di Manuela Maffeis, Elena Murachelli e Laura Favetta
Il 17 di maggio si festeggia la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. L’obbiettivo di questo anniversario è quello di promuovere eventi internazionali per la sensibilizzazione e la prevenzione per contrastare il fenomeno dell’odio nei confronti delle minoranze omosessuali, bisessuali e transgender.
La data scelta per festeggiare questa ricorrenza non è casuale. Il 17 maggio 1990, solamente 30 anni fa, l’omosessualità è stata rimossa dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie, pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La transessualità, invece, è stata rimossa dallo stesso elenco solamente nel 2019.
La prima giornata internazionale contro l’omolesbobistransfobia viene celebrata in Europa dal 2004. Questa celebrazione è l’occasione annuale per renderci conto dei dati reali sui reati di discriminazione fondati sull’odio omofobico, lesbofobico, bifobico e transfobico, ma anche per mostrarci ciò che fino ad ora è stato fatto di positivo, per incoraggiarci a lottare sempre per l’uguaglianza sociale della comunità LGBT+.
Ma, ora, cerchiamo di fare più chiarezza riguardo ai termini utilizzati: LGBT+ (LGBTQAI in forma più estesa) è l’ acronimo diffuso come termine collettivo per riferirsi alle persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Trans; la lettera “Q” ha due significati: “Queer” è il termine generico che viene utilizzato per indicare tutte le minoranze sessuali che non sono eterosessuali […], e “Questioning” che rappresenta quelle persone che si stanno ancora interrogando sul proprio orientamento sessuale; la “I” sta per “Intersex” e intende riferirsi a quelle persone che presentano caratteristiche anatomiche sia maschili che femminili; per ultima, ma non per importanza, la “A”, che sta per “Allies” (alleati), vale a dire tutte le persone esterne alla comunità LGBT+ solidali alla causa arcobaleno. Gli Allies, anche se esterni alla comunità, sono comunque una parte fondamentale, perché si impegnano per l’affermazione della parità dei diritti civili anche se ciò non procura loro nessun vantaggio diretto
L’ altra faccia della medaglia invece ci mostra un tipo di “Allies” che nella realtà di alleati non hanno nulla. Mi riferisco a coloro che, a sostegno della causa, riescono unicamente a dire che “l’omosessualità è naturale perché anche nella savana i leoni si accoppiano tra loro in mancanza della leonessa”; può sembrare strano, ma di considerazioni simili in giro per la rete ce ne sono tantissime, come se una persona dovesse sentirsi legittimata in quanto gay solo per il fatto che, in alcune circostanze, l’omosessualità è presente anche in natura. Ma noi crediamo che esseri umani con un minimo di coscienza civile non abbiano bisogno dell’esempio della coppia di leoni con carenze femminili per considerare una persona di orientamento omosessuale un membro a pieno titolo della nostra comunità sociale.
Purtroppo in Italia l’omosessualità, per non parlare della transessualità, è ancora vittima di moltissime discriminazioni sia in ambito sociale che giuridico, basti pensare che, secondo un sondaggio di voxdiritti, in Italia 3 intervistati su 4 hanno paura di tenersi per mano in pubblico, perché temono aggressioni o minacce a sfondo omofobico o transfobico.
È inverosimile credere che ancora oggi in 68 paesi l’omosessualità è formalmente un reato e che in 6 Paesi è punibile con la pena di morte.
Svariate persone ritengono che la comunità LGBT+ utilizzi troppe etichette per definire la propria libertà sessuale, e che ciò li porti a circoscriversi in sottogruppi sempre più specifici, assumendo un
atteggiamento di chiusura settaria che pare essere il contrario di quell’apertura libertaria che si dovrebbe promuovere. Si potrebbe però osservare che lo scopo della creazione di queste etichette è anche, e soprattutto, quello di rendere conto delle varie sfumature che possono assumere la sessualità e i suoi orientamenti. Inoltre, crediamo che poter definire in maniera appropriata ciò che si è, sia indispensabile per potersi sentire davvero parte di una società.