di Anna Callipo – Nella città di Vibo Valentia, nella parte più alta, si trova il Castello Normanno-Svevo. Esso sorge dove un tempo c’era l’Acropoli di Hipponion, antico nome di Vibo. Nonostante la prima fase di costruzione del castello venisse attribuita all’età normanna, in realtà essa risaliva al periodo svevo, quando un certo Matteo Marcofaba, governatore della Calabria, venne incaricato da Federico II di allargare il borgo. Il castello venne più volte modificato ed ampliato nel corso dei secoli. Nel 1501 la famiglia Pignatelli lo trasformò da presidio militare a residenza nobiliare e provvide a far costruire una doppia porta nell’ala meridionale del castello stesso. Intorno al 1783 il secondo piano, usato anche come prigione, fu demolito in quanto reso pericolante da un terribile terremoto. Oggi il castello è sede del Museo archeologico “ Vito Capialbi” intitolato appunto al conte Capialbi, famoso studioso ed archeologo della zona. Attualmente l’allestimento del Museo, che segue un ordine cronologico, comprende materiali risalenti al periodo greco e romano. Esso è diviso in quattro sezioni: necropoli – età romana- reperti di edifici sacri e collezioni private. Al primo piano sono situati reperti delle quattro aree sacre della Magna Grecia di cui Hipponion era una colonia, ceramiche corinzie, pinakes (tavolette o bassirilievi). Al piano inferiore invece ci sono reperti provenienti dalle necropoli; tra i nuclei degli antiquari privati spiccano ceramiche architettoniche, come le terrecotte arcaiche del santuario di Scrimbia. Inoltre sempre lo stesso piano espone reperti provenienti dalle necropoli, databili tra la fine del VII e il IV secolo a.C., tra i quali spicca una laminetta in oro con un’iscrizione in dialetto dorico-ionico che attesta il culto orfico, con consigli per il defunto nell’aldilà. Essa fu trovata in una tomba di donna databile tra il V e il IV secolo a.C. La laminetta orfica di Hipponion rappresenta una piccola foglia d’oro con alcune iscrizioni religiose per raggiungere l’Ade. Nell’ultima sezione si trovano reperti provenienti da Sant’Aloe ; mentre nel cortile si può ammirare il bellissimo mosaico del III sec. ritrovato nell’antico porto di Vibo.