di Simona Gazzillo – classe III sez. I
Oggi, 14 gennaio 2020, presso la scuola media statale Padre Nicolò Vaccina si è tenuto un incontro tra alcuni agenti della polizia postale e noi alunni delle classi terze per parlare di internet, un fenomeno molto importante per noi ragazzi. L’incontro si è svolto in palestra dalle 10 alle 12.
La parola internet deriva dal latino: inter che significa “tra” e net “rete”, quindi il suo significato è tra la rete.
E’ ormai da alcuni decenni che tutto il nostro pianeta è diventato un’unica, grande, comunità globale che quotidianamente scambia informazioni, idee, conoscenze, operazioni finanziarie e commerciali.
Il nome di questa comunità si chiama INTERNET ed è la più grande rivoluzione tecnologica, economica che la terra abbia mai visto. E siamo solo all’inizio della nuova era.
Eppure, pochi conoscono le sue origini.
La nascita di internet è avvenuta intorno alla metà degli anni ’90, quando la rete è entrata nelle nostre case tramite i primi contatti con i provider locali e numerosi modem analogici, lenti e rumorosi.
Su internet viaggiano tantissime informazioni: non sono solo quelle presenti nei siti web ma anche quelle contenute all’interno di email, social-network ed altri sistemi di comunicazione.
Si tratta in larga parte di informazioni personali che riguardano il nostro stile e tenore di vita, le password dei nostri account, i luoghi che frequentiamo, i nostri affetti e le amicizie e le nostre convinzioni politiche e religiose.
Queste informazioni possono essere oggetto di attenzione da parte di cybercriminali malintenzionati, interessati a impossessarsene per fini di lucro.
Perciò, navigare su internet può essere molto pericoloso e questo comporta sia diritti che doveri.
Il capitano della polizia postale ci ha ricordato che ogni volta che navighiamo in rete, lasciamo diverse tracce del nostro passaggio.
Per avere più consapevolezza dei rischi, ci ha mostrato alla LIM un video in cui un ragazzo chiede alla propria ragazza di mandargli una foto delle parti intime tramite smartphone. La ragazza di nome Megan la trasmette quando è in bagno, ma appena torna in aula capisce dalle risate dei compagni di classe che la foto è già stata diffusa a tutti e finanche al professore. La ragazza, sconvolta e imbarazzata, scoppia a piangere abbandonando di corsa la scuola per la vergogna.
Il capitano della polizia postale ha invitato noi alunni a raccontare le proprie emozioni e come avremmo agito nel caso fossimo stati noi i protagonisti del video trasmesso.
In questo video sono presenti tre reati: il primo consiste nella richiesta di foto di parti intime, il secondo è quello di trasmetterle, il terzo è quello di pubblicarle.
Il poliziotto ci ha anche fatto capire che i dati o le foto cancellate dal telefono, in realtà sono ancora presenti nella memoria; la cancellazione è solo apparente in quanto può essere recuperata tramite particolari programmi di software, che sono in dotazione anche alla polizia postale.
E’ possibile risalire a numerose e importanti informazioni, come la data e l’ora in cui è stata scattata la foto o risalire al mittente ed al destinatario.
I telefoni oggetto di reato posso essere sequestrati per essere analizzati.
Inoltre, oltre che sulla memoria del dispositivo, la rete non dimentica, in quanto è sempre possibile per gli addetti ai lavori recuperare file eliminati sui social-network.
La polizia ci ha ricordato altri rischi connessi all’uso poco attento di internet quali per esempio il furto di identità, virus informatici, le frodi legate alle transazioni finanziarie, acquisti on-line, intrusioni nelle email o negli account di social-network.
Il capitano chi ha raccomandato di essere molto attenti a pubblicare qualsiasi cosa in rete.
Molte aziende, infatti, quando devono assumere dei nuovi dipendenti fanno ricerche sui candidati sui social-network come facebook o instagram, per scoprire qualcosa di compromettente sul proprio passato.
Questo incontro è stato molto importante per me perché mi ha insegnato i mille pericoli ed insidie di internet ed ho compreso quello che è giusto o è sbagliato fare.