La leva, o servizio militare, è stata, fino al 2005, un sistema di arruolamento di giovani italiani di 18 anni di età nell’esercito, con un servizio della durata di un anno. Ogni ragazzo maggiorenne e in buone condizioni di salute era quindi tenuto a prestare servizio presso l’esercito per circa 12 mesi. Ma questo “metodo di reclutamento” è stato congelato e sospeso il 1° gennaio 2005, quando la priorità del nostro Paese, non in stato di guerra o crisi internazionale, non era quella di avere un esercito consistente in termini di numeri. La legge, però, non lo condanna, perché in base a quest’ultima, proteggere la patria è un dovere sacro e fondamentale del cittadino, anche attraverso estremi rimedi in casi estremi. L’attuale governo, infatti, ha accennato all’idea di reinserire la leva militare ma, in caso non ci fosse bisogno di difendere i confini, solo su base volontaria. Qualora entrassimo in conflitto (esclusivamente per difenderci, nel rispetto dell’articolo 11), potrebbe diventare un obbligo. Per ora si parla solo di idee indefinite che per il momento non potrebbero portare a un decreto, ma anche il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, si è mostrato favorevole a questa novità. In solo 8 Paesi europei viene adottato il metodo della leva militare: Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia, Estonia, Grecia e Lituania. Gli esponenti del governo hanno tenuto a specificare che, a meno che l’Italia non entri in guerra, ad esempio con la Russia, il servizio di leva non sarà obbligatorio, ma volontario. Molti adulti sostengono che sarebbe una buona esperienza, utile come forma di educazione civica, per i ragazzi e le ragazze della generazione z.