I BRONZI DI RIACE E LA LORO STORIA
Le due statue, ritrovate il 16 agosto 1972 nei pressi di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria, sono considerate tra i capolavori scultorei più significativi dell’arte greca e tra le testimonianze dirette dei grandi maestri scultori dell’età classica. Le ipotesi sulla provenienza e sugli autori delle statue sono diverse, ma non esistono ancora elementi che permettano di attribuire con certezza le opere a uno specifico scultore. I Bronzi si trovano al Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, luogo in cui sono stati riportati il 12 dicembre 2013, dopo il soggiorno per tre anni, presso Palazzo Campanella, a causa dei lavori di ristrutturazione dello stesso museo. Essi sono diventati uno dei simboli della città stessa. I due formidabili bronzi sono due giovani uomini ribattezzati A e B dagli esperti, il Giovane e l’Adulto dai più poetici. Il primo è quello che ha colpito tutti, con i suoi ricci perfettamente definiti, le ciglia, i denti che emergono tra labbra appena dischiuse, gli occhi costituiti da cornee in calcite e iridi perse nei secoli. Il secondo è quello invece che ha colpito gli esperti di statuaria antica per il movimento del busto più plastico e morbido. Chi li immaginò e ne definì i lineamenti, creando un modello di cera per farne uno stampo di argilla su cui far colare il bronzo fuso (la cosiddetta fusione a cera persa), furono due artisti di cui oggi sappiamo la provenienza, ma non i nomi. Si sa che furono prodotti ad Argo e ad Atene, nelle botteghe dei migliori artisti dell’antichità, durante il V secolo a. C. Molte sono le ipotesi sugli autori di questi inarrivabili capolavori. Il Giovane testimonia dello stile detto Severo, tra il 480 e il 450 a.C. L’Adulto dello stile Classico, trent’anni più tardi. Secondo alcuni, a creare il Giovane fu Ageladas di Argo, bronzista della Scuola del Peloponneso, mentre l’Adulto fu opera del discepolo più celebre di Ageladas, Policleto. Secondo altri, il primo fu opera di Fidia, il più straordinario artista chiamato da Pericle alla realizzazione dell’Acropoli di Atene. E il secondo fu creato da Alcamene, allievo di Fidia, originario di Lemno. Sappiamo che impugnavano uno scudo nella sinistra e, secondo la maggior parte delle ipotesi, una lancia nella destra, mentre in testa, reclinato all’indietro, come si usava nei momenti di riposo, portavano un elmo corinzio. Dove siano finiti elmo, lancia e scudi nessuno sa dirlo. Si tratta di uno dei misteri che girano attorno ai Bronzi. Alcuni sostengono che siano stati addirittura trafugati. La bellezza dei Bronzi di Riace, la plasticità delle forme, l’imponenza fisica ed estetica, il senso di pace e di equilibrio che trasmettono al visitatore, fanno di queste statue tra i monumenti più belli al mondo.
OLENA CARACCIOLO