Di Gaia Stendardo – classe III sez. L
Tutti noi almeno uno volta nella nostra vita abbiamo fantasticato su qualcosa, che fosse essere i protagonisti del nostro film preferito, essere una persona famosa o anche più semplicemente la vita passata con la persona che ci piace al nostro fianco. Sono cose che facciamo quando siamo annoiati o quando abbiamo bisogno di una distrazione, e sicuramente ciò che tutti ci diciamo è “ma si dai, è solo una piccola fantasia, cosa vuoi che sia, è un passatempo”. Eh beh, per quanto possa sembrare strano sentirlo, non è del tutto innocua come cosa e se usata troppo spesso può portare ad un vero e proprio disturbo.
Il Maladaptive Daydreaming, conosciuto più semplicemente come Disturbo da fantasia compulsiva, è una forma di assorbimento dissociativo associato a un’attività di fantasia vivida ed eccessiva che spesso coinvolge scenari elaborati e fantasiosi. In parole povere, il Disturbo da fantasia compulsiva è l’eccessiva immaginazione incontrollata che aiuta a sfuggire dalla realtà. Questo disturbo, i cui casi sono aumentati anche in seguito alla pandemia e alla quarantena, si presenta con azioni stereotipate, come il camminare avanti e dietro o con la stimolazione musicale. La persona che ha coniato il termine, nonché uno dei maggiori ricercatori, è Eli Somer. Somer definisce il disturbo “un’ampia attività di fantasia che sostituisce l’interazione umana e interferisce con il funzionamento accademico, interpersonale o professionale”, questo perché, effettivamente nella maggior parte delle volte, questo disturbo limita al massimo l’interazione sociale.
Il principale sintomo sono le fantasie estremamente vivide con caratteristiche simili a storie, come i personaggi, le trame e le ambientazioni del sogno ad occhi aperti. I personaggi possono essere persone vere che il sognatore conosce, o che ha inventato, e lo stesso vale per le ambientazioni e le trame. Le principali ispirazioni del sognatore sono i film, la musica o i videogiochi, e proprio per questo la maggior parte delle storie sono strutturate come un vero e proprio film o romanzo.
C’è da ricordare che a differenza delle persone psicotiche, che non distinguono la realtà e la fantasia, le persone con Maladaptive Daydreaming sono consapevoli che ciò che sognano non corrisponde alla realtà, e ciò provoca ad alcuni di loro un grande senso d’angoscia.
Sebbene il Maladaptive Daydreaming non sia ancora riconosciuto come disturbo mentale (anche se molti studi e fonti dicono che sia prossimo al riconoscimento) e non può quindi essere diagnosticato, vi sono su internet e anche nella vita reale molti gruppi e associazioni che offrono supporto e informazioni, tra cui il gruppo dello stesso Somer.
Le cause di questo disturbo posso essere diverse: stress, noia, tristezza depressione e molte altre. Una volta dipendente dai suoi sogni, il sognatore riduce i rapporti con le altre persone e tende a cancellare ed evitare i suoi impegni di ruotine per poter chiudersi nel suo mondo. Questo può portare il Sognatore a non avere la voglia o la forza di fare le cose più semplici, come alzarsi dal letto o mantenere una buona igiene.
Alcuni dei sintomi più comuni che fanno capire che non sono più semplici fantasie sono: l’immaginazione di trame esageratamente complesse, fantasie molto vivide, passare troppo tempo nel proprio mondo, avere difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità e ad avere contatti con gente esterna.
E se conoscete qualche sognatore, evitate di arrabbiarvi con lui o lei perché non è abbastanza presente o perché ha sempre la testa da un’altra parte, piuttosto fategli capire che con voi può parlare e che non deve avere paura di, per esempio, parlare con voi di una delle sue storie, perché spesso la maggior parte dei sognatori non vogliono altro se non qualcuno che gli ascolti.