di Simone Crapanzano – La Giornata nazionale della legalità è una ricorrenza che viene celebrata il 23 maggio di ogni anno,dal 1992, quando vennero uccisi da un attentato mafioso, a Capaci, i giudici Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Lo scopo di questa giornata non è solo quello di ricordare e commemorare “chi è morto di mafia”, ma anche di continuare a lottare contro di essa e di non rendere vane le morti di questi eroi, che secondo alcuni facevano solamente il loro dovere, ma che in realtà conoscevano benissimo il pericolo al quale andavano incontro.
E’ dal 2002 che la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, si rivolge alle scuole di tutta Italia per realizzare iniziative di educazione alla legalità che si concludono proprio nell’anniversario della strage.
Dai porti di Civitavecchia e Napoli partono due “Navi della legalità”, sulle quali salgono a bordo circa più di mille studenti ,assieme alle più alte cariche di governo.
Non è un semplice viaggio, ma un’occasione di incontro tra ragazzi e le più importanti figure delle istituzioni e delle associazioni che si occupano di legalità.
Ai giorni nostri può sembrare che la mafia sia ormai sconfitta,ma in realtà non lo è, infatti con l’emergenza Coronavirus e con il rischio di impoverimento c’è anche il pericolo di un rafforzamento del sistema criminale mafioso;spaccio di stupefacenti, riciclo di denaro, gestione appalti, prestiti usurai e finanza occulta sono, infatti, dei mezzi con cui la malavita prospera.
Quest’anno la usuale folla di giovani non marcerà per le strade di Palermo, ma un lenzuolo bianco sventolerà dai balconi a ricordare che la lotta contro la mafia continua in nome della giustizia, quindi, della legalità.
E Giovanni Falcone diceva “Se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia”.
Per concludere voglio ricordare anche gli altri eroi che sono morti in questa battaglia contro la mafia, come Peppino Impastato, Boris Giuliano, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, Gaetano Costa, Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giangiacomo Ciaccio Montalto, Rocco Chinnici, Ninni Cassarà, Mauro Rostagno, Paolo Borsellino e Don Pino Puglisi.