Il 22 dicembre 2021, è stato un giorno speciale per tutti i ragazzi del Liceo Scientifico di Sessa Aurunca. |
Nella mente scorrevano le immagini degli anni precedenti la pandemia. Si rincorrevano i ricordi delle liete attività che gli allievi svolgevano durante i giorni prima delle vacanze natalizie, tra le quali ce n’era una particolarmente amata da tutti gli studenti, nella quale davano sempre prova della loro fresca creatività: |
la Festa della matricola! |
Le emozioni non erano legate solo ai ricordi del passato, perché abbiamo vissuto bellissimi momenti grazie a Don Carlo Fiorenza, il nostro professore di Religione, che ha celebrato la Santa Messa, alla quale hanno assistito gli allievi, i docenti e il personale scolastico. |
La celebrazione ha avuto luogo nell’androne interno della scuola e vi ha partecipato direttamente un gruppo di alunni, di docenti e di collaboratori scolastici, opportunamente distanziati secondo le norme anti Covid-19. Gli altri studenti si sono collegati, insieme ai loro insegnanti, dalle aule. La commozione è stata tanta, perché era da due anni che nel nostro istituto non si vivevano, in presenza, attimi di condivisione così preziosi! Le parole pronunciate da don Carlo durante l’omelia sono state toccanti, i giovani le hanno ascoltato con molto interesse e grandissima partecipazione. |
Durante la celebrazione, un alunno della 5^C ha letto una preghiera dei fedeli che è rimasta nel cuore di tutti i presenti: |
IL VERO NATALE |
L’avvento delle festività vede l’ascesa della grande macchina del consumismo. |
Ci si affretta a comprare gli ultimi regali, ad addobbare vivacemente la casa, il camino, le finestre; intorno è tutto uno scintillio di luci colorate e nell’aria echeggiano le note delle famose canzoni natalizie che dovrebbero invogliarci a sentirci più buoni, più felici, a nobilitare il nostro animo, anche solo per pochi giorni. |
Ma anche quest’anno la pandemia ci toglie qualcosa: il timore del contagio, le varie restrizioni, la mancanza dei nostri cari che, per motivi vari, sentiamo distanti, le difficoltà economiche che pur persistono…beh…tutto ciò sminuisce in qualche modo la familiare magia del Natale. Ci ritroviamo, dunque, a riflettere sulle necessità dei rapporti interpersonali, che in questi tempi difficili ci sono state negate senza preavviso. |
Ci manca il sorriso della gente che incontriamo per strada, la mascherina ci ha tolto anche quello; a malapena riconosciamo le persone che incrociamo e i pochi che si rifiutano di portarla suscitano, nei molti, sentimenti non positivi. |
La fisicità del volersi bene sembra soltanto un ricordo lontano, che sbiadisce nel tempo come la vicinanza emotiva al prossimo, in un progressivo aumento di indifferenza e diffidenza verso chi ci circonda. |
In questo particolare frangente della vita dell’umanità in cui tutto ha colori, sapori, odori e sensazioni diverse, siamo chiamati a ricercare i fondamenti del Natale nell’incarnazione di Dio nella persona consustanziale di Gesù Cristo: l’atto di amore per antonomasia, il diventare uomo di Colui, dal quale dipende la nostra intera esistenza, deve ispirare la nostra piccola realtà al rapporto solidale con il prossimo e all’affetto, dato senza fare distinzioni, anche nei confronti di coloro che non riescono a guardare oltre il cielo, oltre l’opprimente limitatezza dei legami terreni. |
In una società in cui lo sconsiderato interesse per le apparenze è legge suprema, il ritorno ad una genuina semplicità ed autenticità di sentimenti è il miglior augurio per un Natale sinceramente cristiano. |
di Leonardo Giacometti e Giulio Armando Palmieri – 5^C –