Durante l’Illuminismo era moda tra i giovani dell’aristocrazia effettuare il Grand tour. Esso era un lungo viaggio nell’Europa continentale intrapresa dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una stessa città. Aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l’Italia.
Durante il Grand Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l’arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo facendo giri turistici, studiando e facendo acquisti.
L’Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, era uno dei posti più popolari da visitare. Oltre alla conoscenza del mondo antico, i giovani venivano a contatto con le opere di Palladio a Venezia e nel Veneto e con il Neoclassicismo a Napoli. Durante il viaggio i giovani potevano acquistare, secondo le loro possibilità e i mezzi, numerose opere d’arte e cimeli, e visitare le rovine di Roma, ma anche di Pompei ed Ercolano che erano state da poco scoperte.
Tra le tappe più in voga vi era sicuramente la visita di Napoli e dei Campi Flegrei che offrivano la possibilità di visitare sia siti archeologici che fenomeni naturali, quali l’attività vulcanica. Ne dà esempio Goethe nel suo Viaggio in Italia.
Tappa molto importante era anche la Sicilia, i vulcani ed i tesori greci e barocchi dell’isola. Allo stesso tempo, anche gli studenti di arte da tutte le parti di Europa venivano in Italia a imparare dagli antichi modelli. La Sicilia infatti offriva la possibilità di studiare l’arte greca senza dover affrontare il viaggio in Grecia, all’epoca dominio turco, con i rischi che ciò comportava.
Un momento importante del viaggio era commissionare un ritratto ad un noto pittore del momento, spesso durante una sosta prolungata a Roma, oppure anche il solo acquisto di vedute del paesaggio italiano. I numerosi pittori, incisori e scultori stranieri che vivevano a Roma guadagnavano abbastanza da questa pratica, sia con la vendita delle loro opere che offrendo i loro servizi come guide.
La Francia rappresentava il massimo dello stile, così i giovani britannici si mettevano in viaggio verso quel paese per liberarsi del loro comportamento grossolano e adottare le maniere che li avrebbero messi in evidenza come aristocrazia della Gran Bretagna.
Sotto l’occhio attento del tutore, il giovane si metteva in viaggio. Il primo passo nel giro era attraversare la Manica per Calais, in Francia. Per molti giovani, l’attraversata rappresentava già una prova da affrontare, poiché spesso era causa di mal di mare. A Parigi, tutte le tracce esteriori dell’estrazione britannica venivano cancellate dal nuovo guardaroba francese.
Dopo aver visitato la capitale, il grand-turista andava a Digione, Lione e infine Marsiglia. L’espressione Grand Tour sembra aver fatto la sua comparsa sulla guida The Voyage of Italy di Richard Lassels, del 1670. Il successo del libro di Thomas Coryat Coryat’s Crudities è spesso considerato come l’inizio della mania per Grand Tour.
Al Grand Tour, specie verso l’Italia, non erano estranei i giovani degli altri paesi europei, come la Germania e la Francia. Anche Johann Wolfgang von Goethe realizzò il suo Grand Tour in Italia dal 1786 al 1788 di cui scrisse nel suo famoso Italienische Reise.
Durante il XIX secolo la maggior parte dei giovani istruiti fece il Grand Tour. Più tardi questo viaggio divenne alla moda anche per le giovani donne. Un viaggio in Italia con la zia nubile faceva parte della formazione della signora d’alto ceto.
La pratica del Grand Tour divenne meno frequente durante le guerre della Rivoluzione francese e l’Impero, ma riprese con la Restaurazione, senza tuttavia conoscere la popolarità del secolo precedente.
Melany Elettorale 2^I