Dei ragazzi della IV B, scuola “Papa Wojtyla” – Roma
Qualche tempo fa la maestra ci ha detto che nella nostra scuola insegna un maestro, Domenico Pujia, che fa anche lo scrittore ed ha pubblicato dei libri.
Ci è venuta una grande curiosità di conoscerlo, per chiedergli tutti i segreti del suo lavoro (quello di scrittore, ovviamente) perché ci sembra molto difficile ed affascinante, e così lui è venuto a trovarci e noi lo abbiamo “bombardato” di domande, alle quali egli ha risposto con grande gentilezza e disponibilità.
Ecco l’intervista.
Mi presento: Domenico Pujia, nato a Roma sessantadue anni fa. Sono diventato maestro trentasei anni fa. Mi piace leggere, scrivere e viaggiare. Di recente sono andato a Reggio Calabria per ritirare un premio; anche a Roma ho ricevuto un premio, me lo hanno dato nella Sala del Campidoglio.
Quando e come è iniziata la tua carriera di scrittore?
La mia carriera di scrittore è iniziata dieci anni fa, perché volevo scrivere un romanzo sulla morte di Ilaria Alpi, giornalista uccisa da soldati ribelli in Somalia. Lo volevo scrivere per ricordarla.
Qual è il lavoro di cui vai più fiero: maestro o scrittore?
Vado fiero di entrambi i lavori: fare il maestro è un lavoro difficile, si devono insegnare tante abilità. Sono molto fiero anche di fare lo scrittore: ho ricevuto diversi premi per i miei lavori.
Quale è stato il libro che ti ha reso più orgoglioso?
E’ un racconto triste, che parla di una bambina che non c’è più; si intitola: “Portatemi in Paradiso”.
Perché hai deciso di diventare uno scrittore? Ti piace così tanto scrivere?
Leggevo tante storie che mi piacevano, poi ne scritte di mie e le ho inviate alle case editrici, che sono state apprezzate, quindi…sì, mi piace scrivere.
Ti rilassa scrivere libri?
Sì, scrivere è rilassante, ma anche molto impegnativo.
Quanto tempo impieghi per scrivere uno dei tuoi libri?
Il tempo varia, può essere un anno o due, per i racconti e le poesie qualche mese.
Quante volte hai avuto il “blocco dello scrittore”?
Molte volte: mi capita di iniziare una storia e di non riuscire ad andare avanti. Dopo un po’ di tempo l’idea ritorna e proseguo.
Come fanno a venirti le idee?
Le idee mi vengono in vari modi: dalle mie esperienze, dalla lettura di libri o giornali, da persone conosciute, dai racconti di storie familiari…
Qual è il tuo libro più famoso? E quello più venduto?
Il mio libro più famoso è un giallo che si intitola: “I giorni dell’odio”. Il mese prossimo sarà premiato a Napoli con un piccolo “Oscar” per la letteratura gialla. Il premio si chiama “Holmes Hawards” ed è internazionale. Il mio libro più venduto è: “Calabria, terra di passaggio”.
Hai mai scritto un racconto in cui facevi finta di essere un’altra persona?
Sì, ho scritto che ero un personaggio che ascoltava una persona, la quale raccontava la sua storia durante un viaggio in treno.
Quanti lavori hai scritto?
Ho scritto tre romanzi, cinque racconti e venti poesie.
La tua passione di scrittore ti è stata trasmessa da qualcuno o è partita da te?
La passione di scrivere in parte mi è stata trasmessa da mio padre, che ha scritto un libro anche lui, ma viene soprattutto dalla mia passione per la lettura.
Da cosa prendi spunto per scrivere le poesie? E per i romanzi?
Per le poesie ascolto i miei sentimenti, per i romanzi da persone conosciute, dai loro racconti, come ho già detto.
Come fai a decidere se scrivere un racconto, un romanzo o una poesia?
Dipende dalla storia o dai sentimenti che mi trasmettono un libro o una persona.
Come ti senti quando scrivi?
Mi sento molto concentrato e attento alla forma e al contenuto di ciò che scrivo.
I tuoi libri si vendono su AMAZON?
Sì, su Amazon Mondadori e IBS.IT. Si possono lasciare anche le recensioni.
Come fai a dividere il tempo tra l’insegnamento e la scrittura?
Scrivo nei momenti liberi: durante le vacanze, il sabato, la domenica o nei pomeriggi.
Che tecniche narrative usi nei tuoi romanzi?
Uso la tecnica delle storie incrociate (montaggio parallelo), cioè due storie che si intrecciano e si incrociano.
Come fai a cambiare personaggi ogni volta?
In due romanzi i personaggi sono gli stessi, negli altri in parte sono inventati e in parte persone conosciute. Un personaggio è ispirato alla mia mamma.
Scrivi per passare il tempo, o per altri motivi?
Scrivo per molti motivi: per interesse verso un argomento, o perché penso che le mie storie interessino il pubblico, o perché sento che i miei personaggi sono credibili.
Prima che diventassi un vero scrittore, come costruivi i testi?
Diciamo che i romanzi sono partiti tardi; le storie, invece, nella mente sono partite presto, perché mi interessavo ad un argomento, facevo ricerche e poi ci mettevo la mia fantasia. Buttavo giù le idee che mi venivano su cose accadute.
Sei andato in Paesi stranieri e poi hai scritto libri sul posto che hai visitato?
Sì, sono andato in Paesi stranieri, ma non ho ancora scritto niente su di essi. Ho preso degli appunti, informazioni, documenti….
La tua scrivania è ordinata o disordinata?
Molto disordinata! Ci accumulo roba sopra e mia moglie mi guarda male per questo.
Ti è mai capitato di pensare una bella frase e poi dimenticarla?
Sì, certo. Molte volte.
Ti fa male la mano quando scrivi tanto?
No, perché in genere a penna scrivo qualche appunto, poi scrivo al computer.
Quante volte rileggi i tuoi lavori, per correggerli prima di pubblicarli? Li fai leggere a qualcuno?
Tantissime volte! Poi li faccio leggere ad altre persone, perché a volte vedono cose di cui io non mi ero reso conto.
Hai mai scritto una storia con te come protagonista?
No, ancora no.
Da piccolo ti piaceva scrivere testi? Che voti prendevi?
Mi piaceva molto leggere, il mio papà aveva una libreria ricca. Le mie prime letture sono state i fumetti. Prendevo voti discreti, otto, ma con il tempo sono migliorato. Per scrivere bene il segreto è leggere tanto, perché poi si ricordano le parole e le informazioni da inserire nelle storie.
Quando non hai più idee cosa fai: lasci perdere e finisci quando ti tornano, o ti sforzi per fartele venire?
Mi fermo e aspetto che tornino.
I tuoi romanzi finiscono sempre bene?
Alcuni finiscono con un finale aperto, per poter continuare la storia con altri romanzi (sequel).
Questa che ti stiamo facendo è la tua prima intervista?
Sì, da parte di bambini è la prima. Sono stato intervistato da giurie di concorsi, da televisioni private e da giornali. A proposito di interviste, una frase, detta da una mia amica, mi ha colpito: “Sono responsabile di quello che dico, non di quello che capisci”.
Hai mai scritto storie ambientate in altre epoche storiche?
No, ancora scritto completamente no. Sto, però, preparando un giallo ambientato nella Magna Grecia, nell’anno 500 a. C. Ci saranno misteri, battaglie, guerre… Sarà la mia prossima opera.
Per scrivere un romanzo, o un racconto, o una poesia, fai prima una brutta copia o scrivi direttamente la stesura del testo?
Sempre preparo la brutta copia, poi, in un secondo momento, la rileggo tante volte e la correggo poi la faccio leggere a qualcuno per perfezionarla.
Quale libro ti piace di più tra quelli che hai scritto?
Quello che amo di più è “Calabria: terra di passaggio”.
La nostra intervista si conclude qui, tante sono le domande che vorremmo fare ancora al maestro Domenico, ma le riserviamo per la prossima intervista, magari in occasione della pubblicazione di altri suoi lavori. Lo ringraziamo per la disponibilità del tempo che ci ha concesso e per la sua gentilezza. E’ stato bello intervistare un vero scrittore!