a cura della classe 1ªH-
Un incontro con la storia: così potrebbe definirsi l’esperienza vissuta dalla nostra classe 1ªH, quando abbiamo ascoltato la testimonianza di nonna Annarita.
Chi è nonna Annarita? La custode della memoria di famiglia del nostro compagno Gabriele, il quale collegato in DAD durante la lezione dedicata alla Giornata della Memoria, accenna da casa che a lui sono stati raccontati, fin da piccolo, ricordi di violenze e sofferenze legate alle persecuzioni naziste.
Così nonna Annarita prende il posto dei filmati e dei documentari programmati per la lezione e la nostra attenzione viene rapita dalla testimonianza diretta di chi ha conosciuto l’ingiustizia attraverso la memoria storica della propria famiglia. Siamo negli anni ’40 quando anche in Macedonia arriva la furia delle persecuzioni naziste contro gli ebrei e le minoranze etniche serbo-croate. Mariça, la mamma di nonna Annarita, ha 14 anni e all’uscita di scuola un giorno trova uomini “enormi, alti, con armi grandi e lo sguardo severo”: i tedeschi! Lei e altre persone devono salire su un treno merci ma sono in troppi e così quei soldati schierano tutti contro un muro, e senza alcun criterio ne fucilano solo alcuni: lei si salva, la sua cara amica, accanto a lei, invece viene fucilata all’istante. Mariça viene messa sul treno.
“Sembra la scena di un film” – commenta Lucia-” mi sembra di vedere le guance dei bambini rigate dalle lacrime e il loro sguardo colmo di paura…fermi lì a sentire l’ultimo respiro dei loro amici mentre forse pronunciavano un ultimo desiderio…tutto questo racchiude un mondo di profonda tristezza ed enorme ingiustizia”. Christian aggiunge: “È impossibile capire perché degli uomini possano essere stati così crudeli”. E Andrea riflette: “Mariça avrà sofferto in modo atroce…forse avrà provato un senso di colpa per essere sopravvissuta al posto della sua cara amica”.
Mariça si ritrova così in un campo di lavoro in Germania, assegnata alle cucine dove, forse perché di corporatura minuta, il suo compito è quello di entrare in grandi pentoloni per pulirne l’interno. In quei giorni conosce il suo futuro marito Amedeo, soldato italiano anche lui internato nel campo.
Per aiutare lui e gli altri prigionieri affamati, Mariça nasconde le bucce di patate. È fortunata Mariça a riuscire a salvarsi e a sopravvivere a tanta sofferenza insieme al suo Amedeo con cui poi arriva nel Salento. “Però quanti poveri ragazzi come Mariça e Amedeo sono stati costretti a tanta sofferenza e sono stati vicini alla morte” – dice Simone. “Sono contento che siano sopravvissuti a quella tragedia e a tanta ingiustizia” – commenta Giovanni. Intanto Nonna Annarita lascia trasparire la sua emozione mentre racconta della sua mamma che nonostante tanta sofferenza è stata sempre una persona dolcissima e buona nei confronti di tutti.
“È giusto che sia stata istituita la Giornata delle Memoria, perché solo ricordando quello che è successo possiamo evitare che accada di nuovo” riflette Simone e poi Alessandro conclude: “Oggi ho vissuto un’esperienza bellissima…ascoltare la storia di un sopravvissuto è proprio come diventare un testimone”. Un grazie speciale a Gabriele e nonna Annarita.