Tutti amiamo i cartoni animati, piccoli e grandi, ci fanno tornare bambini. Guardarli è come compiere un viaggio, non fatto da solo, ma in compagnia di tanti nuovi amici che non ti faranno sentire diverso. È questo che fa la Disney (e non solo), ti catapulta in un altro mondo che oltre a farti divertire ti servirà a formarti come persona, come essere umano. L’amore per il cinema animato forse è una delle poche cose che accomuna le due generazioni. Per i piccoli può essere inteso come puro gioco, ma i più grandi potranno vedere qualcosa di più, un significato nascosto, che non tende alla semplice banalizzazione del contenuto, ma ad una più attenta osservazione critica della società odierna e ad un’attenta osservazione filosofica. L’esempio più eclatante, forse, è dato dalle avventure della famiglia gialla di Springfield, I Simpson, che da quasi vent’anni costituiscono una delle critiche più feroci e irriverenti della società odierna, in particolar modo statunitense. Ci parla della funzione filosofica dei cartoni animati Andrea Tagliapietra, professore di Storia della filosofia, nel suo libro intitolato “La filosofia dei cartoni animati-Una mitologia contemporanea”. Egli fa una riflessione sull’entità dell’immagine, a cui nell’ultimo secolo si è data maggiore importanza e valore, perché siamo immersi in una società che comunica sempre più attraverso le immagini, mentre il linguaggio verbale è sempre meno essenziale. I cartoni animati sono l’animazione dell’inanimato, come dice il nome stesso “cartone animato”, e quindi il rovesciamento della grande ripartizione tra viventi e non viventi. Infatti, i tratti distintivi delle animazioni sono gli animali parlanti o l’elevazione a personaggio di oggetti. Pensiamo ai grandi cicli dell’animazione di Toy Story, in cui dei giocattoli prendono vita quando noi non li guardiamo. Secondo Tagliapietra i cartoni ci restituiscono lo sguardo, rovesciando la situazione: “Noi guardiamo le cose confinandole nell’inanimato…il cartone animato, essendo fruibile da miliardi di persone, è un modo per criticare il mondo e sostituirlo con un altro più attento alla realtà della natura, dei viventi. Il bisogno della nuova generazione di prendersi cura del pianeta è evidente e questo nell’animazione contemporanea appare, in particolare in quello giapponese, ad esempio con Miyazaki”. Inoltre, il Professore dedica una parte del libro alla politica dei cartoni animati, che si incentra sulla funzione del ribelle: “Questa figura appare quasi sempre. Si pensi ai cartoni ambientati nel mondo degli insetti, infatti un altro tema importante è il rapporto grande-piccolo, nella misura in cui il piccolo rovescia il rapporto di forza col grande, come accade per esempio in Tom&Jerry. Il singolo, spesso ape o formica, si ribella all’omologazione del formicaio o dell’alveare per conquistare la propria indipendenza di pensiero di vita”. Un altro grande tema affrontato nei cartoni animati è l’amicizia, spesso tra diversi, come spiega il filosofo: “Nei film dedicati all’infanzia, ma anche ai genitori e agli appassionati, si parla dell’essere amici. L’amicizia è la più negletta delle virtù umane, ma quella di cui abbiamo più bisogno: il rapporto con l’altro è necessario per diventare ciò che si è. Pensiamo al film d’animazione Cars: vediamo due forme di amicizia piuttosto importanti. La prima è quella orizzontale tra Saetta McQueen, macchina sportiva e velocissima, e Cricchetto, mezzo di soccorso arrugginito, che insegna alla macchina, che sa andare solo veloce e sempre più veloce in avanti, l’importanza degli specchietti retrovisori e della retromarcia. La seconda forma di amicizia è quella verticale, tra fratello maggiore o padre e fratello minore e figlio, cioè tra Doc e Saetta, il quale imparerà che, a volte, per andare a destra bisogna girare a sinistra, rovesciando la logica conformista”. Nei cartoni animati si è riusciti ad affrontare anche il tema della morte, un argomento che a noi esseri umani ci spaventa tantissimo: nel ciclo dell’Era Glaciale un gruppo di amici, animali estinti di diverse specie, cercano di sopravvivere, ma non ci riescono a causa delle calamità naturali scatenate dall’avidità dello scoiattolo Scrat. Il film ci insegna che se riuscissimo ad accontentarci saremmo più felici. Un altro cartone animato “Coco”, come dice Tagliapietra: “racconta la morte come qualcosa che ha più a che fare con l’essere dimenticati che con la morte biologica. Per sconfiggere la morte bisogna capire che la morte vera è quella sociale. La cultura umana è trasmettere la memoria delle generazioni passate a quelle future. Questo è il messaggio che ci viene dai cartoni animati, un messaggio poderoso di revisione della chiusura del nostro mondo contemporaneo e di speranza per le nuove generazioni”.
I messaggi nascosti dei cartoni animati Marta Urru 3DB (Linguistico-spagnolo)
di Il Leonardo Da Vinci - LANUSEI (OG)|
2023-12-09T11:40:17+01:00
9-12-2023 11:40|Alboscuole|0 Commenti