di Arianna Di Bari, 1E
In un villaggio bello e colorato vivevano tante famiglie che avevano per miglior amico un cane.
Più lontano dal villaggio, isolati, vivevano un lupo con il suo padrone ed entrambi erano gelosi della felicità degli abitanti del villaggio: erano infastiditi dai canti di gioia dei bambini in piazza, dalla voglia di vivere degli anziani e dei giovani.
Tra tutti i cani del villaggio il leader era il pastore tedesco Arthour, che aveva come padrone il sindaco.
Arthour viveva in una villa con tanto verde e spazio per giocare con i suoi padroni e i suoi amici.
In un giorno di primavera, mentre Arthour giocava nel suo giardino, fu sorpreso da un forte fruscio e da un soffio di vento così forte da far piegare i rami degli alberi, i cespugli e l’erba.
Il vento con la sua forza raggiunse il villaggio spalancando porte e finestre di ogni casa, creando disordine in ogni dove.
La gente spaventata, si riversava per le strade.
Dopo alcuni giorni dall’accaduto alcuni abitanti del villaggio iniziavano a star male.
Nessuno neanche il medico più bravo riusciva a capire di cosa si fosse ammalata la gente.
Più passavano i giorni e sempre più gente del villaggio stava male.
Il sindaco aveva ordinato alla popolazione un Lockdown: le scuole erano chiuse, i ragazzi seguivano le lezioni in Distance Learning, i teatri, i cinema e tutto quello che portava gioia era purtroppo celato in un silenzio spaventoso.
Arthour insieme ai suoi amici partì alla ricerca del vero motivo per cui la gente del suo amato villaggio si era ammalata.
Pian piano la gente del villaggio imparò a difendersi dal vento: They protected their nose and mouth, washed their hands often and avoided meeting in large groups.
Per molto tempo impararono a rispettare queste semplici, ma importanti regole.
Arthour e il suo gruppo di amici attraversando il bosco giunsero dinanzi alla casa del lupo e del suo padrone.
Sorpresi, videro, dalla finestra della soffitta una nube di vento sollevarsi verso il cielo e raggiungere il villaggio.
“ Arthour voici l’explication!”
“ Déjà Petit il faut mettre en place un plan paur sauver le village!”
Aspettarono la notte, quando il lupo e il suo padrone stanchi andarono a dormire.
Entrarono in casa con modo furtivo per evitare di farsi accorgere, giunsero vicino a una scala e senza far rumore ci salirono su e raggiunsero la soffitta dove si trovarono dinanzi a un vero e proprio esperimento sul vento fresco e primaverile.
Ragionarono d’impulso, chiusero immediatamente la finestra, presero dei sacchi che si trovavano vicino alla scala e con prontezza, riuscirono a chiudere il vento in quei sacchi.
E senza far rumore uscirono dalla casa.
“Arhour ora abbiamo un grande problema! Come possiamo liberarci da questo male?”
“Ho un’idea Petit, ci facciamo aiutare dalla nostra amica aquila. Lei vola molto in alto e ha artigli forti per reggere il peso dei sacchi!”
“Si, ma dove lo portiamo?”
“Petit, è meglio buttarlo nel vulcano!”
“Si, hai ragione Noel! Il calore del fuoco distruggerà per sempre il vento! Ha creato già abbastanza male a tutti!”
Il gruppo di cani raggiunse la casa di Aquila e iniziarono a chiamarla.
Aquila chiamata dagli amici esce e appena saputo che avevano bisogno del suo aiuto corse volando verso di loro, presi i sacchi raggiunse il vulcano e li gettò all’interno.
Quando Arthour, Petit e Noel la videro arrivare senza i sacchi iniziarono a saltare di gioia.
Quando Arthour e il suo gruppo ritornò, fu felice di vedere che tutti li accoglievano come dei salvatori.
Ma la vera sorpresa fu scoprire che i medici, i dottori, gli infermieri, e tutti gli scienziati si erano riuniti per trovare la cura, così ogni giorno veniva vaccinata una persona malata e una non malata: nel caso il vento fosse ricomparso erano tutti pronti a sconfiggerlo ad armi pari.
Il sindaco, quando tutta la gente del villaggio guarì, riaprì le scuole e gli alunni di tutte le età erano contenti di poter ritornare a scuola, rivedere i compagni, i professori e le maestre.
Riaprì anche i teatri e i cinema e quel silenzio cominciava piano piano a scomparire e si udivano solo risate, canti, balli, musica, appalusi e un chiacchiericcio.
Il lupo e il padrone dovettero rassegnarsi che la felicità era molto bella almeno più bella dell’oscurità e della solitudine; la felicità e l’unione vincono sempre su tutto.
Così raggiunsero il villaggio, si scusarono di tutto il male e il dolore che avevano causato e, trattenuti dalla felicità della folla, decisero che avrebbero vissuto sempre lì in quel mare di felicità.
Il sindaco acconsentì e si trasferirono il giorno stesso.
Ci volle un po’ di tempo ad abituarsi a quella felicità, ma dopo un mese erano parte integrante della popolazione e si erano abituati anche ad avere molte amicizie.
E così dopo tanti mesi venne organizzata una grande festa durante la quale si ringraziavano tutti coloro che avevano contribuito, se pur in parte, alla salvezza del villaggio.
Si levò un coro di voci allegre verso il cielo, fuochi d’artificio e palloncini.
E tutti cantavano l’inno alla vita:
“Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano
Ma la sofferenza tocca il limite
E così cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto
Siamo angeli con le rughe un po’ feroci sugli zigomi
Forse un po’ più stanchi ma più liberi
Urgenti di un amore, che raggiunge chi lo vuole respirare.”