Gli scontri tra le forze dell’ordine e i civili vedono susseguirsi dei soprusi da parte della polizia che lasciano un ragazzo di quartiere, Abdel, quasi in fin di vita. Questo scatena nella banlieue parigina la rabbia di tre ragazzi: Vinz, un ebreo, Hubert, un nero e Saïd, un magrebino, tre insoliti amici che in sole ventiquattro ore dettate dalla rabbia, dalle tensioni e dall’odio, riflettono e discutono su come rendere giustizia al ragazzo. Sotto il cielo di una notte parigina si nascondono, però, diversi eventi che porteranno a situazioni pericolose per i ragazzi, costantemente costretti a prendere delle decisioni e dimostrarsi all’altezza della vita di periferia. Questa è la trama de “La Haine”, “L’odio”, film cult francese del 1995 che ritorna al cinema nella sua nuova versione in 4k, dopo il successo raccolto 30 anni prima, raccontando in modo crudo e drammatico la quotidianità metropolitana. Il film, diretto da Mathieu Kassovitz, al suo secondo film, vede come attori principali: Vincent Cassel, Hubert Koundé e Saïd Taghmaoui. Nonostante il film sia stato prodotto negli anni ’90 le tematiche restano comunque attuali, come la percezione del diverso, dello straniero come figura sgradita, della città e delle divisioni sociali al suo interno, delle forti sensazioni quali il disprezzo e il rancore che allontanano sempre di più le persone. Questa pellicola ci dimostra come il posto in cui vivono, un quartiere difficile, influisca sul loro stile di vita e li porti a vivere le continue lotte fra “noi” e “loro” tessendo la trama di una vasta complessità sociale. Elemento caratterizzante del film sono i colori delle sue scene, infatti il film è interamente in bianco e nero. Anche il rapporto tra i due colori opposti con il suo duro contrasto evidenzia la diversità, il distacco, filo conduttore del film. Il film rappresenta una metafora per descrivere una società corrosiva, con uno schema fisso in cui l’odio porterà sempre da altro odio. Così l’uomo cadrà sempre più in basso e ad ogni livello della caduta si ripeterà sempre “fino a qui tutto bene”, fin quando arriverà a toccare il fondo e, alla fine, arriverà all’ annullamento stesso dell’uomo che, logorato dall’odio verso sé stesso e gli altri, si distruggerà. Il finale si chiude con la voce narrante di Hubert che pronuncia la frase che più lascia percepire la profondità e le emozioni che sprigiona il film: “Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: «Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene». Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.”