Federica Castelli e Andrea Leanza sono stati i manipolatori del volto di Favino in ‘’Hammamet’’.
Il loro tocco ha dato vita al personaggio politico più controverso della storia contemporanea
del nostro paese: Bettino Craxi.
Sono stati i makeup artist e i prosthetic designer a creare la magia del viso di Favino che
ammiriamo sul grande schermo. La seconda, in particolare, è una professione creativa e
indipendente, in grado di imprimere personalità e carattere ai protagonisti del mondo dello
spettacolo, rendendoli qualcosa di diverso da ciò che sono.
L’arte del trucco si basa, in realtà, su nozioni precise e tecniche specifiche: ad esempio, la
conoscenza rigorosa della morfologia del volto; poco è lo spazio lasciato all’improvvisazione.
Com’è stato lavorare con Favino?
Andrea – Il film “Hammamet”
è stato il secondo progetto in cui abbiamo collaborato con questo
grande artista; nel primo, ‘’Il traditore’’ di Marco Bellocchio, lo abbiamo trasformato nel boss
dei due mondi Tommaso Buscetta. Ora è diventato Bettino Craxi.
Favino è una persona veramente eccezionale e soprattutto rispettosa nei confronti di tutto il
prosthetic group; ci vuole pazienza per farsi truccare e dobbiamo dire che lui ha dimostrato di
averne molta. Addirittura, qualche volta è capitato che, guardandosi allo specchio, ci abbia
dato lui stesso dei consigli.
In quanto tempo avete pianificato il lavoro?
Federica – Per p
oter creare ed adattare il personaggio di Craxi su Favino, ci è voluto all’incirca
un anno. In più, abbiamo lavorato molto in laboratorio per costruire alcune delle protesi,
ultimate, poi, durante le riprese. Andrea si è occupato della costruzione della scultura, colorata
poi da me.
Quante protesi sono state applicate?
Andrea – L
e protesi non possono diventare una maschera. Esse devono essere come una
seconda pelle, per far sì che si mantenga quella mobilità ed espressività facciale che fanno
grandi gli attori come Favino. Per questo abbiamo dovuto realizzare cinquecento protesi circa,
utilizzandone nove giornaliere per quarantaquattro giorni lavorativi.
Quante ore di trucco ci sono volute per ottenere questo risultato?
Federica – O
gni giorno Favino era imprigionato per quattro ore nel nostro piccolo bozzolo, che
ormai chiamavamo casa. A ogni protesi che aggiungevamo, il multiforme si trasformava in un
nuovo personaggio e lo imitava facendoci morire dalle risate; poi, si metteva gli occhiali, si
aggiustava la cravatta e si trasformava nell’ultimo, quello per cui si lavorava e si penava tanto:
il ‘’Presidente’’.
Come hanno reagito le protesi alle varie temperature?
Andrea – C
erchiamo di essere puntigliosi in tutto quello che facciamo, per cui ogni nuovo
progetto è una sfida nella quale sperimentiamo e impariamo nuove tecniche, utilizzando
differenti materiali. Per questo film abbiamo preferito adoperare le protesi in silicone, in
quanto resistono di più alle variazioni climatiche, a differenza della gelatina, che si solidifica
per il troppo freddo o si scioglie per il troppo caldo. Il clima è stato un problema
considerevole, dal momento che, per girare, ci trovavamo ad Hammamet, in Tunisia. Però,
anche utilizzando queste accortezze, il sudore formava delle bollicine sotto le protesi che ci
toccava di aggiustare continuamente sul set.
E’ vero che l’uso giornaliero delle protesi danneggia la pelle?
Federica – C
erto, può capitare che, dopo un uso continuato, la pelle possa necessitare di un
periodo di riassestamento: ad esempio, possono spuntare alcuni foruncoli ma, utilizzando dei
piccoli accorgimenti non ci sono conseguenze. Infatti, il nostro protagonista faceva
sistematicamente delle saune per eliminare le impurità.
Personalmente vi è piaciuto il film?
Andrea – C
redo che il film sia riuscito nel suo intento: è una bella rappresentazione di un
importante personaggio che, con il susseguirsi delle scene, mostra la sua piccolezza e la sua
fragilità
Federica – Sono d’accordo con te. Andate a vederlo: non parla di politica, bensì racconta una la
storia di un essere umano.
YMA LARUCCIA, III C LC