di Vittoria Rocco, Classe 1^ A. – Cari lettori e lettici, sapete cos’è questo mito? Allora ve lo racconto avendolo studiato a scuola. Un mito in cui la poesia sfida la morte. Orfeo era figlio del re di Tracia Eagro e della Musa Calliope. Era un musicista e poeta molto famoso. Orfeo era anche molto coraggioso, infatti partì, insieme agli Argonauti, alla ricerca del Vello d’Oro. Sposò Euridice, che era una ninfa ed era molto bella. Euridice un giorno vicino ad un fiume, incontrò il pastore Aristeo figlio di Apollo e della principessa Cirene il quale, attirato dalla sua bellezza, immediatamente si innamorò e cercò di abusare di lei. Euridice scappò per sottrarsi al suo abbraccio, ma durante la corsa venne morsa da un serpente e morì. Orfeo, appresa la terribile notizia, disperato non riusciva a trovare conforto, allora ripiegò nell’arte. Anche se trascorrevano i giorni non riusciva ad andare avanti senza di lei e non cantava più. Orfeo, quindi decise di scendere nell’Ade e convinse Caronte, il traghettatore del fiume Stige, a farlo passare. Come? Con la poesia, ovviamente. Al cospetto di Ade e Persefone, signori dell’Oltretomba, cantò con la lira il suo dolore per la morte di Euridice citando le pene d’amore del re Tissone, del gigante Tizio e dell’irrispettoso Tarnio. Chiese che gli venisse data la possibilità di continuare a vivere con lei. Alla sua interruzione del canto le divinità si commossero. Per l’intensità del suo amore verso Euridice i signori delle tenebre Persefone, Ade ma anche il cane Cerbero e le Furie furono talmente colpiti che liberarono Euridice a patto che Orfeo non guardasse più in faccia la sua amata per tutto il viaggio. Durante il viaggio però nella mente di Orfeo si formò il sospetto che non portasse la sua sposa, ma una sua immagine fantasma. Non si trattenne più e si voltò a guardarla, così Euridice scomparve e tornò per sempre tra le ombre dei defunti. Orfeo non trovò più pace e incominciò a vagare sulla terra rifiutando la vita e l’amore delle altre donne. Le Menadi decisero così di vendicarsi di lui anche se era legato Dioniso che aveva invaso la Tracia. Lo fecero a pezzi e ne gettarono i suoi resti nel fiume Ebro. Tutti insieme a uccelli, sassi alberi lo piansero. La testa del poeta continuò a cantare galleggiando nel fiume Ebro. Orfeo, una volta morto, così tornò ad abbracciare la sua Euridice tra gli Inferi. Il corpo successivamente venne seppellito ai piedi del monte Olimpo. Zeus tra i resti del corpo di Orfeo vide la sua lira e la collocò in cielo e da ciò nacque la costellazione omonima. Spero che questo mito vi abbia affascinato come è successo a me. Così Cari lettori e lettrici del ‘Foscarini News’, vi do appuntamento al prossimo articolo.