Il giorno 23 febbraio 2023 gli allievi del Liceo Scientifico hanno partecipato alla visione gratuita del film “Zona di interesse” al cinema Corso-Seccareccia di Sessa Aurunca (Ce). I ragazzi hanno potuto vedere e riflettere sulle terribili sofferenze della Shoah grazie a questo film, che ha ricevuto 5 nomination agli Oscar, e che racconta l’Olocausto, tra banalità del male e l’orrore della soluzione finale. Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Martin Amis, si tratta di un lungometraggio necessario, pronto a ricordarci che tutti possiamo trasformarci in carnefici. |
“La zona d’interesse” inizia e finisce con uno schermo nero, perché si tratta di un’opera che va ascoltata oltre che visionata. Le immagini ci mostrano la quotidiana quiete di una famiglia tedesca. |
Un marito, una moglie e il loro cinque figli immersi in un bucolico Eden, fatto di tuffi in piscina, domeniche trascorse a pescare in riva al fiume, tazze di the degustate alle cinque del pomeriggio e giornate spese in ufficio tra carte e burocrazia. |
Solo che il pater familias all’anagrafe di chiama Rudolph Hoss, militare, criminale di guerra tedesco, membro delle SS e primo comandante del campo di concentramento di Auschwitz. La deliziosa villetta in cui abita con i suoi cari si trova a pochi passi da un indicibile orrore. |
Oltre il muro, ogni giorno vengono sterminati con il gas Zyklon B, i prigionieri ebrei. I loro corpi bruciati si trasformano in quelle che lo scrittore Elie Wiesel chiamava “ghirlande di fumo sotto un muto cielo blu”. Ma la sola preoccupazione della famiglia Hoss è continuare a vivere nella splendida cornice di quella Zona d’interesse. |
Eppure, superato lo choc della scoperta, a emergere con vigore è il ruolo simbolico della rappresentazione messa in atto da Glazer. |
Una volta che tra spettatore e personaggi si è creato un distacco siderale, ecco che la sceneggiatura li riavvicina, insinuando il dubbio che sia proprio la normalità di alcuni piccoli gesti e dialoghi il monito nascosto di La zona d’interesse. |
I discorsi sulla carriera professionale di Rudolf, il ménage famigliare o il contrasto tra la personificazione di animali e piante a scapito dell’oggettivizzazione delle vittime di Auschwitz, la costante sensazione di vivere in una bolla, nella negazione di quel che avviene al di fuori, riproduce comportamenti e vizi della nostra contemporaneità borghese. |