di classe V^B scuola primaria (plesso M. Abbate) –
Chi è Cristoforo Boscaglia ?
Sono un perito minerario e ho lavorato sempre negli uffici della miniera di zolfo Gessolungo.
Dove si trova la miniera Gessolungo?
Si trova vicino il villaggio Santa Barbara di Caltanissetta.
Che cosa si estraeva dalla miniera Gessolungo?
Dalla miniera si estraeva lo zolfo, che è un minerale giallastro utilizzato per la produzione di farmaci dermatologici, per la costruzione dei fiammiferi. In agricoltura è usato per combattere i parassiti delle piante, ma anche per la preparazione di mastici e colle, come sbiancante di lane e cotone, ma soprattutto nel tempo passato era la materi per la fabbricazione di polvere da sparo, esplosivi e fuochi artificiali. Per la grande quantità di zolfo estratta dalle miniere, Caltanissetta era diventata la capitale mondiale dello zolfo.
Che ruolo ha nell’ Associazione “Amici della miniera”?
Sono il Vice Presidente e insieme con il Presidente ogni anno organizziamo la cerimonia per ricordare la Tragedia di Gessolungo.
Ci racconta cosa è successo nella miniera di Gessolungo?
Il 12 Novembre 1881 è scoppiato il grisou, un gas che si trovava dentro la galleria della miniera, causando la morte di 65 minatori di cui 19 carusi. La miniera era di proprietà del padrone che assumeva anche i figli dei minatori pagandoli poche lire. I “carusi”, cioè i giovanissimi minatori, avevano dai 7 ai 14 anni. A causa degli sforzi fatti per trasportare il carico di zolfo, i carusi crescevano con problemi alla colonna vertebrale e respiratori. Essi trasportavano lo zolfo utilizzando lo “stirraturi”, una cesta di corda intrecciata. Nelle miniere di quegli anni il metodo prevalente di estrazione dello zolfo puro consisteva nella fusione del minerale grezzo nella “calcarella” (detta “carcaruna”) un rudimentale forno di fusione. Per separare lo zolfo dal resto del minerale estratto si bruciavano dei piccoli cumuli di minerale. Lo zolfo fuso, che rappresentava una piccola parte di quello contenuto nel cumulo iniziale, colava lungo il piano e fuoriusciva da un’apertura chiamata “foro della morte”. Il resto dello zolfo si volatilizzava sotto forma di anidride solforosa i cui vapori causavano gravi danni agli operai. Il lavoro dei minatori era faticosissimo e tutti avevano anche la consapevolezza che rischiavano la morte ma lavoravano con la speranza che non accadesse mai. Per questo ragazzi “è nostro dovere ogni anno commemorare i caduti e augurarci di fare tutto il possibile per non dimenticare quanto accaduto nella nostra città”.
alunni della classe V B scuola primaria (plesso M. Abbate) – ins. Maria Grazia Giammorcaro