di Sebastian Tinti, Classe 2^ C. – Lo scorso 8 settembre 2023, un fortissimo terremoto ha colpito alcune regioni del Marocco nord-occidentale, causando gravi danni alle città e soprattutto alla popolazione. L’epicentro della scossa di maggiore intensità è avvenuta alle ore 23.11 a circa 50 Km dalla stazione sciistica di Oukaïmeden ad una profondità di circa 18 km ed è stato anche avvertito in Algeria, Spagna e Portogallo. IL terremoto, oltre a causare ingenti danni e crolli di edifici in tutto il Paese, ha purtroppo provocato la morte di 3.000 persone e 5.500 feriti di cui circa 1.500 in modo grave. La mia famiglia aveva programmato un viaggio in Marocco molto prima che accadesse il terremoto. Così, dopo lo scorso Natale, siamo partiti per un itinerario che comprendeva Marrakech, Essaouira e il deserto di Agafay. Il punto preciso dell’epicentro era avvenuto sulla catena montuosa dell’Alto Atlante la quale attraversa gran parte del territorio marocchino. E’stato davvero un evento devastante per i gravi danni provocati sui monumenti, tra i quali vorrei citare la Moschea di Tinmel che è stata ridotta ad un cumulo di macerie. Questo rilevante luogo di preghiera per i fedeli dell’Islam costituiva un simbolo molto importante per tutti visto che era una delle poche moschee visitabili anche dai non musulmani. Una tra le scosse più forti si è verificata a Marrakech dove erano visibili evidenti crepe e c’erano moltissime abitazioni distrutte. Ho potuto visitare solo dall’esterno la Moschea della Koutobia poiché danneggiata gravemente, anche se non avrei potuto visitarla in quanto l’accesso è riservato soltanto ai musulmani. Nonostante il grave evento sismico il turismo sembra essere ripartito a pieno ritmo: al nostro arrivo, infatti, l’aeroporto di Marrakech-Menara era strapieno di gente così come anche la Medina di Marrakech con la sua famosissima Piazza Jamaa el Fna, patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. Qui ho potuto vedere come gli abitanti della città siano particolarmente accoglienti e disponibili con i turisti. Un edificio che mi ha colpito particolarmente è stato il Palazzo di Bahia, costruito alla fine del XIX secolo così chiamato dal nome di una delle mogli di un ex Primo Ministro. In questo complesso architettonico si evidenziano i soffitti in legno finemente decorati nelle stanze che rispecchiano la regione di origine di ciascuna moglie e i mosaici coloratissimi presenti dappertutto rendono le stanze uniche. Abbiamo trascorso qualche giorno anche sulla costa atlantica nella città di Essaouira che, un tempo, era chiamata Mogador. Il suo nome significa letteralmente “ben disegnata” poiché osservandola dall’alto si vede come sia stata frutto di un’ambito e originale progetto architettonico. Molto rilevante è la sua Medina affacciata sul mare che è anch’essa patrimonio dell’Unesco. La mia personale considerazione al ritorno del viaggio in Marocco si riversa tutta nell’augurio che il turismo marocchino possa al più presto tornare ad essere florido come prima del terremoto, perché così oggettivamente possa dare un reale e concreto aiuto per la ripresa e la ricostruzione delle sue uniche bellezze architettoniche.