di Aurora Del Biondo classe III A Scuola Secondaria di I grado “Umberto I” di Lanciano
1. Imperatore, oggi, vorremmo scoprire qualcosa in più su di Lei.
Tutti la conoscono come condottiero e militare, ma pochi sanno
che è anche uno scienziato, giusto?
Sì, effettivamente la mia passione giovanile è stata la matematica, tanto
che la mia carriera militare si apre come artigliere. Lì, in artiglieria
potevo esprimere al meglio me stesso: i cannoni della fine del ‘700 erano
diventati più precisi e potenti e necessitavano di competenze tecniche
come il calcolo della traiettoria, della resistenza dell’aria, della Rotazione
della Terra, i rimbalzi…
2. È riuscito in qualche modo a portare questa sua passione nella
sua vita adulta e politica?
Certo, anche lo studio delle materie scientifiche è stato un modo per
scardinare l’Ancient Regime. Prima di me venivano considerate materie
di pregio quasi esclusivamente le materie umanistiche, ma io ho insistito
con l’aiuto di valenti scienziati e matematici come Lagrange per dare un
nuovo volto alla cultura europea, un volto scientifico: ho riformato così
l’educazione scientifica in Francia e nei territori occupati ho fondato i
politecnici e le scuole normali come quella di Pisa. E poi… mi sono tolto
qualche soddisfazione personale. Sa che c’è un teorema matematico a
mio nome? Costruendo dei triangoli equilateri sui lati di un triangolo
qualunque i loro baricentri formano un triangolo equilatero… ebbene sì..
3. Tutto questo impegno politico e culturale per rendere la Francia il
centro dell’Europa?
Si ricordi che ciò che funziona in Francia funziona in tutto il mondo: in
fondo le mie conquiste hanno esportato i frutti della Rivoluzione francese
e dell’Illuminismo ovunque … tranne nei paesi anglosassoni, così restii a
riconoscere il primato francese, pensi all’Egitto.
4. Beh, l’Egitto è una vicenda ambivalente…lei come la definisce?
Obiettivamente un disastro militare, ma come dite voi oggi? Un grande
successo di marketing: fu l’inizio dell’egittologia, dello studio della flora e
la fauna dei paesi esotici, della stampa dei caratteri arabi, ma soprattutto
la decifrazione del geroglifico grazie alla Stele di Rosetta… e gli Inglesi?
Semplici ricettatori, capaci solo di portarla a Londra al British Museum.
C’è una bella differenza, no?
5. La sua personalità affascina molto i lettori contemporanei, forse
perché vedono in lei un self-made man?
Sa, io sono un figlio della Rivoluzione: sono sempre stato convinto che
tutti in Francia, dopo la rivoluzione, avessero la possibilità di farcela
secondo le proprie capacità, a prescindere dalla nobiltà della loro nascita.
E chi più di me poteva essere il simbolo di questa modernità?
Malinconico e arrogante, egocentrico e un po’ complessato, sognatore e
realista, ma soprattutto "straniero" (sono nato nel 1769 in Corsica) in
casa degli oppressori della propria terra, io sono sbarcato in Francia a 9
anni senza parlare una parola di francese per poi diventarne Imperatore.
6. Ma lo sa che oggi si parla di “Complesso di Napoleone”?
Non me ne parli, è un qualcosa di così irrispettoso: uomini bassi dalle
personalità dominanti. La verità è che questa dicitura nasce da una
campagna di diffamazione inglese. Non ero altissimo, ma sicuramente
nella media dell’epoca. Ma gli Inglesi, sempre loro, amavano deridermi
per questo… in fondo cosa altro potevano fare? Hanno invano cercato di
ridimensionare la mia grandezza. Le parodie più famose sono state create
da James Gillray, un caricaturista britannico che ha contribuito alla
nascita del moderno fumetto politico. Gillray non mi vide mai di persona,
ma mi prese in giro rappresentandomi come un uomo in miniatura che
considerava il mondo un suo giocattolo e raffigurandomi come un
bambino con indosso abiti troppo grandi. In una vergognosa vignetta del
1803, ad esempio, il re britannico Giorgio III mi tiene letteralmente per
mano guardandomi attraverso un cannocchiale. Che impudenza! La prego
parliamo d’altro…
7. Non vorrei insistere sullo psicologico ma… mi parlerebbe del
rapporto con sua madre?
Madame Mère, mia madre. Letizia Ramolino Bonaparte fu la prima donna
a godere della mia stima e del mio affetto. Forte, autoritaria e sfrontata
l’ho cercata in tutte le donne della mia vita. Devo tutto a mia madre;
avrebbe potuto governare dei reami. Mia madre è degna di ogni genere di
venerazione… era una testa d’uomo su un corpo di donna. Dove trovarne
una uguale? Mi ha sempre detto la verità: si espresse apertamente e in
modo aspro su Josephine, mia moglie, che definì una maliarda. e non
sbagliò per quanto mi tradì…credo che mia madre sia stata l’unica donna
che mi abbia mai amato davvero disinteressatamente.
8. Da chi si è sentito sconfitto nella sua vita?
Non ho mai avuto timore di nessuno nella mia vita. Ma sì, qualcuno mi
sconfitto, ma non è stato un uomo. Un uomo che mi sconfigga in realtà
non è mai nato. Gli uomini hanno avuto bisogno di ricorrere a qualcosa di
più grande: il Generale Inverno. Il fallimento militare della campagna di
Russia segnò il mio declino, perché nonostante io abbia passato tutta la
vita a superare strategicamente gli ostacoli ho peccato nel modo più
antico di tutti: la presunzione, la superbia. Pensavo di piegare la natura,
che mi ha punito rendendomi misero e fragile. Il mio più grande
rimpianto
9. La sua vita è davvero un’epopea. Ci vuole lasciare con una sua
frase che simboleggi la sua storia?
“La parola impossibile non è nel mio vocabolario.”