di REBECCA GIBALDO – Lorenzo Peritore, 68 anni, è un poeta licatese ed è autore del libro “Rimaniamo in rima” (Bonanno Editore); ha vinto numerosi premi di poesia con componimenti sia in dialetto che in italiano. Tra questi ricordiamo tra questi i Premi a Parma, Borgetto, Partinico, Agrigento, Raddusa, Caltagirone. L’ultimo in ordine di tempo il Premio Internazionale “La Biglia Verde”. Ho voluto così intervistarlo per sapere qualcosa di più del nostro poeta dialettale.
D. In quale occasione hai capito di avere una passione per la poesia dialettale?
– L’ho capito sin dai banchi di scuola elementare, dove con alcuni compagni si faceva a gara con le rime in dialetto. Poi alle scuole superiori, quando abbiamo messo su una compagnia teatrale studentesca , alcuni dei lavori che portavamo in scena, quali sketch, stornellate e altro, erano anche frutto delle mie composizioni.
D. Quale fra le tue tante poesie ha suscitato una forte emozione?
– Sicuramente la poesia dal titolo “A Fabiana”, che ho dedicato alla mia nipotina e figlioccia. Una poesia che oltre alla mia nipotina ho voluto dedicare anche a tutti i bambini che soffrono per le guerre, per la fame e per le tantissime ingiustizie che vengono giornalmente consumate nel mondo.
D. Tanti sono stati i premi a te attribuiti , quale ha lasciato un ricordo piacevole?
– Ti confesso che tutti i premi lasciano dei piacevoli ricordi e delle gratificazioni che provocano emozioni. Ma il premio che mi ha gratificato tanto e mi ha lasciato uno straordinario ricordo, è stato quello riconosciutomi a Malvagna, in provincia di Messina, per una poesia che ho scritto e dedicato alla nostra concittadina Rosa Balistreri dal titolo “ U Cuntu di Rosa”. Ti assicuro che da licatese, ritirare un premio fuori dalla propria città, per una poesia che commemora e racconta di una concittadina che quando era in vita è stata amata molto poco, mi ha soddisfatto e gratificato tanto.
D. La poesia dove si elencano i soprannomi ha suscitato tanta curiosità fra i licatesi portandoli indietro nel tempo, come si ci sente nel far provare queste belle emozioni?
– Venire fermato per strada e sentirsi dire dalla gente che leggendo la poesia dei soprannomi della marina si sono rivisti un po’ bambini e hanno trovato tra i tanti soprannomi anche quello dei loro genitori, dei loro nonni e dei loro bisnonni, è stata davvero una gran bella soddisfazione. Quantunque io conoscessi già molti dei soprannomi utilizzati nella poesia, è stata una esperienza unica la ricerca che ho fatto per le strade del rione marina a parlare con persone più grandi di me, affinché mi svelassero altri soprannomi che io non conoscevo. Una esperienza che ha fatto per un po’ ritornare bambino anche me, tra le strade di un quartiere dove sono nato e cresciuto e del quale sono innamoratissimo.
D. Come mai hai pensato nelle tue poesie di utilizzare il dialetto licatese invece dell’italiano?
E’ vero che la maggior parte delle mie poesie le scrivo in dialetto, ma ti posso assicurare che ne scrivo tante anche in lingua italiana. Prediligo comunque il dialetto perché è la lingua che ha accompagnato la mia infanzia e con la quale sono cresciuto. Amo moltissimo il dialetto licatese e mi piace diffonderlo con i miei versi anche per provare a farlo conoscere alle nuove generazioni e ai bambini che nella maggioranza dei casi lo sconoscono completamente.
D. Nelle tue poesie spesso viene menzionata la realtà di Licata, mi potresti descrivere Licata in una parola sempre in dialetto?
Se devo davvero descriverti la realtà di Licata con una sola parola, devo prima farti una piccola premessa : la realtà di ogni città, nella maggioranza dei casi, dipende soprattutto dai comportamenti, dalle azioni e dal senso civico dei suoi abitanti. Di conseguenza, in relazione alla premessa che ti ho appena fatto e per non essere offensivo nei confronti dei nostri concittadini, una delle parole che mi viene in mente per risponderti, è “Streusu” . Si, Licata è proprio “ un paisi streusu” (un paese strano nda). Non conoscerai il significato di questo piccolissimo vocabolo, ma in famiglia ci sarà sicuramente qualcuno come il nonno o le nonne, che te lo sapranno spiegare perfettamente.
Ringraziamo il nostro poeta per l’intervista che ci ha concesso.