//Incontro con la Polizia Postale.

Incontro con la Polizia Postale.

di | 2023-01-03T21:55:43+01:00 3-1-2023 21:55|Alboscuole|0 Commenti
a cura di Gioia Nucciarelli, Gemma Boccali, Stella Laloni – classe III/C – scuola Secondaria di I grado – Le classi terze medie della scuola “Galeazzo Alessi”, martedì 6 Dicembre hanno avuto un incontro con la polizia postale, nell’auditorium della scuola. Sono venuti da noi due poliziotti che si sono presentati, Luca Giovanelli e Romeo Agostinelli, e hanno spiegato in che cosa consiste la polizia postale. Questa si occupa dei vari crimini commessi in internet, come il cyber bullismo, attacchi hacker e delle varie problematiche legate ai social. Hanno particolarmente approfondito l’argomento del bullismo, specificando che è una forma di violenza, sia verbale che fisica e hanno circostanziato ciò raccontando varie storie. Ad esempio quella di un bidello, omosessuale e sordomuto, che si era presentato nei loro uffici perché preso in giro dagli studenti per il suo orientamento sessuale e per la sua disabilità; hanno esposto la storia di una ragazza, tentata al suicidio, perché fortemente bullizzata dai suoi compagni di classe per la sua bravura. La ragazza, per compiacere i compagni, aveva mandato loro foto e video intimi. I compagni la derisero ancora di più a causa di ciò, intervenne la polizia postale che, insieme ai genitori, le consigliò di cambiare scuola, ed ora si trova meglio. Hanno detto che, quando ci si trova a vivere una situazione di bullismo, bisogna denunciarla o chiamare il numero 114. In seguito si sono messi a parlare dei social e del loro utilizzo. Hanno iniziato col dire che, con il telefono, la durata delle attività viene prolungata, ad esempio l’andare al bagno: quando ci si va senza il telefono ci si sta cinque minuti, quando ci si sta con il telefono se ne impiegano quindici, se si ha una rete di connessione trenta, quando invece si ha anche una presa e un carica batterie ci si sta oltre un’ora. Uno dei primi social che fu utilizzato, anche se all’inizio fu snobbato, fu Youtube. Chi ci caricava video o anche solo lo guardava era ritenuto uno sfigato. Al contrario, oggi Youtube è una delle piattaforme social più utilizzate. Al tempo i social venivano creati solo per mostrarsi, mentre oggi hanno principalmente lo scopo di catturare l’attenzione. Un esempio è Tiktok, un social che è stato creato in modo tale che alla persona vengano proposti dei video in una successione infinita, perciò chi li sta guardando rimane lì per ore. Si dice che sia una droga cento volte più forte dell’eroina. Il postare nei social ha portato al cyberbullismo, una forma di bullismo tramite social: le persone che postano vengono insultate, in molti casi pesantemente, e possono reagire in due modi differenti, mostrando disinteresse e menefreghismo o prendendosela, e quindi restandone indelebilmente feriti. Molte volte si tende a entrare nella fase della depressione per poi tentare il suicidio poiché non si riesce a superare quanto accaduto. In questo caso è meglio parlarne con un adulto e rivolgersi alla polizia, denunciando così il fatto. I poliziotti hanno parlato del caso di Carolina Picchio, una ragazza di Novara suicidatasi nel 2013, all’età di 14 anni. Carolina ad una festa si era ubriacata, andò in bagno e perse i sensi. All’inizio gli amici cominciarono a fare gesti sessuali su di lei e a filmarla, poi smisero. Vedendo che non reagiva ai segnali, decisero di chiamare il padre. Questi chiese spiegazione sul perché sua figlia fosse sdraiata in bagno senza dare segni di vita, iniziò a darle degli schiaffi per svegliarla e, quando ci riuscì, fece ritorno con lei a casa. Il giorno dopo Carolina si accorse che il video che i suoi amici le avevano fatto era diventato virale e se ne vergognava parecchio. Venerdì 4 gennaio 2013 Carolina si incontrò al bar con una sua amica e le disse che si sarebbero riviste lunedì a scuola. La sera stessa di quel venerdì la ragazza accese il suo computer e, vedendo che la riempivano ancora di insulti e minacce, decise di lasciare di sé una foto, caricata su Instagram, e un biglietto con su scritto: “Le parole fanno più male delle botte. Ma a voi non fanno male? Siete così insensibili?”, per poi farla finita buttandosi giù dal balcone. Nel cuore della notte i carabinieri suonarono alla porta, il padre andò loro ad aprire, gli chiesero se fosse il padre di Carolina e di accompagnarli nella sua stanza. L’uomo si allarmò quando vide che la finestra era aperta e la figlia non c’era. Appena scese giù dalle scale il padre capì cosa era successo: si era buttata dal balcone. Alcuni dei suoi amici vennero messi sotto inchiesta, mentre altre persone sui social continuavano a scriverle insulti, anche pesanti, come ad esempio “Finalmente è morta ‘sta puttana”. Dopo il caso di Carolina fu varata la legge grazie alla quale un video come quello, se pubblicato in Internet, può essere rimosso definitivamente entro le 48 ore. Oltre ad occuparsi di queste tematiche, la polizia postale interviene in casi di codice rosso, cioè violenza sulle donne, femminicidi, stalking e minacce.