IL TESORO DI SAN BENEDETTO
“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”
Oscar Wilde
Ci sono donne che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato un segno indelebile nella storia del loro paese: nell’arte, nella cultura, nella scienza, nella vita di chi è vissuto con loro e nelle vite di chi con meraviglia ne ascolta le storie dopo di loro e ne trae esempio. Donne famose, perché non solo hanno lasciato un segno nella storia, ma sono state protagoniste di una delle sue pagine, ne hanno scritto righe e capitoli interi. Donne che spesso dimentichiamo o non conosciamo affatto. La mostra dedicata alla prima badessa mitrata e alle cistercensi che hanno segnato la storia di Conversano svolge, appunto, tale importante funzione di memoria e testimonianza. Dameta Paleologo è il suo nome, nome che ha fatto parlare di sé nel lontano 1276, quando, insieme ad altre consorelle, comparve in Italia per prendere possesso del monastero benedettino di Conversano, nato nell’800 e abbandonato dai monaci benedettini dopo la guerra fra Svevi e Angioini, per paura di ripercussioni. Ella chiese l’affidamento del monastero direttamente al Papa, che non solo le concesse la struttura muraria, ma anche il privilegio di cui godevano i monaci, ovvero il potere temporale e spirituale su Castellana Grotte. Tante sono le leggende che girano intorno alla figura misteriosa di Dameta: alcuni dicono che sia arrivata dall’Est, altri le attribuiscono persino sangue nobiliare in seguito ad una presunta parentela con l’imperatore di Constantinopoli, ma quello che è certo è che la sua presenza a Conversano ha cambiato le sorti del monastero e l’ha fatto rinascere. Fiorisce così in Puglia un nuovo potere, quello badessale, un potere di donne, che per la prima volta nella storia godono della stessa autorità dei vescovi. Un potere che si sviluppa nei secoli (1276-1810) insieme alle lotte fra badesse e vescovi, per l’appunto, sorpresi e sconcertati di fronte ad un simile “monstrum”, Una “’ingiustizia” che, peraltro, a lungo i vescovi non riuscirono a fermare, perché il papato appoggiava il potere delle badesse, poiché avevano la funzione di messaggere nei confronti della chiesa d’Oriente. Esse accumularono in questo modo il cosiddetto tesoro di San Benedetto, fatto di patrimoni mobiliari, come gioielli e documenti, e immobiliari. Tesoro che abbiamo potuto ammirare anche noi, fantasticando sulla vita di queste donne e aggiungendo un tassello in più alla conoscenza di ciò che siamo, dei nostri antenati e del nostro territorio.Tiziana Cobo