//Il luogo della memoria a cui tengo di più.

Il luogo della memoria a cui tengo di più.

di | 2021-11-10T16:49:16+01:00 10-11-2021 16:41|Alboscuole|0 Commenti
di  Desiré Viglione – 2^B –
Facendo un tuffo nella mia mente, posso trovare una moltitudine di ricordi ed emozioni legate a vari luoghi. Soprattutto per gli adolescenti come me, i ricordi di questi anni ci influenzano molto e ogni volta che ci troviamo a ripensarli o a riviverli, scaturiscono in noi sensazioni intense spesso positive, ma anche nostalgiche.
Come dicevo prima, non  ho solamente un luogo della memoria, perché durante la mia infanzia e adolescenza ho vissuto in diversi ambienti e ognuno ha lasciato un segno profondo dentro me. Quello, che mi sta più a cuore, è  costituito dalla casa dove ho vissuto dai 5 agli 11 anni in Piemonte. Chiamarla solo “casa” mi sembra quasi strano, dal momento che per me è molto di più: è infanzia, compagnia, felicità e molto altro ancora. Partendo dall’aspetto esteriore non è un granché, poiché è un edificio grigio molto antico, ma ampio.
Alla fine, quello che importa non è come si presenta dinanzi ai miei occhi, bensì ciò che mi fa provare. La parte più bella è l’ambiente che la circonda, immerso nel verde, tra i frinii delle cicale di sera e non tra  i clacson del traffico; insomma, un luogo tranquillo che mi faceva distaccare dalla caotica vita reale. Ripensandoci, mi vengono gli occhi lucidi e quando posso tornarci durante le vacanze, natalizie  ed estive, piango, invece, di gioia.
Mi ricordo di quando andavo con il mio papà tra i campi con i nostri cani, per insegnare loro a trovare i tartufi (una specialità del luogo). Magari, giudicando dall’esterno adesso, non sembra nulla, ma quando dopo ore passate a rincorrere i cuccioli tra le colline e poi tornare a casa con i sacchetti pieni di tartufi per darli a mamma che poi li cucinava, ero davvero felice. Mi sale alla mente il ricordo delle notti in giardino a dormire sulle coperte guardando le stelle e a sentire i versi degli animali e provare a riconoscerli con i miei cugini; andare nei boschi per trovare i funghi o le castagne per poi finire a ritrovarci coperti di foglie e rametti dopo esserci nascosti tra gli alberi. Per non parlare dell’arrivo dell’inverno, quando mio zio, che per me era come un nonno,  costruiva gli scivoli di neve ed io e mia sorella ci divertivamo a provarli con lo slittino e a lanciarci palle di neve facendo la lotta. Poi alcune volte, la sera, giocavamo tutti insieme con le carte e io perdevo sempre, finché non mi facevano vincere per compassione e mi arrabbiavo.
Avevo sempre qualcosa da fare, come divertirmi con tutti gli animali che avevamo nella stalla, escluse le galline di cui avevo molta paura e quando iniziavano a rincorrermi scappavo, andando da mamma piangendo, tra le risate degli altri.
Di quel posto quindi, ho anche un ricordo vivo di persone a cui tenevo e tengo tuttora, come la mia migliore amica,che per me è come una sorella, siccome la maggior parte degli episodi emozionanti, che ho vissuto lì, sono stati insieme a lei.
Lasciare per sempre tutto quello il 10 luglio del 2018 mi ha colpito nel profondo, tra gli abbracci delle mie amiche che dicevano: “Non te ne andare”. La cosa certa è che ho lasciato fisicamente quel posto, ma non con il cuore, in cui è sempre rimasto impresso.
Quando ritorno lì, provo mille emozioni contemporaneamente che non riesco a spiegare e ,ogni volta che varco quel cancello, penso tra me e me: “Casa, sono sempre qui, nonostante gli 850 chilometri che ci separano!”