendicatore di torti contro “negri” e “zingari”, di cuoco maldestro o gasatore di ebrei. Citiamo al proposito un commento
[16] della coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo professoressa Milena Santerini: «
Infatti i post delle ragazzine che si travestono da donne uccise durante la Shoah su Tik Tok, di cui si è parlato sui media, sebbene non siano apertamente antisemiti sono molto pericolosi, in quanto forma di banalizzazione di questa tragedia, che la dice lunga su come ai ragazzi si sia parlato di questo argomento solo per creare una reazione emotiva e superficiale, che loro poi trasferiscono sul web. Un altro esempio di questo è stata la foto di Anna Frank usata dai tifosi della Lazio per insultare gli avversari. Quelli erano ragazzini che non avevano la minima idea della sofferenza di Anna Frank ma che attribuivano alla squadra avversaria il simbolo di perdente incarnato da Anna Frank. La Shoah non viene dunque presa come un monito e un appello alla responsabilità individuale, ma ci si gioca sopra accusando gli avversari di essere dei perdenti esattamente come le vittime della Shoah. Tutto ciò ha un effetto devastante dal punto di vista culturale.»
Il negazionismo è giudicato una forma di antisemitismo anche nella Dichiarazione operativa di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance – IHRA
[17]
«
Accusare gli ebrei come popolo responsabile di reali o immaginari crimini commessi da un singolo ebreo o un gruppo di ebrei, o persino da azioni compiute da non ebrei. Negare il fatto, la portata, i meccanismi (per esempio le camere a gas) o l’intenzionalità del genocidio del popolo ebraico per mano della Germania Nazionalsocialista e dei suoi seguaci e complici durante la Seconda Guerra Mondiale (la Shoah). Accusare gli ebrei come popolo o Israele come stato di essersi inventati la Shoah o di esagerarne la portata.»
Il 16 giugno 2016 il Parlamento italiano ha votato una legge che punisce chi diffonde le teorie negazioniste: «
la propaganda ovvero l’istigazione e l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione dello Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanita’ e dei crimini di guerra».
[18]
- V.D. La Biblioteca dell’Osservatorio possiede circa 500 volumi e numerose edizioni di riviste antisemite dal 1945 ad oggi. Quali sono i titoli più rilevanti da proporre a noi studenti?
Il testo antisemita che, da più di un secolo, esercita la maggiore influenza per la diffusione dell’odio contro gli ebrei sono i
Protocolli dei Savi di Sion :
- Falso documento teso a dimostrare l’esistenza di un complotto internazionale ebraico allo scopo di dominare il mondo. Il testo contribuì notevolmente alla diffusione dell’antisemitismo moderno. Redatto dalla polizia zarista all’inizio del Novecento, dopo la Rivoluzione d’ottobre fu introdotto nell’Europa occidentale da esuli russi. Descrive un piano ordito da una conferenza di dirigenti dell’ebraismo mondiale, al fine di ottenere il dominio universale e rovesciare la società cristiana. I Protocolli circolarono ampiamente in tutto il mondo occidentale ed ebbero un ruolo di primo piano nella propaganda nazista. Pur essendo stati ben presto riconosciuti come falsi, continuano ad essere ristampati e diffusi in formato cartaceo e digitale.
Per comprendere a fondo questo testo, lo sviluppo dell’antisemitismo nel corso dei secoli, le sue retoriche ed miti di accusa, consigliamo la lettura – non di opere antisemite come quelle contenute nella nostra biblioteca – bensì dei seguenti volumi :
Francesco Germinario,
L’antisemitismo come teoria politica rivoluzionaria, Edizioni Una Città, Rende (CS), 2020.
Gadi Luzzatto Voghera,
Antisemitismo, Editrice Bibliografica, Milano, 2018.
Pierre-André Taguieff,
L’antisemitismo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2016.
Si rigraziano Betti Guetta, Stefano Gatti e tutta la Redazione
[1] Il termine pregiudizio può assumere diversi significati, tutti in qualche modo collegati alla nozione di “giudizio prematuro”, cioè parziale e basato su argomenti insufficienti e su una loro non completa o diretta conoscenza. I pregiudizi sugli ebrei sono idee o opinioni sbagliate, anteriori alla loro diretta conoscenza o di fatti che li riguardano. Tali pregiudizi sono quasi sempre fondati su convincimenti tradizionali e comuni ai più, e impediscono un giudizio obiettivo. Esistono anche pregiudizi positivi, comunque basati su stereotipi che sono generalizzazioni semplicistiche riguardo a individui singoli o a gruppi di individui senza considerare le differenze individuali. Anche i pregiudizi positivi possono avere conseguenze negative.
[2] Il pericolo costituito da una sempre maggiore diffusione dell’antisemitismo ha allarmato il Parlamento italiano che, nel gennaio 2020, ha istituito il Coordinamento nazionale per la lotta contro l’antisemitismo diretto dalla professoressa Milena Santerini: www.osservatorioantisemitismo.it/articoli/la-professoressa-milena-santerini-nominata-coordinatore-nazionale-per-la-lotta-contro-lantisemitismo/?hilite=%27santerini%27
[3] www.osservatorioantisemitismo.it/approfondimenti_category/indagini-demoscopiche/
[4] La parola stereotipo venne inventata da Firmin Didot ed usata dalla stampa; era in origine una impressione duplicata di un elemento tipografico originale. Nel tempo, questa divenne una metafora per un qualsiasi insieme di idee ripetute identicamente, in massa, con modifiche minime. Stereotipo e cliché erano in origine entrambe parole usate in ambito tipografico, ed avevano il medesimo significato. In particolare, cliché era un termine onomatopeico derivato dal suono prodotto durante il processo di stereotipizzazione, quando la matrice colpiva il metallo fuso. Gli stereotipi sono l’insieme delle caratteristiche preconfezionate, attribuite come tipiche a una categoria o gruppo sociale, sono una sorta di immaginario collettivo a cui attinge il pregiudizio individuale. Gli stereotipi non sono quindi una creazione individuale ma vengono appresi dall’ambiente; essi rappresentano la controparte sociale e la fonte di alimentazione dei pregiudizi individuali. La creazione e l’arricchimento degli stereotipi riflette l’esercizio nel tempo del potere culturale, religioso e politico esercitato da un gruppo maggioritario e forte ai danni di un gruppo minoritario e debole.
[5] TAGUIEFF P.A. , L’antisemitismo, Raffaello Cortina, Milano, 2016, pg 57 e seguenti
[6] In senso ampio, la parola cospirativismo designa l’atteggiamento di rimettere in causa abusivamente la spiegazione comunemente ammessa di alcuni fenomeni sociali o eventi significativi in favore di un racconto esplicativo alternativo, che postula l’esistenza di una cospirazione e denuncia individui o gruppi che sono presumibilmente coinvolti.
“Abusivamente”: il racconto proposto si libera dalle regole elementari del ragionamento scientifico, in particolare escludendo sistematicamente gli elementi che sarebbero di natura tale da contraddirlo o – quando consentono di esaminarlo – omettendo di confutare in modo soddisfacente.
“postula”: la cospirazione non è mai dimostrata.
Teoria del complotto e cospirativismo. Conviene distinguere tra “teoria del complotto” e “cospirativismo”, sovente intesi, a torto, come sinonimi. Una teoria del complotto è un racconto circonstanziato mentre il cospirativismo è una forma di conversazione. Più precisamente, la forma di conversazione fornisce la struttura narrativa a tutte le teorie del complotto. Inoltre, il discorso cospirativista possiede una struttura molto vicina al discorso negazionista al quale però non può venire completamente assimilato poiché non ha la vocazione di negare l’evidenza di un avvenimento ma di spiegarlo in maniera differente.
La teoria del complotto tende a sottrarsi alla confutazione; infatti, qualsiasi prova tesa a dimostrare che un complotto non esiste si trasformano in altrettante prove che esiste .
Nelle teorie cospirativiste tutto è legato, il complotto non lascia posto al caso, ogni atto avrà una conseguenza prevista, e dietro a ciò che crediamo di vedere c’è un mondo clandestino in cui agiscono i cospiratori.
[7] L’ebreo errante è una figura della mitologia cristiana, che è condannato a vagare sulla terra fino al Secondo Avvento, per aver respinto o colpito Cristo durante il suo percorso verso il Calvario per essere crocifisso. La prima variante registrata sull’archetipo dell’ebreo errante apparve negli scritti di Roger di Wendover, un monaco di St. Albans. In questa versione, si convertiva al cristianesimo e da allora viveva una vita devota. Tuttavia, la leggenda servì a rafforzare l’idea che gli ebrei erano un popolo maledetto da Dio. Si è sostenuto che la diffusione del mito dell’ebreo errante, accompagnata dalla credenza che dimostrava che gli ebrei erano malvagi, era una causa diretta della violenza antisemita durante il Medioevo. L’ebreo errante fu anche adottato come simbolo dagli antisemiti tedeschi nel XIX secolo. Tragicamente, ciò portò l’ebreo errante ad essere utilizzato a scopo propagandistico nel partito nazista.
[8] L’accusa del sangue, conosciuta anche come omicidio rituale, è un archetipo antisemita secondo il quale gli ebrei praticherebbero omicidi di persone non ebree – specie bambini – al fine di utilizzarne il sangue per impastare il pane azzimo durante la Pasqua ebraica (Pesach) e per scopi magico-rituali e medicamentosi. Questa falsa accusa ha le sue origini nell’Inghilterra del 1144, si diffuse nel Medioevo e ancora nell’età moderna, e portò a processi e massacri di ebrei. Essa è riaffiorata in epoca contemporanea nella Germania nazista e nel mondo arabo-islamico.
[9] Il deicidio ebraico è la convinzione che gli ebrei siano i responsabili per l’omicidio di Gesù e, per estensione, di Dio. Questo deriva dalle varie narrazioni cristiane evangeliche che sostengono che Gesù fu processato e crocifisso dagli ebrei. Ciò ha portato molti Cristiani a credere che fosse loro dovere punire continuamente gli ebrei, e che la sofferenza ebraica fosse la volontà di Dio. Inoltre, molti pensavano che l’ “arretratezza” ebraica fosse confermata dalla superiorità della fede cristiana. Di conseguenza, le sofferenze continue del popolo ebraico erano diventate una legittimazione per la Chiesa. Accusare gli ebrei divenne una priorità invece di un mero pregiudizio culturale. Incredibilmente, la Chiesa Cattolica non prese le distanze dall’accusa del Deicidio ebraico fino al Concilio Vaticano II, nel 1965.
[10] Questi miti sono racconti antiebraici più o meno articolati come il fantomatico Piano Kalergi, secondo il quale gli ebrei vorrebbero sostituire la popolazione europea con “
allogeni musulmani”. Sempre nella medesima direzione, il Covid19 sarebbe una invenzione “
ebraico-sionista”atta ad indebolire il mondo e renderlo più malleabile al “
dominio sionista”.
[11] Antisionismo viene inteso come l’applicazione di modelli antisemiti (accusa del sangue, deicidio, odio del genere umano, perfidia, etc.) allo Stato di Israele e al Sionismo.
[12] L’uso dei social network (piattaforme sociali) online per condividere la demonizzazione di Israele, le teorie cospirative, la negazione della Shoah, ed i classici temi dell’antisemitismo con l’intenzione di creare accettabilità sociale per questi argomenti. Sia gli ebrei in generale che lo Stato ebraico possono essere l’obiettivo dell’antisemitismo 2.0 dove spesso la distinzione tra ebrei ed Israele non è chiara. L’antisemitismo coniugato in chiave di critica ad Israele viene comunemente rappresentato attraverso la comparazione tra lo Stato ebraico con i più popolari paradigmi di odio, come l’equiparazione con la Germania nazista o il Sud-Africa dell’apartheid. Il paragone con i nazisti aggiunge poi lo stereotipo antisemita che i sionisti si sono trasformati da vittime del nazismo ad artefici di un nuovo Olocausto ai danni degli arabo-palestinesi.
[13] I dati relativi al 2020 non sono ancora stati resi disponibili dall’OSCAD.
[14] Il termine negazionismo indica il tentativo condotto da pseudo-storici e divulgatori di vario genere – che si autodefiniscono revisionisti – di negare che la Shoah abbia mai avuto luogo, ovvero di dimostrare che, anche se degli ebrei sono morti nel corso del secondo conflitto mondiale, il loro numero sarebbe stato assolutamente inferiore a quello accertato dalla storiografia ufficiale. Quest’ultima, viene definita dai negazionisti olocaustica o sterminazionista. L’ideologia negazionista si compone di quattro elementi:
1) nega che il regime hitleriano abbia pianificato lo sterminio degli ebrei.
2) nega l’utilizzo omicida delle camere a gas.
3) riduce il numero degli ebrei uccisi nei lager a basse proporzioni, spesso attribuendone la morte a malattie contratte nei campi o ad eventi correlati alla guerra.
4) la Shoah viene fatta entrare nel paradigma cospirativista configurandosi come una gigantesca truffa ordita dagli ebrei e/o sionisti per estorcere denaro colpevolizzando le nazioni occidentali, Germania in primis, e soprattutto per legittimare l’esistenza e le politiche dello Stato di Israele.
Gli studiosi hanno iniziato a privilegiare l’impiego del termine negazionismo al posto di revisionismo a partire dal 1987 su ispirazione dello storico francese Henry Rousso, questo perché negazionismo rispetto a revisionismo sino a quel tempo abitualmente usato, spiega più compiutamente il fatto che questo sistema di pensiero rientra in una dimensione ideologica e non è un procedimento scientifico.
Il negazionismo si colloca all’interno di una costellazione ideologica “giudeocentrica”, cioè una lettura dei fatti storici che vede sempre gli ebrei come motore degli avvenimenti.
[15] https://www.osservatorioantisemitismo.it/articoli/betti-guetta-e-murilo-henrique-cambruzzi-dellosservatorio-antisemitismo-della-fondazione-cdec-commentano-il-fenomeno-dei-giovanissimi-utenti-di-tiktok-che-creano-video-in-cui-fingono-di-esser/?hilite=%27cambruzzi%27
[16] https://www.osservatorioantisemitismo.it/articoli/intervista-a-milena-santerini-coordinatrice-nazionale-per-la-lotta-contro-lantisemitismo/?hilite=%27santerini%27
[17] IHRA (www.holocaustremembrance.com) originariamente “Task force for international cooperation on Holocaust Education, Remebrance and Reseach” è un’organizzazione intergovernativa fondata nel 1998. Attualmente IHRA è composta da 34 stati membri di vari continenti, tra cui l’Italia. L’IHRA, nel corso della sua assemblea plenaria svoltasi a Bucarest dal 23 al 26 maggio 2016, ha adottato una dichiarazione operativa contro l’antisemitismo. 28 paesi – tra cui l’talia – hanno adottato la dichiarazione dell’IHRA www.holocaustremembrance.com/working-definition-antisemitism?focus=antisemitismandholocaustdenial
[18]https://www.osservatorioantisemitismo.it/approfondimenti/legge-16-giugno-2016-n-115-contro-il-negazionismo/
Totale Visite:
1.174