di Giulia Cinque – Negli ultimi anni è nato un nuovo tipo di bullismo: il Cyberbullismo, che però non ha fatto scomparire il classico bullismo, anzi spesso lo ha affiancato rendendolo ancora più viscido. Anche se entrambi i fenomeni si basano su azioni ripetute ai danni di persone più deboli, tra di essi ci sono delle grandi differenze. Il bullismo “tradizionale” si basa su offese, prese in giro, minacce e a volte percosse, per dimostrare di essere più forti. Questo tipo di bullismo si divide in due categorie, bullismo fisico e psicologico: il primo riguarda soprattutto i ragazzi, che utilizzano metodi violenti, mentre il secondo viene utilizzato spesso dalle ragazze e si basa sul mettere in giro delle voci false su una persona. Il cyberbullismo, invece, non può essere fisico, perché viene eseguito in rete o sui social network, quindi in questo caso il bullo si nasconde dietro uno username, che spesso è anonimo, per insultare o prendere in giro una persona. Entrambi i comportamenti però hanno in comune il disagio che provocano nella vittima, che incomincerà a non voler più uscire di casa e/o a non voler andare a scuola, sarà stressata e avrà continui sbalzi d’umore. Un’altra somiglianza tra questi due comportamenti riguarda le persone coinvolte; infatti, così come nel bullismo, oltre al bullo e alla vittima, ci sono le persone che guardano senza fare niente e le persone che sostengono il bullo dandogli forza, anche nel cyberbullismo ci possono essere dei sostenitori, cioè tutti coloro che diffondono un video o delle foto, chi commenta e chi aggiunge un like. Per far comprendere meglio queste due tematiche ai ragazzi della scuola media di Fornovo San Giovanni, sono stati organizzati tre interventi, due dei quali rientrano nei progetti dell’istituto comprensivo e uno predisposto dal Comune. Il 7 marzo la scuola ha accolto i Carabinieri di Caravaggio che hanno spiegato entrambi i fenomeni, ma si sono soffermati soprattutto a quale pena vanno in contro un bullo o un cyberbullo, spiegando come le azioni commesse corrispondono a dei reati del codice penale, con i relativi mesi e anni che servono per scontare la pena: le pene vanno dai sei mesi, in caso il bullo abbia percosso la vittima, ai dieci anni in caso di estorsione; per quanto riguarda il cyberbullismo, invece, la pena minore è di un anno in caso di minaccia e si arriva anche qui a dieci anni, sempre in caso di estorsione. Il 10 maggio si è tenuto il secondo incontro, questa volta serale, organizzato sempre dalla scuola e aperto a genitori e alunni. Il 12 maggio si è tenuto un terzo incontro, questa volta organizzato dal Comune, dove hanno relazionato due dottoresse del centro Moses di Treviglio (centro che si occupa di prevenzione, promozione della salute e intervento psicologico): Roberta Ravelli, psicologa, e Michela Rossini, laureata in psicologia e specializzata in trainer neurofeedback dinamico. L’intervento, rivolto a tutti gli alunni della scuola media, ha tentato di far capire il motivo che spinge una persona a diventare un bullo o un cyberbullo (problemi familiari, apparire forti, …), soffermandosi sul modo per uscire da queste situazioni, parlandone con familiari, professori o amici. Questi incontri hanno dato la possibilità agli studenti di conoscere meglio questi due fenomeni e inoltre hanno fatto riflettere su come reagire. Grazie a questi interventi, i ragazzi hanno capito che l’unico modo per fermare il bullismo è il dialogo, con i coetanei o con gli adulti. Quindi mentre i ragazzi devono trovare il coraggio di aprirsi e raccontare ciò che gli succede, gli adulti devono fare la loro parte, ascoltando e osservando i loro atteggiamenti.