Dal romanzo alla realtà
La lettura del romanzo di F. D’Adamo “Storia di Iqbal” ci dovrebbe aprire gli occhi e far riflettere su una drammatica realtà. Il romanzo narra la storia vera di un bambino pakistano che a soli quattro anni viene ceduto dal padre per dodici dollari ad un fabbricante di tappeti. A nove anni riesce a fuggire dalla fabbrica e a denunciare il padrone. Da quel momento combatte in prima persona contro la mafia dei tappeti, riuscendo a far liberare tanti bambini, ma sacrificando la propria vita. Oggi è diventato un simbolo per milioni di bambini che in tutto il mondo vivono in schiavitù. Infatti a sessant’anni dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani (1948) e a trenta dall’approvazione della Convenzione internazionale sui Diritti dell’Infanzia (1989), nonostante l’elevato numero di provvedimenti, sono milioni e milioni i minori privati dei loro diritti, che vivono in condizioni disumane a causa della povertà, dello sfruttamento del lavoro minorile, della violenza, dei maltrattamenti, delle guerre. Soprattutto nei Paesi meno sviluppati non esiste il “diritto all’infanzia”e il numero dei bambini e dei minorenni che vivono in condizioni terribili è in preoccupante aumento.
Le immagini ci lasciano sgomenti: sporchi, laceri, con lo sguardo intriso di sofferenza e di terrore, questi bambini simboleggiano drammaticamente quell’infanzia negata, quella spensieratezza che noi , invece, conosciamo quotidianamente, ovattati e protetti dai nostri genitori.
Osservando le fotografie su giornali e riviste non si può non provare un moto di compassione, di dolore, immaginando le sofferenze, le privazioni e il dramma che sono costretti ad affrontare ogni giorno.
Eppure questo “drammatico spettacolo”, che ci viene propinato quasi quotidianamente dai giornali e dalla televisione, non sempre colpisce la sensibilità di tutti, ormai addirittura assuefatta a queste scene.
Lo sfruttamento dei bambini purtroppo è diffuso anche nei Paesi ricchi, dove dovrebbero esistere sistemi di tutela per impedire i soprusi nei loro riguardi.
Tutti noi, in quanto persone, godiamo di diritti essenziali, irrinunciabili, quali la vita, la libertà, l’uguaglianza. Nella realtà, però questi diritti sono stati troppo spesso traditi e vengono ancora negati.
Per fortuna ci sono state e ci sono ancor oggi persone che spendono la propria vita per la difesa dei diritti di tutti, affinché l’umanità possa sperare in un presente più umano e in un futuro migliore.
Una storia triste, quella di Iqbal, ma che ci ha resi consapevoli di una realtà che prima d’ora avevamo guardato in modo distratto e superficiale.