di Elena D’Iglio
“Il presidente Koca mi ha colpito sotto l’occhio sinistro e mentre ero a terra ho ricevuto anche diversi calci, Koca urlava che mi avrebbe ucciso”
Il motivo dell’aggressione? Il rigore concesso agli ospiti al 97esimo.
Queste sono le parole dell’arbitro Halil Umut Meler che dopo svariati giorni passati in ospedale per accertamenti fisici, tornerà ad arbitrare il campionato turco. Di certo non mancano le sanzioni per il presidente Koca, squalificato a vita dalla Federcalcio turca.
Questa notizia ha sconvolto il mondo dello sport, ma soprattutto il calcio. Un semplice rigore ha scatenato un atto di violenza ingiustificato, contro una figura fondamentale per lo svolgimento delle partite.
Picchiare un arbitro non è un’azione che può farti sentire più grande o più forte, tutti hanno il diritto di sbagliare, e certamente tale sbaglio non deve giustificare un’azione priva di senso della civiltà. Picchiare non farà sentire più forti o più grandi, anzi il contrario. Situazioni del genere possono mai essere risolte utilizzando la violenza? Il gesto che è stato fatto potrà mai cambiare le sorti della partita? Assolutamente no, ed è proprio per questo motivo che trovo privo di senso un tale atto.
Io sono arbitro di calcio, e posso comprendere perfettamente ciò che Meler ha provato, è straziante sentire persone che ti insultano per 90’, indipendentemente se stai facendo la scelta giusta o sbagliata, tutti sono sempre pronti a puntarti il dito contro, alla prima occasione utile.
“Parlando di media dopo il Business Meeting annuale dell’IFAB tenutosi a Londra proprio il mese scorso, il 28 novembre, ho affermato che la violenza e le aggressioni verbali e fisiche contro gli arbitri sono un “cancro” che può costare la vita al calcio. Un arbitro non può essere picchiato a causa di una decisione che ha preso, anche se sbagliata. La sua macchina non può essere fatta esplodere o incendiata a causa di un calcio di rigore. Purtroppo non si tratta di un’esagerazione, poiché in alcuni Paesi si sono viste auto esplodere o incendiate, e non così raramente. Da “vecchio” arbitro sono particolarmente grato al Presidente della Fifa Gianni Infantino per le sue parole e per la solidarietà espressa personalmente ad Halil Umut Meler. È una responsabilità per tutti coloro che amano il “bel gioco” agire e fare qualcosa. Prima che sia troppo tardi, prima che questo cancro uccida il calcio” scrive Collina.