//I BANDITI Sofia Murgia 2DA (Linguistico-tedesco)

I BANDITI Sofia Murgia 2DA (Linguistico-tedesco)

di | 2023-12-09T14:48:16+01:00 9-12-2023 14:48|Alboscuole|0 Commenti
Il banditismo sardo è una forma di criminalità che caratterizza l’ambito agro-pastorale. Si distingue da fenomeni simili perché manca un’organizzazione stabile con un capo. Anticamente le cosiddette “bande” nascevano e si scioglievano in base alle necessità dei banditi, che solitamente avevano un’istruzione scolastica di basso livello e osservavano un codice morale e comportamentale personale che prendeva spunto da quello tramandato verbalmente: il codice barbaricino. Le loro attività erano basate su furti di bestiame, il cosiddetto abigeato, di pecore e cavalli, il sequestro di persona, la rapina e l’omicidio su commissione nonché attraverso la bardana, una cavalcata di decine di uomini armati che di notte si recavano in un paese per rapinare la casa di uno o più possidenti, uccidendo chiunque si opponeva. La loro vicenda è spesso legata, per contesto e formazione, a quella dei pastori che sono ancora oggi parte determinante della cultura e dell’economia dell’isola. Il loro destino è stato invece legato alla disamistade, la vendetta, e alla latitanza ed è proprio da questo che ha origine il termine bandito. La loro storia è lunga e complessa, così come i tentativi di repressione da parte delle autorità statali.  Il fenomeno si concentra dall’unità d’Italia fino ad oggi; il primo vero episodio è collocato nel 1477 a Posada a danni di un pastore locale. Nel 1969 venne istituita la Commissione Parlamentare d’inchiesta sui fenomeni di criminalità in Sardegna, la quale non condannò il banditismo come espressione della violenta cultura pastorale ma come difesa e risposta alla violenza esterna. Le donne hanno avuto sempre un ruolo fondamentale di protezione e cura dei latitanti, nascondendoli e sfamandoli. Spesso erano loro stesse delle “banditesse” e chiedevano e pretendevano la difesa e la vendetta rischiando spesso la vita come i loro uomini. Uno degli esponenti maggiori del banditismo sardo è l’ormai quasi 80enne Graziano Mesina, latitante fino a circa due anni fa, dopo una vita passata a compiere crimini di qualsiasi tipo. Il primo reato grave fu il tentato omicidio dello zio nel dicembre del 1960. Da XXI secolo i banditi del mondo rurale sardo si sono resi conto che il sequestro non paga più e si sono dedicati prevalentemente al traffico di droga e alla rapina. Sono documentati assalti ai bancomat, ai furgoni portavalori e alle sedi delle società di sicurezza effettuati persino con l’uso di mezzi per l’edilizia come ruspe ed escavatori. Nel 2018, diversi sindaci di piccoli comuni hanno subito ben 12 atti intimidatori.