Ore 19.00 del 6 febbraio 2019: è di scena la bellezza dell’Universo al Palazzo della Cultura di Noicattaro.
Dopo un’introduzione di Grazia Rongo di Telenorba, parte come razzo vettore il collegamento col giovane ricercatore italiano Pietro Milillo, in diretta Skype dalla NASA di Paloalto, ospite di un congresso dove sta presentando i risultati dei suoi studi.
Il noto glaciologo pugliese ha recentemente scoperto un’enorme cavità sotto un ghiacciaio dell’Antartide. I ghiacciai sono studiati con sistemi di rilevazione a distanza per ricostruire modelli climatologici e prevedere la loro futura evoluzione. Alle domande degli interlocutori, risponde presentando orgogliosamente il suo percorso di studi barese: prima Fisica Generale alla triennale; poi, alla specialistica, Fisica Applicata. Dopo essersi laureato in corso, ottiene una borsa di dottorato presso l’Università della Basilicata e, successivamente, un finanziamento per lavorare tre mesi alla NASA, Pasadena, e, sostanzialmente, di lì non è più tornato. Terminato il dottorato, durato un anno e mezzo, ha partecipato con una sua proposta di ricerca ad una gara a livello nazionale negli USA.
Quindi, battendo competitors accaniti, ha vinto una borsa ed ha anche pubblicato su riviste specialistiche prestigiose, come Science. Attualmente sta lavorando a tre progetti: uno sui ghiacciai e due sui satelliti. La continua attività di ricerca non costituisce un peso per lui, perché, come diceva Confucio, “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita” e a 29 anni Milillo è il più giovane ricercatore al centro NASA dove lavora, quindi è più che lecito presumere che ami il suo settore di specializzazione.
Pochi sanno che l’agenzia spaziale americana dispone di svariati centri sparsi per gli Stati Uniti, due soltanto in California, e che la propulsione è stata ormai quasi abbandonata, per occuparsi soprattutto di satelliti e di Scienze della terra.
Secondo Milillo, l’università di Bari non ha niente di meno rispetto al Caltech (California Institute of Technology) di Pasadena, un’istituto privato che costa agli iscritti 100.000 euro l’anno. Gli americani cercano persone dall’estero, perché i lavori pagati da colossi privati come Apple o Google sono meglio retribuiti rispetto a quelli governativi e la preparazione degli studenti italiani è tale da spalancare loro le porte quasi ovunque.
Il prof. Domenico Di Bari, Facoltà di Fisica, ci presenta, invece, una serie di diapositive intitolate “Spazio alla bellezza: le particelle e l’Universo”. Il docente insegna Fisica Sperimentale all’Universita’ degli Studi di Bari, dove è anche Presidente della Scuola di Scienze e Tecnologie. Dal 1997 partecipa a progetti di ricerca ed esperimenti presso il CERN di Ginevra.
Cosa c’entra il campo delle particelle elementari con la bellezza? Si è scoperto che ci sono forse 2000 miliardi di galassie nell’Universo e in ogni galassia vi sono da poche decine di milioni fino a mille miliardi di stelle. Questi numeri hanno di per se stessi qualcosa di magnifico, di splendidamente grandioso ed alludono in maniera concreta alla presenza di altre forme di vita nell’Universo, oltre alla nostra. “Se fossimo soli, l’immensità sarebbe davvero uno spreco”, diceva il grande scrittore americano di fantascienza Isaac Asimov.
Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, in un battito di ciglia: quali sono le particelle fondamentali che costituiscono l’universo? Questo è ciò che studia, tra gli altri, il prof. Di Bari. Una particella elementare è l’elettrone, ma i mattoncini che compongono ogni cosa nell’universo sono relativamente pochi: pare che i quark siano in tutto 61. Protoni e neutroni, che un tempo si credeva fossero particelle elementari, sono, in realtà, anche loro particelle complesse.
La bellezza per un fisico è sinonimo di simmetria. L’equazione di Dirac, ritenuta la più bella della fisica, dice sostanzialmente che, se la natura permette l’esistenza dell’elettrone, permetterà anche l’esistenza del suo opposto, il positrone. L’antimateria e’ segno della simmetria dell’universo. Nella natura le simmetrie portano armonia e lo stesso vale per la fisica. Le particelle fondamentali si studiano anche al CERN di Ginevra, di cui l’Italia fa parte e che finanzia.
Il LHC (Large Hadron Collider) fa scontrare fasci di particelle e al suo interno si effettuano esperimenti. È, forse, la macchina più complessa mai costruita dall’uomo. Al CERN si accelerano ioni pesanti, che rimandano a un istante dopo la nascita dell’universo. Manca ancora il tassello dell’antimateria ma, ascoltando il prof. Di Bari, avvertiamo tutti la sensazione tangibile di una scienza in perenne divenire, cui nulla è precluso e, soprattutto, in cui l’Italia svolge un ruolo da protagonista.
Al CERN i capi di collaborazione sono tutti italiani. Fabiola Gianotti, l’attuale direttrice generale del CERN, è italiana.
In una serata ricca e intensa come non mai, la parola passa al prof. Giordano, che lavora con la NASA, con cui ha collaborato per la costruzione del satellite Glast.
Da qualche tempo esiste anche a Bari una realtà aerospaziale locale e capita che la NASA assembli, ponga sui vettori e mandi in orbita ciò che si costruisce anche a Bari.
Inoltre, compito di un fisico è anche la processazione di dati e scopriamo meravigliati che a Bari esiste uno dei più grandi calcolatori del mondo. Dai nostri ricercatori sono state raccolte informazioni per dieci anni, pubblicate su riviste ad altissimo impatto, come Nature e Science. Nel frattempo il prof. Giordano ci mostra immagini affascinanti, come la partenza di un razzo spaziale o l’esplosione di una stella, con la relativa emissione di raggi X e gamma. Non senza la giusta dose d’orgoglio, il relatore dichiara che il Dipartimento di Fisica dell’Universita’ di Bari riesce ad attirare in Puglia finanziamenti davvero importanti, come gli 8 milioni di euro, finalizzati all’installazione su droni di radar come quello che ha visto l’acqua su Marte, o come il progetto dello spazio corto, che si prefigge di creare canali per voli suborbitali, in grado di ridurre drasticamente le distanze sul pianeta.
Infine, parla il prof. Mazziotta dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che non ha compiti didattici, ma solo di ricerca e può contare su 20 sedi sparse per l’Italia e 4 laboratori per 5 linee principali di ricerca:
- Fisica delle particelle
- Fisica delle Astroparticelle
- Fisica nucleare
- Fisica teorica
- Ricerche tecnologiche e interdisciplinari.
A Bari, in particolare, si lavora con gli acceleratori del CERN, attraverso cui si sta cercando di ricreare il momento iniziale della nascita dell’Universo, che si ipotizza sia stato 13 miliardi di anni fa. Col prof. Mazziotta ripercorriamo la storia dell’osservazione umana dello spazio, dal cannocchiale di Galilei ai primi telescopi a terra, dai telescopi multipli, come il VLT, in Cile, all’European Extremely Large Telescope. Tali strumenti ci hanno permesso di studiare l’universo sfruttando lo spettro elettromagnetico, nella sua parte visibile. E infine gli straordinari telescopi orbitali, come lo HUBBLE Space Telescope e la notizia che la NASA sta studiando un nuovo telescopio spaziale, James Webb, il predestinato successore di Hubble.
La ricerca non riposa un attimo.
E così, tra distanze vertiginose di miliardi di Parsec, immagini multifrequenza, ammassi di galassie, materia e antimateria, concetti complessi ma carichi di fascino, come quello dello spazio-tempo, forze ed emissioni misteriose, si conclude, con un leggero senso di vertigine, un viaggio nella bellezza e nella magia del nostro Universo.
In un’unica sera, a Noicattaro.
“Guardate le stelle e non i vostri piedi. Provate a dare un senso a ciò che vedete, e chiedervi perché l’universo esiste. Siate curiosi” (Stephen Hawking).
Luisa Brattico