di Francesca Rotoli
Come ben sappiamo la tecnologia, soprattutto negli ultimi anni, sta facendo dei veri e propri passi da gigante. Solo nell’ultimo decennio sono stati inventati: l’Intelligenza Artificiale (AI), con la quale è possibile sviluppare degli assistenti virtuali; il Blockchain, che consente di registrare transazioni in modo sicuro utilizzando ad esempio il Bitcoin; la realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR), tecnologie che consentono di immergersi in ambienti virtuali.
L’ultima novità sono i cloni digitali, ovvero copie artificiali che, come il sosia, parlano, pensano e si muovono. Tra le persone che li hanno già sperimentati c’è Deepak Chopra, uno scrittore e medico indiano, che ha deciso di creare un suo clone digitale per rispondere alle chiamate Zoom, alle mail e dare consigli gratis ai suoi followers. Il clone, realizzato da Delphi, è stato addestrato per parlare, muoversi e imitare Chopra.
In Cina anche le aziende stanno “assumendo” cloni digitali per produrre 24 ore su 24, 7 giorni su 7. I prezzi variano in base al livello dei cloni e le tariffe mensili di Delphi partono da 30 euro fino ad arrivare ai 400. La Silicon Intelligence, a Nanchino, può generare un clone AI base per 8000 yuan, circa 48 dollari. Tutto ciò che occorre per realizzarne uno sono un documento e una fotografia.
Tuttavia, si inizia già a pensare ai lati negativi. Tra questi bisogna tener presente che la clonazione digitale richiede l’utilizzo di moltissimi dati personali, i quali potrebbero essere hackerati, permettendo ai truffatori di accedere a informazioni molto personali.
Coloro che credono che l’umanità verrà rimpiazzata dai robot adesso hanno un motivo in più per farlo. Se i cloni digitali inizieranno ad occuparsi di faccende sempre maggiori, a noi umani cosa resterà? Quale diventerà il nostro scopo?