di Ferraro Francesco, Rea Felice, Salvati Luigi- In riconoscimento del valore morale e umano, il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, lo Stato Italiano ha approvato la legge che istituisce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.
Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, l’Associazione Libera promuove la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Il 21 marzo in tanti luoghi del nostro Paese vengono recitati i nomi e i cognomi, come un interminabile rosario, delle vittime innocenti delle mafie per fare in modo che vivano ancora e non muoiano mai e per dare un abbraccio di conforto ai loro familiari.
I nomi sono tanti, più di mille. Come il nome di Giuseppe Di Matteo.
Nato a Palermo il 19 gennaio 1981, fu rapito il pomeriggio del 23 novembre 1993, all’età di dodici anni, in un maneggio di Villabate, da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine di Giovanni Brusca, boss di San Giuseppe Jato allora latitante, nel tentativo di impedire che il padre, Santino Di Matteo, collaboratore di giustizia ed ex-mafioso, collaborasse con gli investigatori.
Dopo il rapimento, Giuseppe Di Matteo fu tenuto prigioniero in condizioni terribili. Fu legato e bendato per gran parte del tempo, mentre i suoi rapitori lo spostavano da un nascondiglio all’altro per evitare di essere scoperti dalle autorità. Durante la sua prigionia, subì regolarmente abusi fisici e psicologici, compresi lunghi periodi di isolamento e privazione del cibo. Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine e degli investigatori per trovare il bambino e riportarlo in salvo, i rapitori di Giuseppe non mostrarono alcuna pietà. Nel gennaio del 1996, all’età di soli 14 anni, Giuseppe fu strangolato dai suoi aguzzini. Dopo il suo omicidio, il corpo di Giuseppe fu gettato in un bidone pieno di acido solforico per farlo sparire completamente. La morte di Giuseppe Di Matteo suscitò indignazione a livello nazionale e internazionale, portando a una maggiore consapevolezza sui metodi brutali e spietati della mafia e sull’importanza della lotta contro la criminalità organizzata. Il suo caso ha anche evidenziato il coraggio e la sofferenza delle vittime innocenti coinvolte nei conflitti tra le forze dell’ordine e le organizzazioni criminali.