dalla Redazione del TGTassoNews – Abbiamo già avuto modo di parlare della Scuola Medica Salernitana, ma oggi, noi della Redazione, vogliamo presentare un piccolo tesoro custodito nel pieno centro storico della nostra città: il Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana. Il Museo si trova in via Mercanti 74, in una piccola chiesa. E’ un museo senza barriere, quindi facilmente accessibile alle persone disabili. Nasce dalla trasformazione e dall’ampliamento del Museo Didattico della Scuola Medica Salernitana, realizzato nel 1993 dalla Soprintendenza nell’ambito del progetto Cassio predisposto dal MiBACT. Nel museo virtuale rivivono i temi e i protagonisti di quel periodo che, negli anni immediatamente seguenti al Mille, vide Salerno al centro del rinascimento scientifico dell’Occidente. Salerno, capitale longobarda e centro importante di traffici culturali e commerciali, in quel periodo raggiunse espressioni di grande libertà e di apertura culturale. Qui, attraverso lo studio delle fonti autorevoli della medicina classica e di quella araba e attraverso l’attività medica praticata ed insegnata da monaci e da laici, si definì quel sapere scientifico che poneva al centro della filosofia l’uomo con la sua salute, le sue regole e la sua armonia con la natura. Nel museo, la narrazione avviene con animazioni e proiezioni e le tecniche interattive rendono la fruizione più piacevole, attraente e adatta a tutti. La realizzazione ha visto la collaborazione di studiosi locali e del dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università degli Studi di Salerno. La sede del Museo è la piccola Chiesa di San Gregorio fondata presumibilmente intorno all’anno 1000 e cioè proprio nel periodo di massimo splendore della Scuola, quando a Salerno viveva il vescovo e medico Alfano I e operava, traducendo in latino dal greco e dall’arabo, il grande Costantino l’Africano. L’attuale aspetto della Chiesa (anticamente a tre navate) è a navata unica sormontata da volta a botte e presenta sui lati degli arconi. La chiesa è decorata all’esterno con un’opera in ceramica dell’artista Enzo Bianco.