//IL FAST FASHION- Sofia Murgia 2DA Linguistico tedesco

IL FAST FASHION- Sofia Murgia 2DA Linguistico tedesco

di | 2024-05-06T22:41:38+02:00 6-5-2024 22:41|Alboscuole|0 Commenti
Con il termine fast fashion si intende un settore di abbigliamento che realizza prodotti di bassa qualità e li vende a prezzi ridotti, lanciando nuove collezioni in tempi brevissimi. È certo che il primo pensiero che viene in mente è positivo perché il vantaggio sta nell’ avere vestiti nuovi ogni volta che si vuole e soprattutto a basso prezzo. Queste aziende hanno come prima (e sicuramente unica) priorità, quella di fare profitto. Si parla di miliardi di euro di guadagno e per riuscire a ottenere così tanto vendendo i prodotti a prezzi così bassi, c’è probabilmente qualcosa sotto a cui non stiamo dando importanza. Rivendere abbigliamento a basso costo significa produrlo a basso costo e vuol dire quindi non dare importanza a tantissimi aspetti della produzione. Il lavoratore è il più svantaggiato in questa situazione ma è importante sapere che uno degli svantaggi non è solo il basso salario ma prevalentemente le condizioni lavorative. Ed è proprio da qui che possiamo partire per parlare di ciò che è successo il 24 aprile 2013, in Bangladesh. In questo giorno è crollato il Rana Plaza, un grandissimo edificio di otto piani che ospitava appartamenti, numerosi negozi e diversi laboratori tessili che lavoravano per alcune catene del fast fashion (i famosi H&M, Benetton…). Prima dell’accaduto erano state segnalate crepe nell’edificio che potevano portare a un crollo e, dopo questo avviso, le attività sono state temporaneamente chiuse, tutte tranne alcune. Si tratta ovviamente delle fabbriche tessili. I proprietari di queste fabbriche hanno infatti ordinato ai dipendenti di tornare operativi il giorno successivo all’avviso, data della catastrofe. Questa tragedia ha causato 1129 vittime e innumerevoli feriti. Chi lavora in queste fabbriche deve sottostare agli ordini del proprio padrone, completamente disinteressato al benessere dei propri operai. Oltre a non avere rispetto per le persone che producono gli abiti, queste aziende non si preoccupano minimamente di quello che può essere l’impatto sull’ambiente. Non c’è attenzione per i tessuti scelti, per le tecniche di produzione o l’utilizzo di pesticidi o sostanze chimiche aggressive. La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite, durante una conferenza in Svizzera, ha rilasciato dei dati scioccanti relativi ai danni che il fast fashion provoca. Esso è infatti responsabile del 20% dello spreco globale dell’acqua e del 10% delle emissioni di anidride carbonica, oltre a produrre enormi quantità di gas serra.  Le sostanze tossiche sono rilasciate nei corsi d’acqua e questo non provoca solo danni all’ambiente circostante ma persino alle popolazioni vicine che usano l’acqua per esigenze quotidiane, mettendo a rischio il proprio stato di salute. È inoltre esorbitante la quantità di rifiuti prodotta e rilasciata. L’enorme produzione provoca il rischio che non tutto venga venduto e che siano impiegati prodotti invano e numerose ore di lavoro sottopagate agli operai.